BARLETTA-ANDRIA-TRANI – Nel primo semestre del prossimo anno 2014, nel mentre sarà fatta chiarezza sugli aumenti tariffari, dei servizi, della tassazione locale e centrale, potrebbe essere addirittura di oltre il 15% la percentuale di pubblici esercizi (bar-ristoranti ed esercizi similari) che decideranno di chiudere definitivamente l’attività.
Se così fosse sarebbe un’altra “sconfitta sociale”, oltre che economica ed in termini di servizio al consumatore, per una tipologia di attività che da sempre rappresenta il giusto connubio tra qualità, piacere, servizio e socializzazione. Un quadro preoccupante destato dalla consapevolezza dell’incremento incessante e progressivo dei costi delle materie prime, dell’i.v.a., dei trasporti, del personale, dei servizi di sicurezza alimentare, della tassa rifiuti, dei fitti, dell’occupazione suolo pubblico e altri mille balzelli vessatori che colpiscono i pubblici esercizi (bar-ristoranti-pizzerie-pub-paninoteche ed esercizi similari).
Stando a questa analisi seppur sommaria, se ne deduce che una tazzina di caffè, di buon caffè, non dovrebbe costare, oggi, al di sotto di 1 euro e 20 centesimi mentre il prezzo di un’ottima tazzina di caffè, nella Provincia di Barletta-Andria-Trani e in quella di Bari, non supera gli 80 centesimi di euro.
Nonostante il nostro territorio provinciale possa vantare la presenza di pubblici esercizi di altissimo livello e qualità, riconosciuti nell’intero Paese ed apprezzati tantissimo dagli stranieri, l’enorme diffusione territoriale, la concorrenza spietata e sfrenata e le condizioni ambientali poco favorevoli rispetto ad un consumo che rimane assolutamente localizzato senza possibilità di ottenere vantaggi dai flussi turistici che nel nostro territorio sono praticamente inesistenti anche a causa di inesistenti o improvvisate politiche di sviluppo, di incentivazione o di accoglienza turistica che, in queste condizioni, non vedremo mai, non consentono di ottenere il giusto riconoscimento, anche in termini di adeguato prezzo di vendita dei prodotti, per i nostri artisti e professionisti dell’arte della lavorazione del cioccolato, della pasticceria, della gastronomia e dell’arte della preparazione del caffè e di altri prodotti da banco.
Nei soli ultimi tre anni i costi sono aumentati di oltre il 40% ma d’ora innanzi oltre ad attenderci gli già annunciati nuovi e stratosferici aumenti dei costi dei servizi, di produzione e delle materie prime, interverrà un ulteriore elemento di preoccupazione cioè l’aumentata incertezza circa l’entità degli aumenti che da qualche tempo subiscono variazioni così repentine ed inaspettate al punto da determinare difficoltà gestionali di un pubblico esercizio, da un giorno all’altro, con fortissime ripercussioni, anche immediate, sull’occupazione quindi sui tantissimi giovani che ancora in questo settore trovano impiego, spesso precario ma comunque e pur sempre finalizzato anche all’apprendimento di un mestiere e di professionalità straordinarie che offrono tantissime opportunità di impiego, anche se forse ormai solo all’estero, purtroppo.
Fino ad oggi e ancora oggi, quindi, un estremo senso di responsabilità da parte della Categoria ha fatto si che tutti gli aumenti verificatisi negli ultimi anni fossero “assorbiti” dalle aziende e non riversati sui consumatori. Pertanto da parte nostra ci sentiamo di smentire le allarmanti notizie di questi giorni circa un immediato aumento del costo della tazzina di caffè al banco; aumenti che così repentini ed immediati, non ci saranno.
Partendo da Andria, dove il prezzo al banco della tazzina di ottimo caffè non supera da anni i 70/80 centesimi di euro, nonostante l’”accompagnamento” con l’immancabile acqua minerale servita in bicchiere di vetro, con tutti i più svariati e prestigiosi tipi di zucchero e dolcificanti a scelta piuttosto che da un gustoso cioccolatino artigianale, omai la comparazione tradizionale e storica che vorrebbe vedere uguale il prezzo della tazzina di caffè con quello del giornale è un ricordo che i giovani non conoscono neanche quindi obsoleto ed ormai da tempo impareggiabile.
Se è vero, però, che dagli inizi del 2014 non ci sarà aumento per il costo della tazzina di caffè, nelle Province di Bari e della Bat, è pur vero che lo stesso caffè servito al tavolino, nei locali stessi piuttosto che nelle strutture esterne ai locali ormai allestite per l’intero anno, condizionate d’estate e ottimamente riscaldate d’inverno, unitamente all’utilizzo di tavolini, sedie, posacenere e giornali di varia tendenza, tutti a completa disposizione, non può costare quanto costa al banco ed ecco che questo tipo di servizio aumenterà come è giusto che sia.
