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Covim continua a crescere oltre che nell’Horeca anche nel domestico e Vending

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GENOVA – Un fatturato 2012 stimato nell’ordine dei 25-30 milioni di euro, un consolidamento sempre più forte sul mercato italiano (dove ormai il marchio sfida senza timori i “big” storici del settore) e una presenza all’estero che ha superato ormai il 25% del giro d’affari. Senza troppo clamore – come è nel dna di buona parte delle aziende liguri – la Covim Spa continua a crescere. Passo dopo passo, nonostante la crisi dei consumi, il gioiello messo insieme dalle famiglie Guglielmoni, Macoggi, Picci e Solari si è ritagliato un ruolo di importanza internazionale non solo nella grande distribuzione e nei bar, ma anche nel caffè in cialde e capsule e nel vending (i distributori automatici).

Covim in crescita silenziosa

«Ciò che in questi anni ha fatto la differenza – spiegano Luca Solari e Claudio Picci – è l’essere riusciti a coniugare tradizione e innovazione. Di fatto siamo riusciti a industrializzare un’attività artigianale: oggi controlliamo “in casa” tutte le lavorazioni, dall’arrivo del caffè in sacchi alla consegna ai clienti del prodotto ultimato, con sistemi tecnologici che non trascurano nessun passaggio. Uno degli ultimi investimenti è stato, non a caso, il laboratorio qualità. Per restare nella fascia alta del mercato, la qualità è un elemento prioritario». Portogallo, Spagna, Est europeo.

I codici a barre del caffè prodotto e imballato nello stabilimento di Tribogna, nel cuore verde della Val Fontanabuona, nascondono destinatari spesso lontanissimi dalla Liguria

«In realtà lavoriamo praticamente con tutto il mondo. Ci aiuta il fatto di essere vicini a due grandi porti, Genova e Vado Ligure. Un po’ meno il fatto di avere la sede a Genova (in Valbisagno, ndr) e la fabbrica nell’entroterra». L’obiettivo dei soci Covim è noto: realizzare un unico polo del caffè. Ed è proprio con questa finalità che, nei mesi scorsi, hanno acquistato il terreno di un’ex azienda proprio di fronte alla fabbrica di Tribogna.

«Crediamo molto nelle potenzialità di questa vallata, e siamo pronti a investire qui le nostre risorse. La fine dell’industria legata all’ardesia sta creando molti disagi alla popolazione e all’economia, ma noi siamo certi che la Fontanabuona abbia ancora enormi energie e che possa risollevarsi. Ma con le sue sole forze non può farcela. Il passo decisivo devono farlo le istituzioni».

Quale sarebbe il “passo decisivo” è fin troppo facile scoprirlo per Covim:

«La realizzazione del famoso “tunnel”, di cui si parla da anni, permetterebbe alla vallata di essere raggiunta più facilmente dai mezzi pesanti e da quelli privati. Non solo: è possibile ipotizzare il trasferimento, per esempio, di una parte delle attività legate alla nautica che oggi occupano spazi in riviera. Sappiamo che il governatore Claudio Burlando si sta impegnando molto su questo fronte, come il sindaco Corrado Bacigalupo. Ma la sensazione è che a Roma sia tutto fermo.

Ed è un vero peccato, perché per ridare vita a questo pezzo di Liguria non servirebbe molto di più». In attesa del tunnel, comunque, l’attività di Covim (una sessantina i posti di lavoro diretti) procede con il lancio di nuovi prodotti destinati alle aziende e ai consumatori. «Arrivati a questo punto della nostra attività, non siamo in condizione di sbagliare mosse – dice Luca Solari -. Ci confrontiamo con i colossi del settore, abbiamo un marchio riconosciuto, e per noi è il più grande motivo di orgoglio».

Fonte: http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/economia_e_finanza/2012/09/23/APBzvDWD-tunnel_genovese_covim.shtml

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