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venerdì 22 Novembre 2024
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Chef Klugmann con Stoppani (Fipe): “Ma l’Italia tutta ha bisogno della nostra arte”

A Cibo a Regola d’Arte, il food festival del Corriere, la chef Antonia Klugmann dialoga con Lino Stoppani, presidente Fipe. «L’Italia ha bisogno di noi». Lui: «Servono aiuti subito o sarà la catastrofe: il Governo ci ascolti»

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MILANO – Durante la diretta streaming del festival sul cibo del Corriere della Sera, Cibo a Regola d’Arte, si sono confrontanti di fronte al pubblico collegato il presidente della Federazione italiana dei pubblici esercizi (Fipe) Lino Enrico Stoppani, insieme alla chef Antonia Klugmann, del ristorante L’Argine a Vencò, a Dolegna del Collio (GO). Il tema discusso ovviamente ha riguardato il settore e il momento critico che sta vivendo. Leggiamo i dettagli dall’articolo di Chiara Amati su corriere.it.

Antonia Klugmann racconta il suo lockdown

«Alla fine del primo lockdown temevo di non farcela. Poi, con sorpresa, la scorsa estate, il mio ristorante ha cominciato a registrare il tutto esaurito. Quel che più conta è che gli italiani si fidano di noi ristoratori. Proprio questo ci fa andare avanti. Nonostante tutto».
Intervistata da Angela Frenda, Antonia Klugmann. Con lei anche Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi. Una conversazione che avviene nel primo giorno di attuazione dell’ultimo Dpcm, quello che ha diviso l’Italia in tre zone colorate, gialla, arancione e rossa.

«Ma non si tratta solo di colori — continua Klugmann —. Stiamo attraversando una situazione in cui il rischio è diverso in base a dove ci si trova. Oggi la vita dei ristoranti è penalizzata dall’ubicazione. Il mio locale nel cuore del Collio, al confine con la Slovenia — a un’ora da Trieste e a mezz’ora da Gorizia e Udine —, ha vissuto un post lockdown davvero fortunato. Ho sempre temuto la reazione dei clienti dopo la prima serrata. Poi, con sorpresa, ho scoperto che gli italiani hanno proprio il desiderio di uscire a pranzo e a cena».

Per due motivi le fa eco Stoppani:

«Da una parte perché tra i servizi offerti dai ristoranti c’è la garanzia della sicurezza sanitaria. Poi perché Paese ha bisogno di socialità. È fondamentale tutelare questo bene che è sì immateriale, ma che ha un immenso ritorno economico. La società si tiene insieme in termini di ascolto, di relazioni.

Lo Stato deve capirlo tanto più che non esiste una correlazione diretta e dimostrata tra un pasto fuori e la diffusione della pandemia». Come dire: l’Italia della ristorazione deve andare avanti. «Il settore — avverte Stoppani – è una vetrina per tutto il made in Italy, in quanto tale fondamentale per la filiera agroalimentare, ma anche per quella turistica. Spero che la ministra alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, capisca il disagio e porti avanti le nostre istanze. E che il governo decida di aiutarci incentivando, non chiudendo».

In che modo? Per Antonia Klugmann servirebbe una proporzionalità negli aiuti

D’accordo Stoppani che al Premier Conte chiede tra tutti lo stanziamento di contributi a fondo perduto per il ristoro di chi ha subito una maggior perdita di fatturato, come già fatto ad aprile. Ma anche una riduzione dei costi per le imprese, intervenendo con ulteriori mesi di credito di imposta sulle locazioni, almeno fino a fine anno, e un allungamento degli ammortizzatori sociali.

«Senza queste agevolazioni lo scenario, già compromesso da un calo di fatturato di circa 24 miliardi di euro, una potenziale perdita di almeno 300mila posti di lavoro e la scomparsa di 50mila imprese, precipiterebbe irrimediabilmente».

Ma Klugmann assicura: «Noi continuiamo a lavorare per i nostri clienti. Finché riusciremo a dare loro un pezzettino della nostra arte, c’è senso per andare avanti. L’Italia tutta ha bisogno di questo. Qui e ora».

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