I nostri listino prezzi, quello presente in oltre il 90% dei bar di Andria, l’unico in bilingue realizzato nelle Province di Bari, della Bat e in quasi la totalità della Puglia e comunque per la prima volta in quasi tutta Italia già da anni, già riportano da sempre la possibilità per l’esercente di aumentare il prezzo delle consumazioni al tavolo fino al 100% ma questo, in realtà, non è mai avvenuto e tale aumento, se e qualora vi fosse in qualche singolo esercizio, non ha mai superato un’insignificante e ininfluente percentuale.
Tale percentuale, invece, oggi aumenterà e potrebbe anche arrivare alla sua aliquota massima cioè fino al 100% del prezzo dello stesso prodotto servito al banco, con un giusto riconoscimento di tutti i costi aggiuntivi che un servizio al tavolo, in struttura esterna al locale, nelle condizioni di comfort sopra enunciate, debba avere, giustamente.
Anche in questo caso crediamo, però, che ancora una volta prevarrà il senso di responsabilità quindi tali aumenti per questa forma di servizio non supererano percentuali ragionevoli rispetto al costo delle consumazioni al banco. Responsabilità, spirito di servizio, amore per il proprio territorio, senso di appartenenza e compartecipazione nelle difficoltà economiche delle famiglie, desiderio di non compromettere una sane, salutari e storiche abitudini socializzanti: ma tutto questo fino a quando potrà durare?
Di fronte ad istituzioni assolutamente inadeguate, improponibili e lontane dalla realtà economica, sociale e culturale dei territori è mai possibile che tutto il peso di tali aumentati costi debba sempre e solo ricadere sulle piccole imprese che non li riversano sui consumatori, mantenendo fermi i prezzi dei prodotti?
Tempo fa definimmo il 2013 l’anno della vessazione e dell’incertezza ed oggi siamo convinti che il 2014 potrebbe essere sin da ora definito l’anno della decimazione e della sconfitta definitiva per la piccola impresa italiana, quella che ha scritto intere pagine di bella storia passata che non tornerà più. Il 2014 sarà l’anno della scomparsa di quasi la totalità degli esercizi commerciali ed artigianali storici e di tradizione rimasti, con un enorme mole di ex lavoratori del commercio che continueranno ad alimentare la flotta degli abusi e del lavoro nero, con l’ulteriore umiliazione di vedere ormai definitivamente sparire non solo lunghe ed antiche oltre che prestigiose storie familiari di impresa e di sviluppo ma anche professionalità che con tanto amore e tanto spirito di sacrificio sono state formate nei decenni e che hanno fatto della nostra terra una terra di saperi, di sapori, di arti, di mestieri, di tradizioni, di cultura, di storia e di crescita collettiva.
Il piccolo commercio, quindi, destinato ad essere sempre di più rifugio della crescente disoccupazione, stanco ammortizzatore sociale ormai incapace di sopportarne l’enorme peso. Un’economia sempre più lasciata alla mercé di improvvisatori che investono il loro denaro in attività di vita brevissima che non supererà i due anni con un abbattimento quasi totale della qualità dei prodotti e la quasi scomparsa del made in italy con “l’affidamento” definitivo del nostro fragile mercato nelle mani dei produttori e commercializzatori esteri, che non sono più solo i cinesi che ormai da anni anche nel nostro Paese sono diventati i detentori della nostra economia e dominano il mercato, condizionandolo anche nella determinazione dei prezzi al consumo.
Tornando al prezzo della tazzina del caffè, per concludere, bisogna aggiungere che ci sono tantissimi altri elementi che potrebbero influenzarlo e se è vero come è vero che ci si aspetta proprio per questa tipologia di esercizi pubblici, aumenti della tassazione locale e centrale che potrebbe addirittura essere di oltre il 400%, con l’introduzione di ulteriori e improponibili elementi di tassazione aggiuntiva; se è vero che anche l’aumento imminente dei prezzi dei prodotti distribuiti a mezzo di apparecchi automatici a causa dell’aumento dell’aliquota i.v.a. applicata fino ad oggi è solo un’ulteriore e preoccupante segnale di quali e quante altre “novità” sono in cantiere per le piccole imprese della distribuzione e della somministrazione, allora le variabili diventano veramente tante e le nostre analisi fondate sulla conoscenza del mercato, sulla corretta elaborazione dei dati e sull’osservazione degli scenari economici e sociali potrebbe rivelarsi suscettibile di moltissime variabili. Quello che potremmo ritrovarci di fronte di qui a qualche mese potrebbe realmente rappresentare qualcosa di straordinariamente preoccupante quindi a prevalere, in questa delicatissima fase, sia comunque la prudenza e la speranza.
(Andria, 28 dicembre 2013, a cura