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LA TENDENZA – Virtuoso e green la seconda vita del packaging

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MILANO – Che il packaging oggi sia considerato un’importante componente delle strategie di marketing di un’azienda, è un dato di fatto. Attira l’attenzione, serve a comunicare i valori di un brand in termini di sostenibilità ambientale e stabilisce una connessione con il consumatore fornendogli tutte le informazioni che sono indispensabili per un corretto uso del prodotto.

In sostanza, il packaging gioca un ruolo fondamentale nella scelta di un acquisto. Se poi la confezione sullo scaffale di un supermercato presenta anche una spiccata creatività, meglio ancora: perché serve sia a catturare la curiosità di un consumatore che a stabilire con lo stesso un rapporto duraturo e fidelizzato. Non è un caso infatti che nell’edizione di quest’anno di Marca, Bolognafiere abbia deciso di lanciare un’iniziativa dedicata al mondo degli imballi mettendo a confronto industria, insegne e Distribuzione.

Il focus è previsto per mercoledì quando tutti gli attori della filiera parteciperanno al convegno “Un pack virtuoso per la Distribuzione Moderna?”, durante il quale si discuterà della sostenibilità degli imballaggi e del contributo che questi saranno in grado di dare alla crescita di efficienza nella logistica. Sono questi due elementi guida che sempre più nel futuro saranno determinanti per il successo dei prodotti di consumo, anche relativamente alla differente predisposizione del consumatore alla diversa dimensione delle superfici di

vendita e ai nuovi canali che si stanno affermando. Fra gli esperti di packaging delle insegne ci saranno diverse aziende che illustreranno le loro strategie. Una di queste è la Co. Ind.—Sirea Group che porta come case history la progettazione del caffè in capsule di Coop: «Nell’ottobre 2012, è nata la linea fior fiore di capsule monodose per espresso, confezionate in atp e in sacchetti di plastica — spiega il direttore marketing & vendite Luca Cioffi — La capsula in polipropilene con sigillo in alluminio è stata progettata da Co. Ind.(che detiene il brevetto sulla pelabilità dopo l’uso) in modo che, dopo la fruizione del caffè, tutti i componenti possono essere facilmente separati dal consumatore con un gesto semplice, già tradizionalmente consolidato con l’uso del sistema moka: lo svuotamento del fondo di caffè, previa rimozione manuale del foglio di copertura dotato di linguetta».

L’innovazione, secondo Cioffi, risiede nella semplice operazione di separazione delle due componenti vasetto e sigillo, permettendo il recupero del fondo di caffè da destinare alla raccolta dell’organico. «Fare innovazione, investire in nuove tecnologie e materiali è un percorso ad ostacoli — aggiunge —Può capitare, come nel nostro caso, che l’innovazione sia talmente innovativa da anticipare il legislatore. La nostra capsula, al lancio sul mercato, non era con chiarezza disciplinata nella legislazione europea della direttiva 2013/2/UE (del 7 febbraio 2013), recante modifica dell’allegato 1 della Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, tra gli esempi illustrativi trattati per chiarire la distinzione tra ciò che è da considerare imballaggio e ciò che non lo è, a seconda delle sue caratteristiche dopo la fruizione ».

Anche Arca Etichette è fra i protagonisti del convegno. Mauro Fadiga, direttore operativo di Arca Etichette, spiega le motivazioni che hanno spinto a intervenire a Marca Tech: «La nostra azienda sta proponendo per la prima volta in Italia le etichette striped linerless, ossia un rotolo continuo di materiale adesivo — in carta, cartoncino o materiale plastico — privo di supporto siliconato, che viene tagliato in fase di applicazione, a definizione del formato etichetta». «In produzione garantisce la massima efficienza e solleva dalla raccolta e dallo smaltimento del supporto siliconato — prosegue Fadiga — Non impegnando supporto siliconato, non richiedendo fustellatura e i relativi sfridi, striped linerless costa meno di una normale etichetta autoadesiva».

Nei paesi anglosassoni questa etichetta ha già incontrato notevole diffusione, grazie all’interesse della grande distribuzione sensibile sia i costi sia alle tematiche ecologiche. L’intervento di Fadiga è focalizzato quindi sui reali benefici di un packaging a basso impatto ambientale che è socialmente utile e migliora l’immagine dell’azienda: «Perché eliminando il liner supporto siliconato — conclude — si riducono gli scarti di produzione e non si produrrà inutilmente carta che dovrà essere smaltita a pagamento. Inoltre, riducendo i pesi e i volumi dei rotoli, si ridurranno altresì costi ed emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto, come altresì si ridurranno gli spazi necessari allo stoccaggio».

Fonte: Repubblica

Per leggere l’originale: http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2014/01/13/news/virtuoso_e_green_la_seconda_vita_del_packaging-75775949/

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