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venerdì 22 Novembre 2024
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Sofia, 22 anni, assume sei baristi disoccupati per il virus nei suoi campi

La parola alla ragazza imprenditrice: «L’azienda coincide con la famiglia. I miei genitori, mia sorella, mio cognato. I tre nipotini giocano solo con piccoli trattori. Lavoro duro. Non è facile avere la fragola bellissima e buonissima»

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ROVIGO – Il luogo comune dei giovani scansafatiche e degli italiani che snobano i lavori nei campi, sfatato in una sola storia che vede protagonisti una ragazza, Sofia, e sei baristi. Professionisti che, trovandosi senza impiego a causa del Coronavirus, sono stati assunti da una ventiduenne per raccogliere i frutti della terra. Leggiamo la notizia da news-coronavirus.it.

Sofia, comincia a lavorare con la luce del mattino quando è appena abbozzata

E finisce la sera molto tardi nelle celle degli imballaggi. Sofia Michieli è un’imprenditrice agricola di ventidue anni che abita in campagna, in provincia di Rovigo, vicino al fiume Po. Una giovane donna che vive la terra come un assoluto romantico. Nella sua azienda che produce fragole ha introdotto una tecnologia d’avanguardia che le ha fatto vincere un premio Smau.

Di recente ha richiamato l’attenzione (mediatica) per un motivo più sociale. Che in altri tempi non avrebbe fatto notizia. Ha assunto sei baristi rimasti senza occupazione, causa covid.

La perdita del lavoro spinge molti lavoratori a cercare impiego nella terra

Una sorta di ritorno all’agricoltura di chi si è trovato all’improvviso sprovvisto del proprio sé cittadino. Il fenomeno ha messo radici. Si allarga. Nelle settimane scorse Confagricoltura ha lanciato un appello ai propri iscritti invitandoli ad assumere. Moltissimi, fanno sapere, sono i curriculum ricevuti. E molte le assunzioni. Lo stesso è accaduto a Coldiretti. I dirigenti sono felici di questo inaspettato interesse per zolle e ortaggi. I baristi assunti, il racconto di Sofia. «Non credo di aver fatto niente di ché. Questo è il periodo della raccolta. Nel momento di massimo bisogno ho trovato la disponibilità di persone disoccupate che lavoravano nella ristorazione. Ho ricevuto molte richieste, purtroppo non potevo prenderne di più».

L’imprenditrice Sofia è nata in una fattoria con il maialino e le caprette

Io suoi genitori coltivano la terra da sempre, producono cereali. All’istituto agrario ha conosciuto uno studente e lo ha amato immediatamente. L’amore è nato tra interminabili discussioni sull’agricoltura, sui metodi di coltivazioni. La terra. La vive in modo totale. «ll faut coltiver le nostre jardin» ha scritto Voltaire nella parte conclusiva del Candide. Lei ha scelto di coltivare le fragole. Argomenta: «Mangio, vivo e respiro, per vedere germogliare ciò che ho creato».

Cerca l’ideale. Si è posta il dilemma: meglio una fragola bella ma senza un gran sapore o una meno appariscente ma saporita?

«La risposta è nell’equilibrio, un principio essenziale in natura. Vivo la terra come passione ma sono razionale: i miei genitori pensavano di diversificare la coltivazione. La decisione di coltivare fragole l’ho presa solo dopo un’analisi costi benefici e di mercato». Ritorna sui baristi assunti. «Non credo di aver fatto niente di ché. C’è stato il passaparola tra quelli che lavoravano già con me e i loro amici. Avevo bisogno di stagionali».

Crespino, provincia di Rovigo, storia di agricoltori, odore di terra. Sofia ha la laurea triennale. Studia ancora per arrivare a quella di cinque anni. È nata tra gli animali domestici. Voleva diventare veterinaria. Poi però ha scelto l’agronomia. Sentenzia: «Più affascinante». Coltiva 55 mila piante in serra, ognuna dà frutto a 750 grammi di fragole. Crede nella lotta integrata, in quella agli insetti ma senza utilizzare sostanza nocive. «L’azienda coincide con la famiglia. I miei genitori, mia sorella, mio cognato. I tre nipotini giocano solo con piccoli trattori. Lavoro duro. Non è facile avere la fragola bellissima e buonissima». Cominci a lavorare la mattina all’alba e finisce la sera tardi, nelle celle degli imballaggi. «Nei periodi tranquilli controllo la serra e ho piu tempo per studiare. L’ottanta per cento della mia vita è nella terra». Ci pensa un po’ su. Dice: «Facciamo il novanta».

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