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TRIESTE – I primi 100 anni dello storico Caffè San Marco

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Sul quotidiano Il Piccolo di Trieste è apparso un interessante e documentato articolo che racconta i primi 100 anni del Caffè San Marco festeggiati venerdì scorso. Ve lo proponiamo.

Marco Lovrinovich, nato a Fontane d’Orsera, aprì ai triestini il 3 gennaio 1914 il Caffè San Marco nell’allora Corsia Stadion, oggi via Cesare Battisti. Non immaginava minimamente di aver realizzato una macchina del tempo in cui a un secolo di distanza dal giorno dell’inaugurazione continuano a mischiarsi e a stratificarsi miti, culture, ideologie, iniziative commerciali, conferenzieri, scrittori, studenti e turisti frettolosi.

Ognuno pensa di trovare tra il bancone nero e i tavolini con la base di ghisa qualcosa di irrimediabilmente perduto in ogni altro angolo della città: il sapore residuo dell’Impero asburgico spazzato via dalla Grande guerra, l’eco affievolito della Trieste che fu emporiale e commerciale, il riverbero tremolante delle luci dei caffè viennesi nell’ultima stagione dell’Austria Felix.

A Sarajevo il 28 giugno 1914, sei mesi dopo l’inaugurazione del San Marco, sarebbe salito sul palcoscenico della storia Gavrilo Princip con la sua pistola e la sua determinazione di congiurato. Avrebbe ucciso l’erede al trono imperiale Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia. Nulla da quel momento sarebbe stato più simile a se stesso in Europa e a Trieste.

Guerra mondiale, milioni di morti, confini in perpetuo movimento, fughe senza fine, piccoli Stati nazionali, nuove gerarchie e nuove classi al potere.

Il Caffè invece è sopravvissuto: ha superato devastazioni e fiamme, cambi di gestione e di abitudini, avvicendamenti politici, crisi economiche, mutamenti di bandiere. Gli ottoni ritornano periodicamente lucidi, i tavolini mantengono le posizioni originarie, il pavimento si scurisce impercettibilmente di giorno in giorno. Giornali, libri, quaderni, giacche e cappotti si aprono e si chiudono. Come accadeva un secolo fa quando il San Marco era uno dei punti di riferimento degli irredentisti filo italiani.

Oggi al contrario il Caffè si propone al pubblico come un’isola dai connotati asburgici, anche se nemmeno un ritratto, un segno di quella dinastia, è esposto alle pareti. In effetti quasi nessuno cerca più il sapore del “marchio” irredentista che Marco Lovrinovich, proprietario di trattorie e depositi di vini, aveva voluto imprimere al suo nuovo elegante caffè, la cui nascita era stata a lungo e vivacemente osteggiata dai concorrenti con petizioni alla Luogotenenza.

Lovrinovich, messo così alle strette, aveva dichiarato alle autorità di voler dare unicamente il proprio nome al locale. Era una bugia bella e buona perché l’alato leone della Repubblica veneta rappresentava ben altro nell’immaginario popolare: italianità, irredentismo, tricolore, opposizione all’Austria.

Allo scoppio del conflitto – il 28 luglio 1914 – il San Marco assume un nuovo ruolo: nella sua parte meno accessibile e frequentata, quella che confina con l’adiacente sinagoga, i patrioti possono trovare qualcuno disposto a cedere loro un passaporto falso per scappare in Italia evitando di indossare la divisa austriaca.

In quei mesi Vittorio Emanuele III e il suo governo sono ancora formalmente vincolati alla Triplice Alleanza con Germania e Austria. Roma sceglie la neutralità e intanto la sua diplomazia tratta in segreto per Trento e Trieste con i delegati degli schieramenti che si stanno affrontando sui campi di battaglia.

Sul mercato, al miglior offrente, puntando sulle contraddizioni interne ai singoli Stati. Va detto che nei primi anni del Novecento il discredito per le élites al potere nel Regno d’Italia era diffuso e la disistima per la democrazia parlamentare molto forte, a destra come a sinistra. I tanti che la pensavano così vedono nella guerra agli Imperi centrali l’occasione che non poteva essere perduta.

Nella primavera del 1915, sulla spinta delle “Radiose giornate di maggio”, si giunge prima alla rottura dei rapporti di collaborazione con l’Impero di Francesco Giuseppe, poi alla mobilitazione e alla dichiarazione di guerra. «Il re d’Italia mi ha dichiarato guerra.

Un tradimento di cui la Storia non conosce uguale è stato commesso dal Regno d’Italia. Dopo un’alleanza durata oltre trent’anni l’Italia ci ha abbandonati nell’ora del pericolo per passare, a bandiera spiegata, nel campo nemico. Noi non abbiamo minacciato l’Italia…», si legge sul proclama firmato da Francesco Giuseppe fatto affiggere in città il 23 maggio, vigilia di Pentecoste.

La reazione è furibonda. Alle 19 vengono devastate e incendiate la redazione e la tipografia del Piccolo. Poi bruciano il Caffè Ai volti di Chiozza e il San Marco, la Lega Nazionale e la Ginnastica triestina. Lovrinovich viene arrestato a Lubiana per sospetta attività spionistica a favore dell’Italia. Si era anche iniettato negli occhi il tracoma per non combattere contro i soldati italiani che ritiene “fratelli”.

Fonte: Il Piccolo

Per leggere l’originale: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2014/01/02/news/caffe-san-marco-cent-anni-nel-mito-dell-austria-felix-1.8394584

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