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venerdì 22 Novembre 2024
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Nespresso: la gallina dalle uova d’oro Nestlé, continua a crescere

Romont sarà un investimento a lungo termine perché adesso anche i maghi Nestlè fanno fatica ad annusare il fumo. Nel senso che la crescita del porzionato e delle capsule soprattutto continuerà a doppia cifra. Ma a ritmi sempre più tendenti al 10 per cento

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MILANO – Nespresso è la gallina dalle uova d’oro per Nestlè, questo lo hanno capito anche i sassi. Certo, non in cifra assoluta, ma perché è il ramo d’affari con la crescita più rapida del gruppo (22 per cento nell’ultimo esercizio finanziario, secondo la Nestlè), e una fonte di utili importante, riflessa da investimenti galattici. Sì perché Nestlé continua ad investire.

Nespresso, dalla sede di Paudes (Svizzera) diventata la Casa madre, nel 1986 ha introdotto in Svizzera e in Italia le capsule

Dopo un avvio in sordina, con i primi bilanci in rosso, un coraggio da leoni ad andare avanti. Con tutti i (presunti) soloni, soprattutto in Italia, che dicevano “ma come pensano di riuscire a vendere il caffè a 100 euro al chilo. Mica sono tutti pirla. Dove sono i consumatori in grado di permettersi di pagare tanto per un espresso, di comprare il contenuto di servizio, non sporcare dappertutto?”

All’epoca il caffè costava niente, e anche adesso il valore di quello in una capsula è pari a quello dell’acqua in bottiglia: zero virgola. Però c’è e si badi bene, proprio e soprattutto in Italia una folla di (presunti) ricchi che spende centinaio di euro all’anno per faticare e portarsi in casa acqua non identica, ma molto vicina alla potabile del sindaco.

Chi scrive ricorda benissimo di quello che sentì dire a Indro Montanelli, una ventina di anni fa: “Una delle immagini che più mi incuriosiscono di più è quella di tanti che camminano sul marciapiede, piegati da pacchi di acqua in bottiglia, uno per parte. Ma perché lo fanno? mi chiedo. L’acqua del rubinetto – e soprattutto a Milano, ma poi per legge e quindi in tutta Italia – è potabile e quindi bevibile: arriva in casa (quasi) gratis, non pesa niente. Non ci capisco niente, ma siamo in Italia e quindi, siamo tutti dei bischeri”.

Le cose sono molto cambiate

Tranne che negli ultimi mesi di crisi pesante, con la riscoperta di quella che è stata nobilitata come “acqua del sindaco”, sino a tutto il 2011 le percentuali di crescita delle vendite dell’acqua impacchettata erano impressionanti. Così come l’acqua impacchettata, e anche in Italia, le capsule hanno cominciato a piacere tanto. Gli aumenti di fatturato hanno toccato anche il 40% l’anno.

Ed è stato necessario costruire un nuovo stabilimento nel 2001 a Orbe (Svizzera), che oggi fabbrica tre miliardi di capsule l’anno. Ma anche Orbe non riusciva a tenera il ritmo ed a soddisfare la domanda. Dato che Nespresso intravide, grazie alla perspicacia dovuta al migliori ricercatori mondiali, per il 2010 la possibilità di vendere sei miliardi di capsule, avviò i progetti per raddoppiare le capacità produttive. Ad Orbe lo spazio non era sufficiente. Serviva un nuovo stabilimento, fu scelta Avenches, sempre in Svizzera e a soli 50 chilometri da Orbe.

Originariamente prevista come stabilimento produttivo, nella fase di progettazione la fabbrica fu completata con un centro distributivo

Doppiati i 10 miliardi di capsule anno ecco, lo scorso maggio l’annuncio del terzo stabilimento Nespresso, sempre in Svizzera, a Romont. Romont sarà un investimento a lungo termine perché adesso anche i maghi Nestlè fanno fatica ad annusare il fumo. Nel senso che la crescita del porzionato e delle capsule soprattutto continuerà a doppia cifra. Ma a ritmi sempre più tendenti al 10 per cento. E soprattutto con una concorrenza feroce, forse imprevista. E, forse, con una impermeabilità imprevedibile a tutti o quasi i tentativi di clonaggio. Perché se la sentenza di Bruxelles è stata vinta da Nestlè, con esiti che a Vevey sperano di poter esportare, i cloni prosperano negli scaffali addirittura in Svizzera.

E in Italia le prime due battaglie della campagna nel Belpaese hanno sì obbligato Vergnano ad una forsennato e costoso reitichettamento con atuadesivi di tutte le scatole in tutta Italia, lavorando di notte e di giorno. Ma come un sogno brutto le capsule Èspresso 1882 c’erano prima e ci sono anche adesso. Comunque Nestlè ha puntato circa 250 milioni di euro (300 milioni di franchi) a lungo termine e prevede la creazione di 400 impieghi diretti. L’inizio dei lavori è previsto per la fine di quest’anno, mentre la produzione dovrebbe cominciare nella prima metà del 2015.

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