MILANO – Forte battuta d’arresto per l’export mondiale di caffè. Secondo i dati diffusi venerdì pomeriggio dall’Ico, le esportazioni hanno subito a maggio una flessione del 10,1%, sulla quale hanno inciso fattori ciclici e contingenti. Innanzitutto, la caduta degli imbarchi della Colombia (-51,8%) dovuta ai disordini e ai blocchi stradali, che hanno paralizzato per settimane i commerci di questo paese.
A ciò si aggiunge la forte flessione accusata dalle esportazioni del Brasile, complici le perduranti difficoltà logistiche e problemi legati alla nuova disciplina sull’emissione dei certificati di origine Ico.
Le esportazioni mondiali di maggio ammontano a 9,786 milioni di sacchi (-10,1%), di cui 5,916 (-12,9%) di arabica e 3,87 milioni (-5,5%) di robusta. In caduta libera i colombiani dolci (-43,8%); in significativo calo anche i brasiliani naturali (-12,2%). Più contenuta la flessione degli altri dolci (-2,3%). Infine, le esportazioni di robusta arretrano del 5,5%.
Il Brasile ha esportato 2,616 milioni di sacchi: oltre un quinto in meno (-20,3%) rispetto ai volumi di maggio 2020 alimentati dal raccolto record dell’anno scorso. Stabile il Vietnam a 2,1 milioni.
Più che dimezzato (-51,8%) l’export della Colombia, che scende infatti a 431 mila sacchi. In ripresa l’Honduras (+6,4%), cresce ancora l’Indonesia (+5.8%), mentre segna il passo l’India (-8,6%).
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