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venerdì 22 Novembre 2024
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La crisi colpisce espresso e cappuccini in Italia e il Cortado in Spagna

Italia e Spagna regrediscono ai livelli di 5-6 anni fa mentre crescono i consumi di Germania e Francia Intervistati Alessandro Polojaz e Massimiliano Fabian Il calo dei consumi indotto in alcuni paesi dell’Eurozona dalla crisi economica è stata oggetto di una breve analisi pubblicata dal Financial Times a firma di Emiko Terazono. Intervistati dal giornalista due personaggi familiari ai lettori di Comunicaffè, il presidente del Comitato Italiano Caffè Alessandro Polojac e il Presidente dell'Associazione Caffè Trieste, nonché ceo di Demus S.p.A. Massimiliano Fabian

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MILANO – Dal Financial Times, una recensione che mette in luce il diverso impatto della crisi sulla domanda di caffè nei paesi dell’Eurozona. Vi proponiamo di seguito la traduzione dell’articolo. Come se la vita non fosse già abbastanza grama nella periferia dell’Eurozona attanagliata dalla crisi, ora è la stessa cultura del caffè, tipica e rappresentativa del sud dell’Europa, a essere messa a dura prova. Gli italiani si trovano costretti a tagliare su espressi e cappuccini e gli spagnoli sul Cortado contribuendo a una forte flessione dei prezzi della materia prima.

Cultura del caffè a rischio dalla tendenza al risparmio

L’industria del caffè ha per molto tempo considerato la domanda della bevanda anelastica e sostanzialmente al sicuro dagli alti e bassi dell’economia. Ma attualmente i consumi pro capite sono in calo, in Italia e in Spagna, ai livelli di 5-6 anni fa, in buona parte a causa dell’impatto della crisi del debito sovrano. I prezzi di riferimento alla borsa degli arabica di New York sono in flessione del 43% dai massimi degli ultimi 34 anni stabiliti nel 2011.

Lo scorso anno, i prezzi degli arabica erano saliti a 3,089 dollari alla libbra, dopo che la Colombia, massimo produttore di chicchi di alta qualità, aveva avuto un raccolto scarso a causa del maltempo. In Italia, il secondo importatore europeo di caffè a volume, i consumi sono scesi l’anno passato a 5,68 kg per abitante, il livello più basso degli ultimi 6 anni, secondo l’Ico, l’organizzazione londinese che rappresenta i principali paesi produttori e consumatori.

“Il ripiegamento economico in atto da quattro anni si ripercuote sulla quantità di caffè che bevono gli italiani” dichiara Alessandro Polojac, presidente del Comitato italiano caffè e ceo del trader triestino Imperator.

Diversa la storia nei paesi dell’Eurozona che hanno risentito di meno della crisi

In Germania e Francia, rispettivamente primo e terzo importatore europeo di caffè, i consumi sono invece in forte crescita. La Spagna, quarto importatore europeo, un altro paese duramente colpito dalla crisi, ha visto regredire i consumi pro capite ai livelli di 5 anni fa. L’impatto del ripiegamento economico nell’Europa meridionale aggrava l’effetto negativo delle nuove tecnologie per la preparazione del caffè , compresi i sistemi a caffè porzionato come Nespresso, che riducono gli sprechi di macinato.

I popoli mediterranei bevono più caffè in casa, ha dichiarato Max Fabian, ceo della Demus, produttore italiano di caffè decaffeinato

“Molti dei consumi avvenivano fuori casa, il che era costoso, ma la gente ora si sta riconvertendo” ha aggiunto. Il passaggio alla preparazione domestica ha inoltre spinto i consumatori a optare per miscele più economiche, con un minor contenuto di arabica pregiati. E la domanda dei più dozzinali robusta, dal gusto più amaro, è a sua volta aumentata. La constatazione che la domanda di caffè non è immune ai problemi dell’economia è destinata a essere uno dei temi principali delle riunioni Ico, in corso questa settimana a Londra.

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