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venerdì 22 Novembre 2024
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Ripresa, dati Fipe, Roma: “A maggio e giugno crescita di 220 milioni al mese”

Bilancio della Fipe Confcommercio: mancano 15 mila lavoratori. Il presidente Sergio Paolantoni: «Decoro, sicurezza e pulizia, ecco i tre punti per ripartire»

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ROMA – La ripresa dei bar è appena cominciata, con misure che solo negli ultimi tempi si sono allentate, complice la campagna vaccinale e anche la bella stagione da vivere nei dehors. I numeri sono ancora da valutare per un primo bilancio tra perdite e recuperi e a gestire questa raccolta è sempre Fipe, la Federazione pubblici esercizi: ecco il racconto numerico per quanto riguarda il dettaglio del settore a Roma, dall’articolo di Lilli Garrone su roma.corriere.it.

Ripartenza: nella Capitale come stanno i pubblici esercizi

«Chiederemo ai candidati sindaci di inserire i dehors che abbiamo allestito (le concessioni dovrebbero scadere a dicembre) nei loro programmi elettorali, perché rendono la città più viva», dice il presidente di Fipe Confcommercio, Sergio Paolantoni. Che aggiunge: «Decoro, sicurezza e pulizia, ecco i tre punti per ripartire», oltre un «no» deciso alla mala movida. L’occasione per parlare del futuro i bar, ristoranti e locali è la decisione dello stato maggiore della Fipe di presentare un primo bilancio di perdite e ripartenza, per i bar ed i ristoranti della città dovuti all’emergenza Covid.

Così partendo dalle ultime cifre, quelle della ripresa, in questi mesi di maggio e giugno

«C’è stato un incremento dei ricavi del 10% circa rispetto gli stessi mesi del 2020», come ha detto il direttore Luciano Sbraga: «Si tratta quindi di 220 milioni al mese, rispetto ai 200 milioni dell’anno scorso. Ma un ritorno alla situazione pre Covid, quando gli incassi si aggiravano sui 400 milioni al mese, ci sarà non prima del 2023», ovvero con il ritorno del turismo internazionale e una diversa regolamentazione dello smart working. E non tutti i locali hanno riaperto: per il momento sono 8 su 10 (anche se il 13,5% va a regime ridotto) ed il 4%, che corrisponde all’incirca a 600 aziende, ha già deciso che non riaprirà.

Inoltre, nonostante la ripresa, mancano all’appello della ristorazione 15 mila persone, con tanto di contratto a tempo indeterminato ed esperte, che di fronte alla cassa integrazione hanno preferito un altro lavoro e si sono volontariamente dimesse. Per di più nel 2020 si sono registrate nel Lazio oltre 27mila persone che hanno perduto il lavoro nel settore, delle quali 23.600 a Roma. Le perdite, sempre nel 2020, sono state di 3,2 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi solo a Roma. Non è andata certo meglio nei primi tre mesi di quest’anno, con altri 5,8 miliardi di euro di perdite rispetto allo stesso periodo del 2020.

Nel parlare in un ristorante accanto il Circo Massimo di «Pubblici esercizi di Roma tra crisi e ripartenza», Sergio Paolantoni ha voluto anche guardare al bicchiere mezzo pieno:

«C’è ottimismo per il futuro. Nove imprese su dieci sono fiduciose che al termine della pandemia potranno tornare a svolgere normalmente la propria attività – afferma -. Altro dato positivo è che soltanto il 12% dei titolari di pubblici esercizi vede male la ripresa, e personalmente penso che si ripartirà alla grande. Dobbiamo essere custodi e valorizzatori di Roma e per fare ciò dobbiamo renderla presentabile a regola d’arte: ci tengo a sottolineare anche che paghiamo la Tari più alta d’Italia e pretendiamo un buon servizio da parte del Comune e dell’Ama». Ancora numeri: oltre il 92% delle imprese ha detto di aver ottenuto i ristori previsti, ma il 91,5% li ritiene poco efficaci. Quanto ai fatturati: il 9,4% non ha conseguito fatturato nel 2020 e circa il 70% ha dichiarato di aver avuto un calo di oltre il 50% rispetto al 2019. In media indicano un calo di fatturato del 44%. Ad averci rimesso di più i locali del centro storico con un -56% contro il -32% di quelli periferici.

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