MILANO – L’arrivo dei vaccini, per quanto ancora non siano stati distribuiti a molto pochi e siano soggetto a diversi ritardi, rappresenta comunque una sorta di luce in fondo al tunnel che ispira i consumatori a tornare a riappropriarsi delle loro abitudini fuori casa. Leggiamo da repubblica.it, l’articolo di Marco Frojo che riprende un’indagine Iri.
Vaccini, la chiave per guardare al futuro anche dei consumi
L’avvio della campagna vaccinale contro il Covid-19 ha contribuito a spazzare via parte dello scetticismo che caratterizzava una non trascurabile fetta di italiani e questo potrebbe avere importanti ricadute sui consumi in generale e sulla distribuzione moderna in particolare. L’immunizzazione di una importante parte di consumatori andrebbe a beneficio dei consumi fuori casa e, per quel che riguarda i supermercati, riporterebbe molte persone, che durante il lockdown hanno scoperto la spesa online, dentro i punti vendita fisici.
Il dato da cui parte l’analisi di Iri è quello contenuto nell’indagine Shopper Insights, condotta a fine gennaio, secondo la quale ben tre italiani su quattro (76%) sono intenzionati a farsi vaccinare quando verrà il loro turno. Dall’inizio della campagna vaccinale ben un intervistato su tre ha cambiato idea, da una posizione scettica sul vaccino ad una apertamente favorevole.
Conseguenze della campagna
Anche se ci vorrà del tempo prima di raggiungere un sufficiente numero di cittadini vaccinati, questa situazione potrebbe riportare i consumatori in alcuni “canali che durante il 2020 hanno subito impatti particolarmente negativi a causa dei timori di contagio legati alla pandemia”, scrivono gli esperti Iri. E il venir meno delle restrizioni alla mobilità potrebbe favorire gli ipermercati e i negozi specializzati nella vendita di prodotti per la cura della casa e della persona.
La voglia di tornare alla vita di prima è molta, anche per quel che riguarda i consumi fuori casa
Gli intervistati hanno infatti dichiarato di “voler tornare a frequentare bar e ristoranti fin da subito”. Questo potrebbe avere significativi effetti sulla Gdo. Durante il 2020 una porzione importante dei risultati del largo consumo è stata determinata da un travaso di vendite dal canale out of home al canale moderno. “Ad oggi stimiamo che circa il 5,5% delle vendite di food&beverage nei negozi della grande distribuzione, sia stato determinato da questa migrazione dei consumi – scrive la società specializzata in analisi di mercato – Ma parte di questa spinta data alle vendite della distribuzione moderna sembra destinata ad affievolirsi; un fattore di cui sicuramente gli operatori dovranno tenere conto”.
Il rientro al lavoro in ufficio, a scuola e la ripresa della socialità avrà poi un effetto sul comparto cura della persona. I consumatori, a lungo rinchiusi in casa, torneranno infatti a prendersi cura del proprio aspetto. Iri indica in particolar modo ai prodotti per la rasatura, per la cura del viso e alla cosmetica in generale.
“La diffusa voglia di normalità si riscontra in particolare proprio nella cura di sé, tant’è che il 78% degli intervistati dichiara di voler riprendere questa abitudine come o più di prima (13%), con riflessi positivi sulle future vendite di prodotti per la cura della persona nei diversi canali di acquisto – scrive Iri – La frequentazione di bar e ristoranti riprenderà come prima per il 66% degli shopper”.
In un contesto dove prevale la voglia di ritorno alla normalità non mancano però i campanelli di allarme, i più preoccupanti dei quali riguardano la situazione economica della famiglie. Il 31% degli intervistati teme che l’impatto del Covid sulla capacità di spesa famigliare possa durare fino al 2023.
Uno spiraglio di ottimismo emerge infine dalle risposte degli intervistati più giovani: “Nel 2021 i consumatori più giovani si aspettano un miglioramento del proprio livello di reddito rispetto alle generazioni più adulte (pari al +27% per i 18-24 anni e +7% per i 25-34 anni)”.