VITERBO – «Strozzapreti al pesto, 4 euro; spaghetti al pomodoro 3,50 euro; involtini ripieni con contorno di piselli, 4,50 euro; antipastone misto, 4 euro; insalatona, 3,50 euro». questo il menu del giorno proposto dal bar-tavola calda all’interno dell’ospedale Andosilla di Civita Castellana, in provincia di Viterbo, affisso nel corridoio da cui si accede ai vari reparti. Da quando i pasti distribuiti dalla ditta appaltatrice vengono rifiutati dalla stragrande maggioranza dei 70-75 degenti, per il locale gli affari hanno subito un’inattesa impennata.
Ospedale Andosilla: molti ricoverati, quasi tutti secondo quanto si è appreso sul posto restano nauseati dal contenuto dei vassoi riscaldati
Le loro famiglie sono così costrette a portare il cibo da casa. E chi, per un motivo e per l’altro non può, dà un occhiata al “menu del giorno”, ordina e lo porta al congiunto ricoverato.
“Il fatto che la gente porti il cibo da casa – spiega il personale dell’ospedale -, comporta dei seri problemi di ordine sanitario, in quanto né gli infermieri né i medici sono in grado di verificare se siano o meno compatibili con la dieta prescritta ai malati”.
È non è ancora tutto:
“Non abbiamo nemmeno la possibilità – aggiungono – di controllare dal punto di vista igienico sia i cibi che i contenitori. È ovvio che le attenzioni da adottare in un ospedale sono diverse e maggiori di quelle che in genere si usano nelle case”.