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giovedì 21 Novembre 2024
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Dai bar ai ristoranti ecco chi sono quelli che sfidano il governo e non chiudono

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MILANO – La situazione è sempre più difficile. Alcuni ospedali stanno esaurendo i posti letto dedicati agli ammalati di Covid ma c’è anche chi non bada a questa realtà, al virus che dilaga senza guardare in faccia nessuno. Sì perché da ieri si allarga il fronte degli esercenti che non chiudono, nonostante le disposizioni del governo presieduto da Giuseppe Conte. «Le multe? Non le pagheremo», dicono. Mentre tanti altri loro colleghi sfilano in piazza da nord a sud.

Sentiamo le loro voci. Posizioni discutibili ma che non si possono ignorare. «Resterò aperto. Non chiuderò il mio bar alle 18. Se dovessero intervenire le forze dell’ordine? Nessun problema, tanto multe non ne pago». Così Paolo D’Amato, proprietario di un bar a Ramacca, in provincia di Catania. Ha lanciato un appello alla «disobbedienza civile», a non rispettare le disposizioni dell’ultimo dpcm anti-Coronavirus.

Ma non è il solo. Antonio Mosticchio, che ha un cinema a Taviano (Lecce), si è già «autodenunciato in Questura»: «Aprirò le mie sale aspettando l’intervento delle autorità. Venite a chiudere il mio cinema, vi aspetto, così poi potrò impugnare il provvedimento al Tar».

Una situazione sempre più incandescente

L’ultimo dpcm prevede la chiusura di tutti i locali alle 18 e lo stop a palestre, piscine, centri benessere e termali oltre a cinema e teatri (salvi soltanto i musei). Il malcontento è diffuso. Il primo “campanello” d’allarme per il governo sono state le proteste a Napoli e a Roma, ma anche a Siracusa e Catania. Al netto degli episodi di violenza, sono tanti gli esercenti scesi in piazza perché impauriti dalle conseguenze economiche dell’ultimo dpcm. Un secondo lockdown, dicono, sarebbe insostenibile.

«Siamo stati abbandonati dallo Stato»

«Stanno massacrando il tessuto sociale, c’è tensione. Io, ad esempio, ho una famiglia, quattro figli e non posso di certo sperare negli aiuti di Stato. Nella prima ondata ho ricevuto 1.200 euro in tutto. Adesso? Quando vedremo questi contributi promessi? E soprattutto a quanto ammontano? Ci sentiamo abbandonati dallo Stato e rischiamo di morire di paura» ha spiegato Paolo D’Amato, proprietario di un bar, a Roma.

Per Antonio Mosticchio, «questo è un provvedimento illegittimo visto che non c’è un’evidenza scientifica che dica che i cinema siano luoghi in cui ci si infetta». In questi mesi Antonio – che ha perso circa 60mila euro di fatturato – si è adeguato alle disposizioni anti-Covid portando, ad esempio, il totale di posti a sedere da 1.000 a 300. «Dopo che abbiamo sanificato tutto, ci dicono che dobbiamo chiudere? Basta, ci stanno massacrando. Io sono già “morto”» dice.

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