MILANO – Condividiamo con i nostri lettori una riflessione arrivata da una delle voci femminili del settore che stanno contribuendo maggiormente a portare nel futuro il comparto, attraverso la diffusione della cultura del caffè. Jessica Sartiani, operatrice formata e ben conosciuta dalla community, stavolta mette in evidenza un tema che in questi ultimi tempi sta sconvolgendo il pianeta: la questione discriminatoria e razziale.
Jessica Sartiani, a lei la parola
Negli ultimi mesi,dopo gli avvenimenti accaduti negli Stati Uniti ,il dibattito sul razzismo e
l’integrazione,si sta accendendo in tutto il mondo. Nel mondo dello specialty e dell’Hospitality,nelle ultime settimane sono stati denunciati molti atti di discriminazione da parte di aziende,grandi e piccole.
Sicuramente il caso del Black live matters negli Usa è unico nel suo genere,per questo
accuse di questo genere hanno avuto una risonanza e un’attenzione maggiore,grazie al
sostegno di tutta la comunità,bianca e nera,che ora più che mai,vuol contribuire ad un
cambiamento reale.
In Europa,il dibattito tende ad avere sfumature e un clamore diverso
Questo perché la percezione di integrazione cambia da paese a paese,influenzata dagli eventi storici e da una memoria storica di migrazione recente e non caratterizzata da una convivenza di secoli come negli Usa.
C’è da dire però ,che molte aziende si sono interessate a queste tematiche, facendo un
check-up completo sulla salute etica della propria azienda, sino ad ora l’attenzione era
focalizzata su questioni come la parità di genere ,le micro/macro aggressioni verbali e atti di bullismo.
Quando parliamo di “salute etica” il raggio di copertura si amplifica,oltre all’integrazione tra varie etnie,ci sono altri soggetti vulnerabili per quanto riguarda la discriminazione,come omosessuali,persone sovrappeso ma anche disabili,soggetti deboli e soggette a malattie.
Jessica Sartiani: Sappiamo benissimo che la società in cui viviamo è basata su standard “estetici” ben precisi
Ricordo ancora quando non trovavo lavoro per colpa dei tatuaggi e nel momento in cui
è esplosa la moda Hipster,sono passata dalla parte “svantaggiata” a quella “avvantaggiata” eppure,le mie competenze erano le stesse. Credo che sia arrivato il momento di distogliere lo sguardo dagli standard “estetici” e focalizzarlo invece sugli standard “etici”,cancellando dalla nostra testa il preconcetto che siano tematiche “politiche”,non stiamo parlando di partiti ma di persone.
Persone che se hanno le capacità e le competenze non devono essere declassate in base
al colore della pelle,persone che se si applicano e si appassionano non devono essere
scoraggiate per ragioni come i propri gusti sessuali.Persone che hanno sogni,bisogni e
sentimenti come qualunque altro essere umano,persone che non devono sentirsi sole nel
momento in cui si sentono messe in un piano diverso rispetto ad altri essere umani.
Da questi pensieri nasce la pagina Ig “Coffee soul relief”
Uno spazio sicuro dove parlare di tematiche scomode,dove,chiunque sia vittima di discriminazioni di ogni genere non si senta solo,trovi un appoggio ed un sostegno o semplicemente per chi voglia confrontarsi e far crescere i propri orizzonti.
Credo che il mondo del caffè non debba chiudere gli occhi e debba parlare di integrazione e razzismo, sarebbe più facile far finta che preconcetti e idee del genere non ci fossero,ma per risolvere un problema l’unica soluzione è affrontarlo.
Come coffee community dobbiamo ricordare i luoghi di produzione di caffè e che questo
amato prodotto, arriva a noi grazie il lavoro di persone dell’Africa,Latino America,Asia che
siano nere,bianche o blu.
Il caffè è l’esempio per eccellenza della collaborazione e la condivisione tra diverse etnie
(condivisione mi raccomando,non competizione) è l’esempio e il gesto di unione,unisce gli amici, i famigliari,gli amori e quindi perché non dovrebbe unire le persone per poter garantire una società equa e priva di odio razziale?