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venerdì 22 Novembre 2024
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Vergnano batte Nespresso, nuova sentenza della guerra di capsule

Da un'indagine effettuata presso alcuni punti vendita Nespresso di Roma, Bologna, Milano e Torino, Vergnano aveva infatti appreso che gli addetti alle vendite descrivevano le sue capsule come "più o meno compatibili" se non "da buttare"

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MILANO – Anche le capsule da caffè Vergnano sono compatibili con le macchine Nespresso. Lo ha stabilito una decisione del tribunale di Torino, che ha ordinato alla filiale italiana della Nespresso di “astenersi dalle attività denigratorie delle capsule prodotte da Vergnano” e di eliminare entro 60 giorni le “informazioni errate dalle istruzioni delle macchine per caffè espresso”. E’ stata così accolta la richiesta di Caffè Vergnano, che aveva avviato il procedimento lo scorso febbraio.

Secondo quanto comunicato dell’azienda piemontese, Vergnano, assistita dall’avvocato torinese Fabrizio Jacobacci, specializzato nella tutela dei marchi, lamentava da parte della Nespresso italiana – titolare dei negozi monomarca Nespresso – un comportamento concorrenzialmente scorretto oltre che ingannevole per i consumatori.

Vergnano screditata nelle boutique Nespresso

Da un’indagine effettuata presso alcuni punti vendita Nespresso di Roma, Bologna, Milano e Torino, Vergnano aveva infatti appreso che gli addetti alle vendite descrivevano le sue capsule come “più o meno compatibili” se non “da buttare“. Inoltre, informavano i clienti che le macchine del caffè a marchio Nespresso erano state modificate in modo da non funzionare con le capsule Espresso1882 e che la relativa garanzia non aveva effetto se la macchina veniva utilizzata con le capsule Vergnano.

Anche i libretti d’istruzione di tali macchine, infine, esplicitavano che l’apparecchio funzionava solo con capsule Nespresso Club

L’effetto di tali comportamenti è stato ritenuto da parte dell’azienda torinese come lesivo per l’immagine dell’azienda, con conseguente danno commerciale, perdita della reputazione e della clientela. Per questo motivo, lo scorso 15 febbraio l’azienda piemontese ha avviato un procedimento legale, al termine del quale il tribunale di Torino ha ritenuto “sussistente l’attività denigratoria”.

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