MILANO – Con l’arrivo del virus, la questione del prezzo dell’espresso al bar è tornata a farsi strada tra consumatori, operatori e associazioni di categoria. Alcuni hanno deciso di aumentare l’euro a tazzina, altri invece hanno lasciato le cose come nel pre-epidemia. Le decisioni sono per lo più legate a delle scelte individuali e cambiano a seconda della zona nello Stivale. Leggiamo come si sono comportati diversi imprenditori dall’articolo di Pasquale Martinoli per prealpina.it.
Prezzo: sale e scende dopo il virus nei bar
C’è chi ha il prezzo inchiodato e non intende aumentarlo. Chi non ha applicato il rincaro, ma medita di farlo a settembre o col nuovo anno. E chi infine ha già messo i 10 centesimi in più.
La questione ruota attorno alla tazzina del caffè. La Fase 2, dopo il lockdown, ha visto salire il prezzo. Caffè al banco da un euro a 1,10? A Varese il ritocco non è generalizzato. La maggioranza di bar e caffetterie è ferma al listino del pre-covid.
Alcune testimonianze
«La nostra politica – spiega Denis Buosi, dell’omonima cioccolateria e pasticceria in piazza Beccaria – è quella di mantenere il prezzo a un euro per non penalizzare la clientela. Tutte le attività hanno costi maggiori per i protocolli sanitari da osservare, noi riteniamo che sia meglio non scaricarli sui prezzi di vendita».
«Inizialmente avevamo anche tolto il costo del servizio al tavolo – fa notare Buosi -. Lo abbiamo ora rimesso perché avendo meno tavoli è importante che ci sia una certa rotazione della clientela. E il costo al tavolo diciamo che disincentiva questo servizio».
Anche Giovanni Novelli, del Caffè Broletto, in via Veratti, ha congelato l’aumento dell’espresso: «Perché a mio avviso può allontanare la clientela in un momento in cui è necessario invece riavvicinarla. Quei 10 centesimi in più possono rappresentare il superamento di una soglia psicologica che induce a rinunciare al caffè. Non critico però chi ha portato il prezzo a 1,10 euro: ci sono più costi, non è un aumento immotivato». In città, c’è anche chi lo fa pagare 1,30 europ: ma è il caffè d’asporto che viene servito in contenitori chiusi, quindi un discorso diverso.
«Il caffè qui continua a costare un euro – afferma Gianantonio Nicastro del bar Falò in piazza della Motta – e garantiamo la qualità delle cinque M per un buon caffé: miscela, macchina, macinatura, mano sapiente di chi lo prepara e manutenzione frequente della macchina. Ma con i costi in più che abbiamo, non so per quanto potremo rinunciare all’aumento».