MILANO – Con il Sigep Exp che apre le sue porte virtuali ai visitatori online, si afferma una nuova maniera di organizzare una fiera internazionale che trascende la presenza fisica: come può funzionare e che cosa può significare per le aziende? Proviamo a capirlo dalle parole del ceo di Italian Exhibition Group Corrado Peraboni, che ha rilasciato un’intervista ad affaritaliani.it.
Peraboni, come guardare al futuro con obiettivi di crescita, nonostante il Covid-19? E soprattutto in un settore fortemente penalizzato dalla crisi sanitaria, come quello fieristico?
Va nettamente in controtendenza, Ieg – Italian Exibhition Group, che pur avendo come tutti subito la contingenza internazionale può mirare a un orizzonte di crescita. Una situazione resa possibile grazie alla solidità di un’azienda che da anni è protagonista del mercato (nel 2019 ha totalizzato 48 fiere organizzate o ospitate e 190 eventi congressuali), ma anche dalla visione del suo amministratore delegato, Corrado Peraboni, il cui primo anno in carico è coinciso con la più grave crisi sanitaria ed economica del secolo e che ne parla nella sua intervista con affaritaliani.it.
Peraboni, non si può dire che la fortuna l’abbia aiutata, visto tutto quello che è successo, ma che bilancio trae del suo primo anno alla guida di Ieg?
“Beh, va anche detto che sono stato fortunato a trovare un’azienda piuttosto flessibile, che già fortunatamente già nel 2019, prima della pandemia, aveva iniziato ad alternare eventi in presenza e in digitale. Essendo già abituata a lavorare in modo agile, l’azienda non ne ha risentito più di tanto in termini di operatività. Dal punto di vista economico, ovviamente, l’impatto è stato molto duro, perché noi del settore fieristico siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi a riaprire.
Tuttavia, il fatto di essere organizzatori diretti delle manifestazioni fa di Ieg una struttura dai costi abbastanza flessibili. Abbiamo quindi retto bene l’urto, evitando crisi finanziarie. Inoltre, abbiamo cercato di utilizzare questo periodo di sospensione delle fiere per lavorare sul futuro, ovvero sulla ripartenza e lo sviluppo.”
Quali strategie avete adottato?
Spiega Peraboni: “Abbiamo lavorato su due fronti. Da un lato abbiamo cercato di mantenere le aziende in contatto con il mercato: come tutti gli organizzatori del mondo, abbiamo fatto ricorso al digitale. Dall’altro abbiamo progettato il futuro, che necessariamente deve essere su scala internazionale.
In questo bisogna adottare una prospettiva un po’ “strabica”: su un versante bisogna ritornare il prima possibile alla situazione precedente e sull’altro si deve cercare di crescere in termini assoluti, puntando sull’attività internazionale. Lo abbiamo fatto attraverso il web-marketing, l’ibridazione di quei pochi eventi in presenza che siamo riusciti a fare tra settembre e ottobre 2020 e lo switch al digitale per le altre. Queste strategie ovviamente non consentono di sostituire una fiera fisica, ma ci hanno permesso di mantenere relazioni forti con le aziende e con il mercato.”
Peraboni, quali sono i feedback del mercato?
“Una ricerca di Auma, associazione degli enti fieristici tedeschi, fornisce un dato che ci fa essere ottimisti: delle aziende che prima della pandemia partecipavano alle fiere, solo il 13% ha avuto dal ricorso al digitale un’efficacia pari almeno al 70% di quella precedente. Questo ci dice che la situazione di oggi è molto difficile, ma anche che l’87% di queste aziende tornerà a fare fiere in presenza, appena si potranno riaprire i padiglioni.”
Questo conferma che per il vostro settore la presenza fisica è imprescindibile. Finché ciò non sarà possibile, che tipo di supporti vi servirebbero da parte delle istituzioni?
“Auspichiamo che il nuovo governo riesca a fare ciò che non è riuscito al precedente: ottenere dalla Commissione Europea la stessa deroga ottenuta dalla Germania per poter dare agli enti fieristici dei ristori a fondo perduto sul fatturato perso. Il sistema italiano ha perso l’80% del fatturato, ma non possiamo accedere a questi sostegni in modo pieno, come invece fanno i tedeschi.
Gli aiuti di Stato sono infatti soggetti a un “de minimis”: non possono andare oltre 1.800.000 euro di contributo, che per molti soggetti è più che sufficiente, ma non per enti fieristici che hanno perso centinaia di milioni. I tedeschi hanno creato un fondo di 640 milioni, ottenendo una deroga, come previsto dalle normative europee, e quindi avranno una fortissima iniezione di liquidità.
È chiaro che se la stessa cosa non succede anche in Italia, saremo costretti a competere con una mano legata dietro la schiena. A parità di condizioni di partenza, i nostri organizzatori hanno la forza per ripartire alla grande. La vera sfida sarà però crescere in campo internazionale, perché il trend dei prossimi 4/5 anni per il settore fieristico sarà la cosiddetta “continentalizzazione”.”
Di cosa si tratta?
“Le manifestazioni avranno sempre più un carattere continentale e meno intercontinentale di prima. Viaggeranno più gli espositori che i visitatori. Quindi, per garantire alle nostre aziende il contatto con i buyer internazionali, dovremo essere in grado di portarli da loro. Questo è, secondo me, uno dei nodi competitivi per il nostro settore nei prossimi anni. Ed è per questo che abbiamo usato questi mesi per preparare una piattaforma più forte, al fine di puntare a questo tipo di espansione. La prima di questa operazioni riguarda Dubai.
Noi abbiamo una manifestazione fortissima come RiminiWellness e abbiamo acquisito anche la più importante del Medio Oriente: diventeranno un tutt’uno, offrendo ai nostri espositori la possibilità di essere sia a Rimini che a Dubai. Da questa gemmazione è scaurito un processo di espansione internazionale per cui nel 2022 avremo ulteriori eventi internazionali, che annunceremo a breve. Non potendo contare sullo stesso numero di visitatori intercontinentali che avevamo prima, offriremo alle aziende la possibilità di partecipare ad eventi in altri continenti.”
Quindi ci attendiamo grandi novità per il 2022, ma qual è il programma per i prossimi mesi dell’anno in corso?
Conclude Peraboni: “Su alcuni mercati esteri siamo già ripartiti con eventi in presenza, mente il primo evento fisico in Italia sarà Riminiwellness dall’1 al 4 luglio. Per il resto abbiamo dei format full digital: SigepExp (15-17 marzo), Expodent (17-19 giugno) e WeAre (23 marzo, nel settore della gioielleria, da Arezzo). Spero che da settembre si riparta a pieno ritmo. Sul mercato internazionale, abbiamo appena finito il Dubai Master Classic, che è andato benissimo, e a maggio ve ne sarà un’altra edizione, in vista del grande evento di ottobre: il Dubai Master Show, il più importante evento del settore nel Medio Oriente.”