SENIGALLIA – Molti hanno riaperto con l’inizio della Fase 2, ma altrettanti hanno dovuto chiudere per sempre la propria attività. Nessuno sembra esser rimasto illeso dai mesi di lockdown, nemmeno quei luoghi che hanno fatto parte della storia di una città. Tra questi, il Caffè Centrale di Senigallia non è riuscito a superare la crisi e cessa la sua attività. Leggiamo la notizia di Sabrina Marinelli per corriereadriatico.it.
Caffè Centrale: è stato acquisito dalla Libreria Mondadori, con cui da dieci anni condivideva lo spazio
Un pezzo di storia di Senigallia che deve il nome al luogo in cui è sorto, proprio nel cuore del centro storico su Corso 2 Giugno, angolo via Arsilli. «I costi esorbitanti di gestione e l’aumentata concorrenza in città – racconta Francesco Zoppini, ultimo titolare – con nuove realtà, vedi via Carducci e piazza Saffi, avevano ridotto gli incassi, Nonostante la funzionale e bellissima idea della libreria. Con la quale la sinergia ha sempre funzionato molto».
Lo spazio del bar verrà destinato a luogo di incontro con gli autori. «Ci stavo riflettendo da qualche anno – aggiunge Zoppini – e la pandemia mi ha dato lo spunto. Con il cuore in mano ho deciso di fare basta. Adesso faccio il gelato poi chissà». Francesco Zoppini ha ereditato il bar dal padre Renato, che l’aveva fondato nel 1986, come Caffè Centrale, insieme all’amico Giancarlo “Tallo” Ciavattini. Dal 2007 è lui a dirigerlo. Da qualche anno prepara il gelato per la vicina Gelateria City, cosa che continuerà a fare visto che gli riesce anche molto bene.
In principio fu il Caffè Chiostergi, poi il Caffè Giampaoli fino a diventare nel 1986 il Caffè Centrale
Un cliente abituale era Mario Giacomelli, il noto fotografo lo frequentava assiduamente e come lui molti altri artisti. Spesso, anche di recente, le pareti del bar hanno ospitato numerose mostre. Dal suo negozio in via Mastai, il maestro Giacomelli si recava più volte al giorno al Centrale.
Francesco Zoppini, giovanissimo, lo ricorda bene. Alle 7.30 puntuale prendeva una rosetta con la mortadella. Poi alle 9 il caffè. Nel corso della giornata tornava più e più volte. Il Caffè Centrale era un punto di riferimento, un salotto dove Giacomelli si ritrovava insieme agli amici fotografi. Ai tempi del Caffè Chiostergi, nel luglio del 1922, anche Benito Mussolini si sedette a prendere un caffè.
La Regione Marche ha riconosciuto il Caffè Centrale, tra cambi di nome e di gestione, come un locale storico. I documenti presentati, per ottenere il riconoscimento, si fermano intorno agli anni venti del secolo scorso. Qui appunto Mussolini, non ancora duce, incontrò Augusto Liverani.
Lo ricorda il nipote di quest’ultimo, il regista Maurizio Liverani
«La ricetta vincente del Centrale – spiega Liverani – è il colloquio nel dimostrare interesse per la persona che consuma». Per tutti era come entrare a prendere un caffè a casa di amici. Perdere un ambiente così familiare per i senigalliesi è stato un colpo al cuore. Da giorni, passandoci davanti, in molti avevano notato che erano stati rimossi i tavolini e che la porta era chiusa. Non verrà riaperta.