MILANO – Svelato il dna di uno dei simboli dell’italianità nel mondo (nella foto a sinistra Giuseppe Lavazza, a destra Andrea Illy). Si tratta del risultato raggiunto da uno studio italiano, condotto dall’università di Padova, Trieste e dall’istituto di Genomica Applicata di Udine, che per la prima volta hanno decodificato la base genetica del caffè Arabica.
Un progetto, presentato a Milano, che promette di aprire la strada a nuovi sviluppi agroalimentari, con una naturale ricaduta a livello economico lungo tutta la filiera del caffè.
”Il sequenziamento del genoma del caffè – ha spiegato il presidente di Dna Analytica Srl, spin off dell’università di Trieste, Giorgio Graziosi che ha coordinato il progetto – permetterà in futuro di aumentare la resistenza delle piante alle malattie e alle infezioni, facendo in modo che possano adattarsi meglio alle condizioni climatiche. Potrà anche portare alla sincronizzazione della maturazione dei frutti, che abbasserà i costi di produzione. E non mancheranno anche dei risvolti commerciali: dal migliorare la qualità in tazza, al controllo del contenuto di caffeina e all’aumento di specifici aromi”.
La collaborazione tra i due principali leader italiani del settore, Illycaffè e Lavazza, è nata da parecchi anni e da almeno due si è mossa verso questo progetto che – secondo le parole del presidente e ad Illycaffè, Andrea Illy – è costato ”alcuni milioni di euro”. Un finanziamento alla ricerca che ha portato alla la scrittura del dna dell’Arabica, che rappresenta il 70% della produzione mondiale di caffè. Un progetto che ha visto la partecipazione di 20 ricercatori.
”Fare squadra insieme – ha spiegato Giuseppe Lavazza, vice presidente di Lavazza – insieme e con le università per contribuire a un importante progetto di ricerca, tutto italiano, è un motivo di grande orgoglio per le nostre due aziende. In questo modo si potranno anche aiutare i coltivatori di caffè a reagire ai cambiamenti climatici per contenerne l’impatto sulla produzione”.
Dello stesso parere anche Andrea Illy: ”Crediamo che questa collaborazione precompetitiva tra aziende dello stesso comparto possa essere una formula vincente per lo sviluppo dell’economia.
Nei prossimi anni ci troveremo a dover fronteggiare una scarsità di prodotto perché in molti paesi produttori come Brasile, Indonesia e Vietnam, sta crescendo moltissimo il consumo. Ecco allora che ricerche di questo tipo ci pongono davanti a nuove chance”