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venerdì 22 Novembre 2024
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Café Femcafé: impresa sociale che coltiva il chicco per la parità di genere

“Mentre le multinazionali puntano a produrre la materia prima a un costo basso, il nostro approccio mette al centro la vita delle famiglie e la nostra Madre terra“. Gisela Illescas è una campesina messicana, agroecologa e “femminista comunitaria”, coordinatrice del marchio di “caffè femminista” Café Femcafé

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ROMA – Il caffè femminista, Café Femcafé, coordinata da Gisela Illescas, che mette al centro della sua produzione una materia prima a basso costo per le famiglie e nel rispetto dell’ambiente. Un progetto che ha trovato l’adesione di 856 famiglie per promuovere un’impresa che abbia un impatto sia sociale che economica sulla comunità locale. Leggiamo i dettagli di questa iniziativa esemplare dall’articolo di Alessandra Fabretti su dire.it.

Café Femcafé per il sociale e l’ambiente

“Mentre le multinazionali puntano a produrre la materia prima a un costo basso, il nostro approccio mette al centro la vita delle famiglie e la nostra Madre terra“. Gisela Illescas è una campesina messicana, agroecologa e “femminista comunitaria”, coordinatrice del marchio di “caffè femminista” Café Femcafé.

L’agenzia Dire la raggiunge nello stato di Veracruz, dove Illescas coordina le 856 famiglie che hanno aderito a questa impresa sociale che ha fatto della giustizia di genere, economica e ambientale la sua missione.

Illescas non avrebbe potuto fare lavoro diverso: proviene da una famiglia di coltivatori e attivisti di Veracruz che, in passato, ha “subito diverse intimidazioni e anche un tentato sequestro” per aver lottato per i diritti delle comunità.

Nella Giornata internazionale dei popoli indigeni, la storia di Femcafè ricorda che benessere e diritti non sono affatto scontati:

La “crisi del caffè” che colpì il Messico nei primi anni 2000, ritenuta il risultato della liberalizzazione del mercato avviata una decina d’anni prima, determinò una riduzione del prezzo del chicco sui mercati internazionali. Stando ai dati dell’Organizzazione internazionale del caffè (Ico), ebbe un impatto devastante sui piccoli produttori locali che persero circa il 70% del reddito: tra i bambini si diffuse la malnutrizione e molte famiglie furono costrette ad abbandonare le coltivazioni.

A quel punto, continua Gisela Illescas, “abbiamo capito che per migliorare le nostre condizioni di vita dovevamo passare dall’essere contadini passivi a lottare per ottenere prezzi migliori“, contro il potere delle multinazionali del caffè. “Come donne- dice l’attivista- abbiamo realizzato una svolta, e la nostra forza è stata proprio l’organizzazione“.

Continua l’agroecologa di Femcafé: “In Messico il caffè rappresenta la nostra identità perché gran parte della nostra alimentazione si basa sul cibo che in natura cresce all’ombra delle piantagioni. Non solo lo coltiviamo, ma abbiamo progettato piantagioni di caffè biodiverse che ci nutrono. Il nostro approccio come organizzazione- continua Illescas- è stato quello di sviluppare strategie basate sull’agroecologia come stile di vita, sulla pluralità dei sistemi di produzione per la sovranità alimentare e sulla lotta collettiva per la vita buona”.

L’azienda infatti non si limita a produrre la base per una delle bevande più apprezzate al mondo:

“Salvaguardiamo le comunità, includendo donne e giovani e preservando i legami intergenerazionale“, dice la responsabile, spiegando che Femcafé realizza tutti questi obiettivi promuovendo “forme tradizionali di commercio, come il baratto di prodotti tipici del luogo”, e garantendo “il reddito per tutti attraverso il meccanismo del ‘risparmio’ solidale. Infine, ci occupiamo anche di salute e benessere, producendo prodotti fitoterapici”. Insomma, nessuno viene lasciato indietro e tutti i prodotti e le tecniche di lavorazione impiegate possono trovare spazio e garantire il benessere delle piccole famiglie di agricoltori.

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