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LAVAZZA BARISTA – Sfuma la trattativa per la cessione a IHC

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MILANO – Sfuma l’ipotesi cessione della catena di caffetterie Barista Lavazza a India Hospitality Corporation- IHC. “Il termine di esclusiva della due diligence è scaduto” ha fatto sapere uno dei principali responsabili delle trattative alla stampa.

“Lavazza ha ora costituito un nuovo team di fusione & acquisizione per rilanciare il processo di vendita” ha aggiunto la stessa persona, che ha preferito mantenere l’anonimato.

Laconiche le dichiarazioni dei diretti interessati.

“Non abbiamo nessun commento da fare” ha detto un portavoce di Barista Lavazza.

“Non crediamo nell’affare” ha invece risposto il presidente di IHC Ravi Deol, già alla guida di Barista nei primi anni duemila

L’interessamento del gigante pan-indiano dell’ospitalità e del leisure, che ha sede a Londra ed è quotato al London Stock Exchange, era emerso il mese scorso, come riferito da Comunicaffè in un articolo del 12/3.

A detta dei media indiani, le trattative sono fallite per le richieste economiche avanzate da Lavazza, giudicate eccessive dalla controparte.

Secondo il quotidiano Economic Times, che cita fonti riservate, Lavazza avrebbe chiesto per la catena (escluso il ramo vending) almeno 80 crore (circa 9,6 milioni di euro), una somma giudicata eccessiva da IHC.

Sempre secondo la stessa fonte, Barista – pur essendo riuscita a ridurre le perdite da 18,6 crore (2,24 milioni di euro), nel marzo 2011, a 10,2 crore (1,23 milioni di euro) nel marzo 2013 – ha anche visto scendere il fatturato da 11,5 milioni a 9,67 milioni di euro nell’arco dello stesso periodo.

Il mercato indiano delle caffetterie a marchio ha un valore stimato attualmente in 170 milioni di euro.

Proiezioni di mercato prevedono un’espansione a doppia cifra (13-14% all’anno) nell’arco dei prossimi 5 anni.

Ma la deludente crescita economica, il peggiorato sentiment dei consumatori e il lievitare dei costi hanno un po’ raffreddato gli entusiasmi.

A ciò va aggiunto uno scenario sempre più competitivo, con la recente discesa in campo di colossi globali del calibro di Starbucks e Dunkin’ Donuts.

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