TORINO – Purtroppo non giungono nuove le notizie che raccontano di imprenditori che, esausti per le misure restrittive che affossano le loro attività, si danno allo sciopero della fame. Una forma di protesta che ha deciso di adottare anche Nico Drago, barista di 55 anni che si è incatenato all’ingresso del suo locale a Torino. Leggiamo i dettagli da lastampa.it.
«Dopo un anno non è cambiato nulla, con l’elemosina dello Stato non riesco neanche a pagare il pane». Nico Drago, 55 anni, proprietario del caffè Piazzi, nel quartiere Crocetta di Torino, è dal due aprile in sciopero della fame.
Drago si è ammanettato al suo dehors mentre la notte dorme in una tenda davanti al suo locale
Racconta di non avere debiti con l’erario, ma ha chiesto soldi ad amici e familiari e ora non sa come restituirli. «Qui in zona lavoravo grazie agli uffici ora che tutti sono in smart working non ci sono più clienti – spiega – il mio gesto non è solo contro il governo ma anche per svegliare quelle partite Iva che ancora non si sono ribellate. Anche loro devono protestare per salvare la loro attività. Morire di Covid o di fame non abbiamo opzioni. Lo Stato è un lupo e noi siamo purtroppo un popolo di pecore».
Il barista torinese che alla Crocetta si è incatenato al dehors:
“Così ci fanno morire”. Ad appoggiare la protesta il movimento “Partite Iva Libere”, con il segretario Enzo Macrì, e l’Associazione fieristi italiani, con la segretaria nazionale Serena Tagliaferri: «Siamo qui per portare il nostro sostegno – affermano – una scelta quella di Drago coraggiosa. Sta mettendo a repentaglio la sua salute. Un atto forte che significa molto».