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venerdì 22 Novembre 2024
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I cioccolati di lusso Gobino serviti negli hotel della catena Armani

L’azienda torinese ora distribuisce bonbon nei ristoranti e caffè del re della moda. Ma in passato ha lavorato con sceicchi e anche con l’Agenzia spaziale europea per allietare i palati degli astronauti in orbita

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TORINO – Guido Gobino, un nome che poi è un marchio ma ancora di più, è sinonimo di qualità nei prodotti. Già solo pronunciarlo fa fantasticare e apre lo stomaco. Ma cosa succede se accanto a questo ci leggiamo un altro brand iconico del made in Italy come è Armani? Un tripudio di eccellenza tra cioccolato e moda, che sinceramente non si vede l’ora di scoprire: basta andare in uno degli hotel del gruppo per assaggiarli. Leggiamo la notizia di Stefania Aoi su repubblica.it.

Gobino e Armani: collaborazione attesissima

“Nel 2019 abbiamo stretto un accordo con Giorgio Armani e ci occupiamo della linea Armani Dolci che viene distribuita nei suoi hotel e negli Armani caffè e restaurant”. La nuova avventura di Guido Gobino, una sorta di Picasso del cioccolato torinese, è solo l’ultima di una lunga serie. L’abilità di questo maitre chocolatier gli ha permesso in passato di portare i suoi piccoli capolavori di gusto tra le stelle, firmando un contratto con l’Agenzia spaziale europea e rifornendo di cioccolatini gli astronauti Luca Parmitano e Paolo Nespoli una volta in orbita.

Ma poi gli ha fatto fare un pezzo di strada con uno sceicco del Kwuait come Majed Al-Sabah, appassionato di profumi, che dal 2005 produceva e distribuiva con il suo marchio Tfk (The fragrance Kitchen) anche i bonbon made in Torino. Un talento, quello di Gobino, riconosciuto persino dalla prestigiosa Academy of Chocolate di Londra, che nel 2008 lo aveva premiato per il cremino al gianduja arricchito con sale marino integrale e olio d’oliva extravergine taggiasco, definito “la miglior pralina del mondo”.

La conoscenza dei palati di mezzo pianeta

Il sapere che gli arabi vanno ghiotti per il cioccolato al latte, al pepe rosa e alla nocciola, mentre i tedeschi per quello fondente, non ha però risparmiato le sue botteghe, oggi sei in tutta Italia, dai disagi della pandemia. Né ha impedito i cali di vendita dei suoi prodotti nei negozi come Eataly. Anche il Natale si preannuncia austero. “Molte imprese, tra quelle che prima compravano i nostri cioccolatini da regalare ai clienti – racconta – ora hanno preferito fare beneficenza”. Così l’imprenditore prevede una diminuzione dei suoi ricavi.

“Per fortuna non siamo stati penalizzati tanto all’estero dove realizziamo il 20% del fatturato. – spiega – Ma non raggiungeremo i 7 milioni di euro di fatturato del 2019”. Non si ferma la sperimentazione, con una svolta ecosostenibile. “Da oltre un anno lavoriamo al nostro primo bilancio di sostenibilità che presenteremo nel 2021 – racconta – e poi ispirati da Green Pea, il nuovo megastore green di Oscar Farinetti, ho creato un Tourinot gigante realizzato solo con materie prime selezionate, alcune delle quali biologiche”. Rispettoso dell’ambiente è anche il packaging del nuovo cioccolatino. La carta è di Favini, realizzata con gli scarti della lavorazione del mais. “Le etichette – conclude Gobino – sono stampate con colori ad acqua. Il Tourinot, il mini-gianduiotto che ci ha resi famosi, si rinnova e proprio quest’anno celebriamo i suoi 25 anni”.

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