MILANO – La pandemia sta cambiando il settore del caffè in Indonesia. E potrebbe renderlo migliore. Lock down e limitazioni negli spostamenti interni hanno frenato l’esodo rurale. Molti giovani, che normalmente avrebbero lasciato le campagne per andare a cercare migliore fortuna in città sono dovuti rimanere a casa. E hanno dato così man forte alle famiglie nelle piantagioni, spesso portando idee ed energie nuove, che hanno contribuito a migliorare l’organizzazione del lavoro e le rese produttive, soprattutto nelle aree dei robusta nel sud di Sumatra.
C’è chi spera che tutto ciò possa tradursi in un trend duraturo di ritorno alla terra da parte dei giovani, con una ventata di rinnovamento e progettualità per tutto il settore. Vedremo se sarà veramente così alla fine della pandemia.
Per il momento, il settore del caffè in Indonesia continua a presentare limiti evidenti. La mancanza di servizi capillari di estensione agricola e lo scarso uso dei fertilizzanti si traducono in rese mediamente inferiori ai 15 sacchi/ha, sia per gli arabica che per i robusta.
Per molti produttori, il caffè rimane una fonte secondaria di reddito, fatto questo che limita le cure agricole e gli investimenti.
La produzione per l’annata di raccolto 2021/22 è stimata, da Usda, in 10,63 milioni di sacchi, di cui 9,35 di robusta e 1,28 di arabica, in lievissimo calo rispetto ai 10,7 milioni dell’annata scorsa.
Stabile la superficie coltivata, pari circa 1,2 milioni di ettari, che si estende per il 60% sull’isola di Sumatra.
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