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venerdì 22 Novembre 2024
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L’OPINIONE, SCRIVE LUCA MAJER – Pe/diluvio. Un vero e proprio diluvio di brevetti ha colpito il mondo del caffe’ negli ultimi tre anni

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Sta forse diventando la faccenda un vero e proprio… pe/diluvio? (nella foto pediluvio, stampa del XIV secolo)

Oltre tre anni fa, esattamente l’otto febbraio 2010, consultando il database dell’EPO verificai il numero di brevetti di una serie di aziende nel settore del caffe’ (i risultati li trovate nell’articolo in inglese “Coffee capsules and the iPhone”).

La ricerca aveva alcuni limiti rispetto alla sua precisione visto che la parola caffe’ da sola non e’ sufficientemente indicativa; inoltre le aziende selezionate in alcuni casi utilizzavano altre entita’ giuridiche; poi gli uffici brevettuali a volte ricopiano male i nomi ed alcune aziende sono multi-settore, ecc. ecc. – eppure la ricerca dava un’idea del mercato.

Rifare il medesimo esercizio oggi consente forse gli stessi, forse altri errori – ma anche consente di trarre ulteriori considerazioni sulle tendenze del mercato tecnologico del caffe’. Limitando i dati ad alcuni dei nomi allora scelti, questo e’ lo scenario.

Brevetti contenenti la parola “caffe’” depositati dall’azienda interessata, monitorati in tre date di controllo (in totale 1190 giorni):
– 8 febbraio 2010
– 12 novembre 2012
– 13 maggio 2013.

In ordine di incremento percentuale della piattaforma IP:
Lavazza – 5 – 27 – 38 (+ 660%)
Nestec – 329 – 508 – 546 (+ 65,9%)
Douwe Egberts – 43 – 58 – 69 (+ 60,4%)
Kraft – 286 – 369 – 390 (+ 36,3%)
Illycaffe – 99 – 112 – 125 (+ 26,2%)
UCC – 79 – 84 – 84 (+ 6,3%)
Totale: da 841 a 1252 (+48,8% = 411 brevetti)

Brevetti depositati in totale dall’azienda, alle stesse tre date di controllo:
Lavazza – 55 – 169 – 196 (+ 256%)
Nestec 5578 – 10458 – 11515 (+106%)
IllyCaffe’ – 297 – 374 – 402 (+ 35,3%)
Kraft 10140 – 12086 – 12454 (+ 22,8%)
Douwe Egberts – 463 – 493 – 532 (+ 14,9%)
UCC 233 – 250 – 254 (+ 9%)

In totale: da 16766 a 25353 brevetti (+39,2% = + 8587 brevetti)

Diciamola in altre parole. Il panel di aziende monitorate, nei 1190 giorni in cui sono state controllate le loro pubblicazioni brevettuali, ha fatto uscire in media (includendo i giorni di Natale, festa della Donna, Ascensione, Pentecoste, Befana e pure il mio onomastico) 7,21 brevetti al giorno. Nel periodo tra 8 febbraio 2010 e 12 novembre 2012 erano stati: 7,15 b/giorno.

Il panel e’ probabilmente rappresentativo delle aziende attive nel campo del caffe’ e nel campo alimentare in generale, ma resta pur sempre limitato a poche aziende. Quanti altri brevetti dovremmo aggiungere a questi? Quante altre aziende e imprenditori in proprio hanno brevettato idee sul caffe’? Tanti. Insomma: un diluvio di tecnologia!

Ma rimaniamo pure ad analizzare queste sei aziende.
Hanno tutte accresciuto il proprio portafoglio brevettuale. Si parte dal 9% di UCC (penalizzata dalla ricerca: ha acquisito la United Coffee che da sola ha parecchi brevetti) fino all’impressionante +660% di Lavazza. Anche i numeri di Kraft non vengono esattamente a riprodurre la realta’, visto che la ditta e’ stata mutata in Mondelez nell’ottobre 2012. Certamente altri difetti limitano in assoluto la validita’ di una ricerca simile – ma l’indicazione che possiamo trarne quella non e’ imprecisa ed e’ anzi univoca: la tecnologia sta andando a go-go.

