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Morici: “bar in calo in Ticino? C’è pure la panchina per incontrarsi”

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LUGANO (Svizzera) – Dal 2000 al 2010 i bar in Ticino (Caffè, bar pasticcerie, gelaterie, tea-room) sono passati da 481 a 398. Una diminuzione di 82 unità che conferma una tendenza che coinvolge altri tipi di locali, come quelli notturni (passati da 76 a 67) o ristoranti ed osterie (passati da 329 a 230). Ma i dati forniti dall’Ufficio del Commercio cantonale sono da ritenere una chiave di lettura della società che cambia o semplicemente sono frutto di una evoluzione economica? Anche in Germania, la tendenza è simile, meno caffè e bar. Una diminuzione derivata dalla crisi economica in atto, che avrebbe ripercussioni sociali in termini di rapporti tra le persone. Abbiamo interpellato Luca Morici, sociologo della Supsi, per ottenere una chiave di lettura ticinese.

Morici, cosa pensa di questo dato relativo ai caffè e ai bar in Ticino?

“In dieci anni capita di tutto. La prima grossa differenza va fatta tra i luoghi di ritrovo degli adulti e quelli dei ragazzi. Bisognerebbe comprendere se quei bar che hanno chiuso erano prevalentemente frequentati da giovani o adulti. Poi bisogna considerare che in un bar, luogo privato, chi lo frequenta deve anche comprare qualcosa, alcol o altri generi di consumo. Bisognerebbe capire, cioè, se quelle persone che li frequentavano, hanno scelto altri luoghi non costosi, dove il consumo non è vincolante alla frequentazione”.

Questo vuol dire che possono anche diminuire i bar, ma si scelgono nuovi luoghi di ritrovo?

Morici: “Sì, è un pregiudizio pensare che non sia sociale il ritrovarsi su una panchina. Dal punto di vista sociologico ritengo che qualunque luogo di frequentazione sia una occasione necessaria per l’essere umano, per liberarsi dai propri ruoli che assume durante la giornata. Ogni individuo è un padre, una madre, un insegnante, un consumatore e via dicendo. Questi sono ruoli. Ma è necessario liberarsene e i luoghi di ritrovo che favoriscono una comunicazione interpersonale, sono le uniche occasioni in cui le persone si alimentano di altre esistenze e che permettono di esprimere la propria individualità. Ma non c’è solo il bar. Ci sono altre realtà.

C’è l’aperitivo serale fuori dal bar, il cinema, il parco. La piazza non c’è da tanto tempo e non in tutte le stagioni. Ma i giovanissimi si trovano ancora sulle panchine o nei parchetti. A Cornaredo, per esempio, lo skate park è un luogo frequentatissimo e privilegiato per i ragazzi. Lugano non è Milano ma è anche vero che le distanze si sono ridotte”. Ma in Ticino è più difficile incontrarsi e instaurare rapporti? “Sicuramente ci sono differenze ed influenze culturali.

Morici: Il Ticino è un crocevia di culture, un territorio cosmopolita

E proprio per questo catalizza forme culturali diverse, e ciascuna di queste è troppo stretta per vestire una popolazione come quella residente, una popolazione che sia maggioritaria e quindi identificabile. Quindi non mi azzarderei a dire che i ticinesi sono restii alla conoscenza piuttosto che altre culture”.

Quindi non c’è da preoccuparsi se i bar diminuiscono? “Che i bar diminuiscano è solo un problema economico, ma non è da considerare un allarme sociale o un indicatore di mancanza di socialità. Le occasioni per incontrarsi oggi sono molteplici e non sono solo legate alla presenza fisica. Ci sono le occasioni virtuali per esempio.

Le possibilità per incontrare altre persone non si sono ridotte, dunque, ma sono infinitamente aumentate. Sarebbe interessante piuttosto misurare la qualità della frequentazione che c’è in questi locali. La qualità dell’incontro della conoscenza è giocata dalle persone, prima che dai luoghi o dagli spazi o ancora dai media utilizzati. Il cosa si veicola dipende dalla persona e dalla cultura di appartenenza delle persone”. Fonte: ticinonline.ch

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