MILANO – E’ in corso “Caffè d’Autore”, una nuova iniziativa lanciata da Autogrill, in collaborazione con Mondadori. Se già vi riaffiorano alla mente vaghi ricordi dei fratelli Verri, del pensiero illuminista e delle discussioni tra intellettuali nella Milano del Settecento, siete fuori strada.
In occasione del secondo compleanno di Storie di Caffè, la gamma di prodotti sviluppata da Autogrill in partnership con Kimbo, torna anche il contest letterario che coinvolgerà chiunque voglia cimentarsi con la scrittura.
Come nelle due edizioni precedenti, l’iniziativa si propone di raccogliere storie. Storie che abbiano come tema centrale, per l’appunto, il caffè e i rituali che lo accompagnano.
La novità di quest’anno, però, è che le prime righe a partire dalle quali gli aspiranti scrittori dovranno sviluppare il loro mini-racconto sono state ideate da Luciano De Crescenzo, poliedrica figura della scena culturale italiana e napoletano DOC.
Ma come funziona il tutto?
Sul sito Storie di Caffè o nei punti vendita Autogrill si potranno trovare fino al 7 settembre prossimo i diversi incipit scritti da De Crescenzo. Le storie più belle, si legge nel regolamento, avranno l’onore di essere raccolte in una piccola antologia a cura di Mondadori che verrà distribuita nei vari Autogrill.
Non solo, verranno pubblicate anche sulla gallery del sito e si potranno leggere sulle bustine di zucchero degli stessi punti vendita.
La selezione dei racconti sarà a cura di Autogrill, ma sul sito gli utenti registrati potranno dare il loro voto al testo pubblicato che preferiscono.
In tutto questo qualcosa sembra stridere, almeno a me, e non è solo il fatto che la storia sulla bustina di zucchero mi ricorda inesorabilmente i messaggi dei Baci Perugina.
Già è abbastanza curioso che siano un operatore di servizi per la ristorazione per chi viaggia e una grande agenzia di pubblicità a promuovere la “divulgazione letteraria”, ma passi.
Ormai ci siamo abituati al fatto che non sempre chi tratta di libri e scrittura sia specializzato in questo settore (vedi ad esempio il signor Jeff Bezos).
No, la cosa che mi stranisce di più è che il “sentirsi autore” eserciti ancora tutto questo fascino, tanto da diventare strategia di marketing, proprio in un Paese dove nessuno legge.
Perché questo è il centro della questione: ogni italiano ha il suo romanzo pronto nel cassetto, ma le statistiche ci dicono che probabilmente non sfoglia neanche un libro in due mesi.
Quale sia la chiave d’interpretazione di questo fenomeno, non lo so. Però mi auguro che per tutti i nuovi scrittori che di qui a settembre berranno un caffè e ne scriveranno la storia, ce ne siano altrettanti che bevendo un caffè apriranno un libro nuovo.
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