Un dato che balza agli occhi e’ lo strabiliante valore assoluto di Nestec: + 5937 brevetti. Il che equivale per il braccio tecnologico di Nestle’ al 70% (per la precisione: il 69,1%) degli 8587 nuovi brevetti pubblicati in tre anni e rotti dalle aziende esaminate. La concentrazione e’ quindi un dato di fatto. Tanto nei brevetti, quanto nelle quote di mercato (dove secondo certe stime Nestle’  controllerebbe il 50% del mercato mondiale del caffe’ porzionato.)

Questa tendenza non muta se si esce dal caffe’. C’e’ concentrazione (o “consolidamento”) nei computer (Apple con quote oltre il 70% nel segmento premium), nei titoli derivativi (5 banche detengono oltre il 90% dei valori nozionali americani), nei gruppi media (cinque gruppi con oltre l’80% dell’informazione mondiale), nell’industria dello spettacolo, della musica, nei Telepass, nelle lamette da barba, eccetera eccetera.

Fin qui nulla di strano, anzi non stentiamo a comprendere che tra le barriere all’ingresso, in un settore, si usino i brevetti. Esiste pero’ il lato oscuro di questo fenomeno. Parlo del fatto che in aggiunta i brevetti, per loro natura, inseriscono un meccanismo che perverte il gioco delle forze di mercato, considerato che normalmente l’esame che porta alla concessione di un brevetto avviene sulla base comparativa di altri brevetti, e solo parzialmente su quanto esistente sul mercato. E qui il diluvio rischia di diventare un… pe/diluvio.

In altre parole: se nessuno ha pensato a brevettare il pediluvio (e posto che l’esaminatore brevettuale non conosca le stampe del secolo XIV o la Maria Maddalena dei Vangeli, e non sappia dimostrarne l’uso in termini tecnici dettagliati in data anteriore al deposito del brevetto ecc.), chi volesse brevettare il pediluvio nel 2013 potrebbe cercare un pertugio teorico e legale, da condirsi con parole appropriatamente creative, per poterlo fare.

Immagino un testo:
”Rivendicazione 1: Procedimento per la distensione della tensione podale che include
– un recipiente generalmente rotondo, dal contenuto compreso tra 100 c.c. e 25.000 c.c., preferibilmente 200 c.c. e 12.000 c.c. e piu’ preferibilmente 250 c.c. e 7.500 c.c.
– almeno un arto inferiore, preferibilmente dotato di almeno una falange
– una soluzione liquida composta di almeno un sale minerale piu’ un diluente, generalmente acqua,
caratterizzato dal fatto che:

l’almeno un arto viene immesso, preferibilmente denudato da eventuali indumenti, nella soluzione posta nel recipiente per un periodo di tempo non inferiore ad un secondo e non superiore a 12 ore, preferibilmente non inferiore a 2 secondi e non superiore a 6 ore e piu’ preferibilmente compreso fra 3 secondi e 4 ore

Rivendicazione 2: processo come alla rivendicazione 1 caratterizzato dal fatto che l’almeno un arto determina un angolo rispetto al ginocchio che e’ compreso tra 1 e 180 gradi, preferibilmente 2 e 179 gradi e piu’ preferibilmente 5 e 170 gradi”.

Finirei includendo nel brevetto disegni tecnici e magari citazioni di luminari a conferma degli “inattesi risultati” che portano, seguendo il procedimento, ad un rilassamento della tensione del piede. Assurdo?

Assurdi saranno alcuni brevetti creati su cose pre-esistenti che teoricamente non possono venire protette da un brevetto eppure lo divengono in quanto nessuno prima ha pensato di brevettarle. Mi viene in mente un brevetto recente che parla di una capsula con te’ trinciato “caratterizzata dal fatto che il te’ e’ di una dimensione compresa fra 500 e 1500 micron”. Come dire: quasi tutto il te’ usato per infusioni! E potrei proseguire nella storia.

Proprio adesso sto guardando l’opposizione di una importante azienda rispetto ad un brevetto di un’altra azienda abbastanza nota nel campo del porzionato. Beh, questo brevetto (peraltro concesso) e’ attaccato sulla base di una fila di brevetti tra i quali il piu’ vecchio risale ad una trentina d’anni prima rispetto alla data di deposito del brevetto sotto opposizione.

Buon pediluvio, quindi, ma solo un suggerimento: prima di farlo… accertatevi che non sia stato brevettato.

Fonte: www.lucamajer.com 

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