MILANO – Bar, caffè, ristorante e pubblici esercizi in genere sono – in tutto il mondo – tra le tipologie commerciali più penalizzate dalla pandemia da coronavirus. Disposizioni e protocolli di sicurezza hanno trasformato ovunque la ripartenza in un percorso a ostacoli, irto di problemi e contrattempi. E le norme sul distanziamento sociale limitano fortemente la funzione di terzo luogo, dove incontrarsi e intrattenersi con amici, conoscenti o colleghi, davanti a un tazza di caffè.
Inoltre, il ricorso massiccio allo smart working sottrae un’intera fascia di clientela che era solita frequentare quotidianamente i locali pubblici per la pausa caffè o la pausa pranzo.
Infine, a chiudere il cerchio, la crisi economica deprime i consumi voluttuari, mentre le perduranti difficoltà nel viaggiare e spostarsi scoraggiano il turismo.
Le conseguenze del coronavirus sui consumi di caffè nel canale del fuori casa sono drammatiche
Secondo il broker finanziario britannico Marex Spectron, i lockdown hanno colpito globalmente – con tempi e modalità diverse – il 95% del mercato out-of-home, che conta per il 25% dei consumi mondiali di caffè.
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