MILANO – Secondo l’Ice, Istituto italiano per il commercio estero, ora che i consumatori sono più disposti a cedere informazioni, le aziende sono in competizione tra loro per farne l’uso più intelligente. Una combinazione di brutali condizioni economiche e la forza dirompente del commercio elettronico continuano ad avere un certo impatto sui rivenditori dettaglianti – gli amministratori delle società si stanno muovendo per migliorare
il loro modello di business nei confronti dei consumatori che sono sempre più connessi alla piattaforma virtuale.
Ice: un’analisi sui consumi
E’ forse sorprendente quindi sapere che i rivenditori stanno facendo dell’e-commerce la loro priorità di investimento. Questo è il secondo anno consecutivo che il commercio elettronico ha superato gli investimenti spesi per migliorare i sistemi del punto vendita, a seguito della rapida accelerazione delle vendite on-line negli ultimi anni.
Ciò che è evidente è che i rivenditori stanno cercando di investire sui servizi di vendita online, la catena di fornitura e i sistemi informatici per i clienti al fine di cercare i migliori rendimenti dei loro investimenti IT.
Negli ultimi due anni la crescita del commercio online ha portato i rivenditori a gestire in modo migliore la loro banca dati sempre crescente di clienti; per guadagnarsi una relazione con il consumatore devono attuare una strategia di comunicazione omni-channel.
Oggi i clienti multicanale prontamente forniscono il nome, l’indirizzo il contatto e-mail, in questo modo si e’ costruito un vero e proprio database. È interessante notare che il 23% dei 150 top retailer del Regno Unito non hanno un sito web dotato di shopping online.
I retailer che ne sono dotati affermano che le vendite on-line rappresentano il 7,3% delle vendite totali, con un aumento del 6,3% dall’anno precedente.
Negli ultimi 12 mesi si e’ visto come il commercio sui dispositivi mobili sia iniziato
a diventare una realtà, poco meno della metà dei rivenditori dichiarano di utilizzarlo come canale di vendita, mentre un ulteriore 13% dice che e’ in progetto per il futuro.
Mentre l’e-commerce è cresciuto del 16% quest’anno, le vendite al dettaglio complessive sono cresciute solo del 1,5%, suggerendo una continua cannibalizzazione delle vendite delle high street.
Gli stessi retailer pensano che le vendite online possano raggiungere un valore
del 30% – 40% delle vendite totali.
Ciò equivale alla chiusura da 40 a 50 punti vendita a settimana, una cifra che
è destinata ad aumentare in modo significativo in quanto sempre più persone fanno shopping online.
Che cosa significa tutto questo per il settore della vendita al dettaglio?
Alla fine i vincitori e vinti saranno determinati sulla base dell’approccio che i rivenditori adottano per la creazione di un sistema nel quale il consumatore sia
al centro di tutte le attività del canale.
Stiamo assistendo ad un processo che vediamo evolversi in fasi distinte:
In primo luogo, si sono visti investimenti in siti web con l’apertura di negozi online, e l’allacciamento di relazioni con i consumatori.
La fase successiva sarà centrata fermamente su di loro, vale a dire offrire prodotti e le offerte o personalizzati. La chiave per fornire questo sarà la presenza di una filiera ultra flessibile che permetta al consumatore di comprare in qualunque momento e di ricevere i beni in qualunque luogo.
Nel complesso, i consumatori sono al posto di guida e il catalizzatore per il cambiamento è la tecnologia – per la maggior parte dei rivenditori, non sarà più un’opzione.
Fonte: Ice Londra