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Catanzaro: i bar riaprono ma così non va e qualcuno vuole chiudere di nuovo

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MILANO – Scendendo al Sud, sole, aria aperta, voglia di socializzare al bar ricordando i tempi in cui la distanza sociale non era neppure considerata, si riparte. Anche qui infatti è arrivata la tanto sognata Fase 2, dove la formula dell’asporto è andata a implementare quella della consegna a domicilio. I gestori si sono preparati a dovere: ora spetta ai consumatori una reazione positiva, sconfiggendo il timore del contagio. Leggiamo la notizia dal corrieredellacalabria.it a firma di Maria Rita Galati.

Catanzaro, prudente ma con la voglia di uscire

di Maria Rita Galati

CATANZARO – Si muove, il centro storico di Catanzaro, al sole di maggio che per pungere ha aspettato il primo giorno della Fase 2, l’atteso rallentamento delle misure restrittive varate dal Governo per il contenimento della diffusione del coronavirus. Torna il traffico, come un giorno qualsiasi.

Ma lungo i marciapiedi si rispettano le distanze di sicurezza, la maggior parte delle persone che circola indossa le mascherine ed evita gli assembramenti, ma non solo perché la polizia municipale e le forze dell’ordine vigilano sul rispetto delle ordinanze. Gli occhi si cercano, come i sorrisi che non si vedono. La voglia di fare due chiacchiere è tanta come quella di sorseggiare un caffè.

Sono tanti i bar che hanno deciso di tenere abbassate le serrande e non approfittare delle “aperture” sancite dal decreto della Presidenza del Consiglio del 26 aprile, allargate dalla contestata ordinanza della presidente della Regione che dal 29 aprile, salvo restrizioni comunali, prevede che la somministrazione avvenga attraverso il servizio con tavoli all’aperto.

Nel centro storico di Catanzaro sono soprattutto i bar con i dehors a scegliere di non aprire, mentre le piccole attività con pazienza giocano questa scommessa. Si sistemano sull’uscio con tanto di gel disinfettante a vista molti piccoli esercenti che ritrovano l’affetto dei clienti, pronti a sopportare l’asporto del caffè, pur di assaporarne l’aroma e sostenere il barista di fiducia.

E’ il caso del microcosmo di piazza Roma, che ruota attorno al “Bar One” di Salvatore Rotundo, giovane e volenteroso barista che in pochi mesi dall’apertura, l’anno scorso, era riuscito a ritagliarsi una affezionata clientela.

«Resteremo aperti due-tre giorni poi vediamo – afferma -. Aprire così non ha molto senso, perché si svilisce anche la stessa funzione e la stessa filosofia del bar. Quello che non riusciamo a comprendere è perché i bar hanno tutte queste limitazioni e invece altri esercizi, come le edicole, che pure sono frequentati, invece non le hanno».

A metà mattina si contano al massimo venti scontrini anche in un altro bar molto apprezzato nel cuore del centro, ad un passo dalla facoltà di Sociologia, dal liceo artistico e dagli uffici della Questura: è il “Bar dell’Angolo” di Salvatore Miniaci.

«Questo nuovo inizio è stato un po’ duro, abbiamo fato pochi scontrini – spiega -. Per la verità non avevamo tutta questa intenzione di aprire a queste condizioni ma si deve pure dare un segnale, speriamo comunque che nei prossimi giorni ci sia una ripresa più complessiva».

Tra le attività che riaprono si conta anche la Buvette della Provincia di Catanzaro, che oltre a servire i dipendenti di Palazzo di Vetro è un punto di riferimento per gli uffici, le banche e tanti residenti nel circondario di Piazza Prefettura per l’ottima cucina che riprende a funzionare sempre con modalità di asporto.

«Riapriamo rispettando norme e prescrizioni – affermano Gianni De Lucia e Gianluca Fiorentino (nella terza foto) –. Continueremo a portare il caffè e il pranzo su ordinario, riaprire significa anche garantire un servizio, marcare una presenza, anche dal punto di vista sociale. Iniziamo, vediamo come vanno le cose».

Ripartiamo, insomma, senza grandi aspettative se non quelle di capire cosa fare per ritrovare una normalità che consenta prima di tutto di tenere aperte le proprie attività, così duramente messe alla prova dall’emergenza economica che sta rubando la scena a quella sanitaria raddoppiando le preoccupazioni e la paura per il domani che verrà, pieno di sole quanto di incertezze.

 

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