ROMA – La quasi totalità di bar e ristoranti ha riaperto o sta per farlo. Migliora leggermente la percentuale di chi valuta positivamente l’andamento della Fase 2 passando dal 9,9% della prima settimana al 17,2% attuale, ma ancora più della metà (circa il 54%) da un giudizio molto negativo. Circa il 65% delle aziende ha fatto ricorso al Dl liquidità ma solo poco più della metà ha già ottenuto il prestito richiesto.
Fase 2 decisamente in salita
Ancora grandi difficoltà per i pubblici esercizi dopo 3 settimane dalla riapertura con cali del fatturato che si attestano in media intorno al 53%. Dunque, incassi più che dimezzati rispetto al periodo pre-Covid.
La situazione resta critica anche per l’occupazione: solo nel 30% delle aziende è tornata al livello pre-covid, mentre nel 31,5% il personale impiegato è ancora inferiore del 50% o più. Ecco quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro studi di Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi. Per analizzare l’andamento di bar e ristoranti in questo primo periodo della fase 2.
Dunque, poche luci e tante ombre a tre settimane dalla riapertura
Il 94,9% dei bar e l’89,4% dei ristoranti risultano in attività mentre rispettivamente il 3,1% e il 7,3% sono in procinto di farlo. Il 2% dei bar e il 3,3% dei ristoranti dichiarano di restare ancora chiusi anche nel prossimo futuro. Pur in presenza di un miglioramento del sentiment degli imprenditori sull’andamento dell’attività (9,9% della 1 settimana vs. il 17,2% della terza), più della metà degli intervistati (circa 54%) dà ancora un giudizio fortemente negativo e meno della metà degli intervistati (46,1%) si dichiara soddisfatto di aver riaperto.
Oltre la Fase due, forte incertezza anche sul futuro
Il 66,5% ritiene che non riuscirà a tornare ai volumi di attività pre-Covid. Come detto, il calo medio del fatturato registrato in questo periodo è stato del 53,5%, nel dettaglio parliamo del 54,8% per i ristoranti e del 49,9% per i bar.
Per il 53,5% delle aziende intervistate a mancare sono soprattutto i turisti. In particolare stranieri, ma il restante 46,5% lamenta anche la mancanza di clientela residente.
Il focus dell’indagine si è poi spostato sugli aiuti messi in campo dalle Istituzioni, con particolare riferimento ai prestiti garantiti previsti dal Dl liquidità. Il 65,1% delle aziende ha fatto ricorso a questa misura, il 51,7% per un importo fino a 25.000 euro; il 13,4% per un importo oltre i 25.000 euro. Tuttavia solo il 56,8% ha già ottenuto il prestito richiesto.
“Il bilancio a tre settimane dalla riapertura conferma tutte le nostre preoccupazioni sulla capacità di tenuta delle imprese dinanzi ad una ripartenza difficile e per molti aspetti attesa. – dichiara Aldo Cursano, Vicepresidente vicario di Fipe – Con un calo del fatturato di oltre il 50% nessuna impresa riuscirà ad andare avanti a lungo senza misure di sostegno sul versante dei costi e senza una robusta capacità finanziaria.
Per questo stiamo continuando a chiedere interventi sul costo del lavoro, su canoni di locazione e Imu e sulle scadenze fiscali in attesa che la domanda torni ad un livello che permetta alle imprese di reggersi sulle proprie gambe. Ma sapendo che di turisti stranieri – prosegue Cursano – ne vedremo pochi per un periodo ancora lungo dovremo necessariamente puntare sulla domanda interna con una comunicazione rassicurante e con iniziative di promozione stimolanti”.