TORINO – Ad aprire le danze del Family Business Festival il vice presidente Giuseppe Lavazza, che ha portato sul palco una riflessione su cosa possa significare per un’azienda affrontare una crisi come quella attuale. Quali prospettive, quali strategie, sono emerse durante l’intervista gestita dalla giornalista del Corriere, nonché direttrice del festival, Maria Silvia Sacchi. Dal video.corriere.it.
Giuseppe Lavazza in apertura del festival
« È stato difficile chiudere lo stabilimento di New York da 200 milioni di fatturato », dice. «Attenzione al territorio con donazioni significative, adattamento e rapidità smart working al 100% è alienante». C’è un bisogno di socialità, sottolinea Lavazza, «che l’emergenza può attutire ma non cancellare.
«Abbiamo visto che quando l’azienda si pone come soggetto attivo nelle politiche sociali rispetto ai soli piani di carriera, c’è un’adesione forte, si crea una coesione, uno spirito, un attaccamento ai programmi dell’azienda».
Forte l’attenzione alle politiche di welfare
Giuseppe Lavazza: « Sono un incentivo a una crescita sana dell’azienda sotto tutti i punti di vista». Sostenuta con il racconto di come Lavazza si è attivata: «Diamo un sostegno continuativo per esempio con il nuovo centro direzionale di 140 milioni, confermato un patto fortissimo con l’Italia per creare ricchezza, creare sviluppo, innovazione e posti di lavoro. È il momento di fare scelte politiche di livello. Serve un patto pubblico-privato. Non esiste una contrapposizione stato privato, a meno che non la si voglia creare. Il privato ha la capacità di essere capillare».