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Vancheri: “A volte mi vergogno di essere un torrefattore Italiano”

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MILANO – Condividiamo con i lettori l’intervento del torrefattore Salvatore Vancheri, a commento dell’intervista di Enrico Meschini: “Il calo della qualità dell’espresso italiano? Il problema è la serietà e la professionalità dei torrefattori”

di Salvatore Vancheri

Vancheri: come sta l’espresso oggi in Italia?

Mi riferisco all’intervista al Signor Enrico Meschini pubblicata su Comunicaffè nei giorni scorsi. Alla vostra domanda “Come vede l’attuale situazione del caffè espresso in Italia e all’estero?” Meschini risponde dicendo che il calo di qualità dell’espresso Italiano, è in relazione al prezzo crescente delle Arabiche.

Trovo questa risposta molto evasiva, e priva di fondamento , per i seguenti motivi: 1) anche se il prezzo delle Arabiche è raddoppiato, la marginalità che si ha sul prezzo di vendita del prodotto finito non giustifica un calo di qualità, anche perché contemporaneamente si sono alzati i listini di vendita. 2) L’ Italia è una penisola lunga 2.000 km, e la caratteristica che fa il nostro paese unico al mondo è che ogni regione, ogni comune ha le sue tradizioni radicate nella società e cultura, in poche parole a me da buon siciliano non piace il caffè biondo con poco crema che viene servito in Friuli, come al friulano non piace la tazza cremosa e scura servita in Sicilia.

Ma questo non significa che il caffè migliore sia quello siciliano o quello friulano sono due modi diversi di produrre e presentare il caffè

D’altronde non ci sono trattati in cui è scritto che la miscela per l’espresso si deve comporre solo con le Arabiche o solo con le Robuste. Il caffè è come il vino: è espressione e cultura del luogo di produzione. Il vero problema, è inutile che ce lo nascondiamo o facciamo gli ipocriti, è la serietà e la professionalità dei torrefattori, come spesso ho scritto proprio su Comunicaffè.

A che serve se io, Vancheri, da piccolo artigiano mi faccio in quattro per comporre una signora miscela di caffè

Se sul mercato abbiamo dei colleghi che operano in modo illegale e scorretto, fidelizzando i clienti bar con finanziamenti illeciti o con alchimie legali o commerciali come sconti anticipati, o anticipi su fatture, tutte pratiche fuori ogni regola,. Siamo fuori dalla leale concorrenza e spesso ai limiti del legalità sia penale che finanziaria. Ed è normale che quando uno di questi colleghi ha fidelizzato il cliente, mettendogli il cappio al collo, gli vende tutta la monezza che vuole.

Per quando riguarda l’estero, a volte mi vergogno di essere un torrefattore Italiano

Ho visto vendere all’estero delle qualità di prodotto che sembrava più mangime per galline che caffè, a prezzi al di sotto delle quotazioni di mercato. Per questo abbiamo un serio problema di serietà e credibilità. Il nostro è un settore che non riesce a fare sistema, e le varie associazioni di torrefattori sono sorde o complici di tale stato di cose. A questo proposito ancora oggi, a distanza di ben 6 mesi, attendo che l’amico Antonio Quarta, Presidente dell’Associazione Italiana torrefattori risponda a quei semplici quesiti che io scrissi su Comuni Caffè: di indicare a tutti i colleghi, quali erano gli articoli di legge della Repubblica Italiana che autorizzavano le torrefazioni a comportarsi come delle banche, e se l’associazione italiana torrefattori condivideva questo modo di fare la fidelizzazione dei clienti.

Chiedevo anche se intende iniziare una campagna di moralizzazione del settore cacciando dalla propria associazione tutte quelle aziende che fidelizzano i clienti con queste pratiche poco ortodosse. Presidente Quarta lei mi indicò come omertoso, soltanto perché, per motivi personali, usavo uno pseudonimo. Ma il non aver dato le risposte che tantissimi operatori del settore attendono da tutto questo tempo a cosa è dovuto? Sono certo che, data la sua importante posizione, Presidente eletto dai torrefattori, non potrà ignorare ancora un così fondamentale quesito. Salvatore Vancheri

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