MILANO – Il settore della distribuzione automatica è un altro che ha subito gravemente gli effetti del Coronavirus. Le perdite stimate sono state importanti e ancora non hanno smesso di crescere. Ma aziende come Illiria hanno fronteggiato la crisi nel tentativo di limitare i danni e organizzando i lavori senza fermarsi totalmente. Adesso, con l’inizio della Fase 2, una nuova sfida a ridisegnare ancora una volte le prospettive. Leggiamo dal sito ilfriuli.it, che cosa sta mettendo in campo questa azienda.
Illiria: la ripartenza in Friuli
Tra i protagonisti silenziosi delle lunghe settimane di confinamento da Covid-19, ci sono sicuramente i lavoratori e le aziende della distribuzione automatica, settore che è stato ritenuto essenziale fin dall’inizio dell’emergenza e che si è dovuto riorganizzare nel giro di pochissime ore per garantire il rifornimento puntuale dei distributori di bevande e snack a ospedali, forze dell’ordine; operatori delle case di riposo e a tutte le aziende rimaste attive.
Contemporaneamente, già a fine febbraio, l’emergenza epidemiologica aveva colpito duramente il comparto
Molto ben rappresentato in Friuli Venezia Giulia e con una leadership italiana a livello europeo che vale 4 miliardi di euro, 3mila aziende di gestione e 30mila addetti. Con la chiusura delle scuole e delle università, seguita da quella delle imprese; una perdita – in Italia – di 16 milioni di euro a settimana, confermata anche da Mario Toniutti. Vicepresidente nazionale di Confida e direttore generale del gruppo friulano Illiria.
“Non ci siamo mai fermati”, spiega Toniutti, “consapevoli del nostro ruolo e del contesto pericoloso in cui dovevamo operare, anche umanamente è stata una prova forte. Dalla nostra avevamo la sicurezza di protocolli che da sempre garantiscono la totale igiene del distributore e dei prodotti in esso contenuti.
Con l’emergenza abbiamo deciso di intensificare ulteriormente le sanificazioni; dotare il personale di specifici dispositivi di protezione e implementare la tecnologia con una app che elimina gli assembramenti e l’uso di denaro contante nell’area break”.
In meno di 72 ore Illiria è stata capace di riorganizzare il lavoro in Friuli così come su tutto il territorio italiano (in totale, l’azienda ha nove sedi operative, ndr)
Passando da 178 rotte giornaliere a 85, con un numero ridotto di addetti che hanno dovuto lavorare con la massima flessibilità e indossando protezioni sicuramente onerose dal punto di vista fisico.
La sfida ora è confrontarsi con la nuova normalità
I primi a riaprire i distributori automatici sono stati i grandi gruppi industriali, che ben comprendono l’importanza di offrire una pausa rigenerante e sicura, oggi più di sempre.
Non solo caffè e snack: dalle spirali del distributore ora usciranno anche mascherine, guanti e gel igienizzanti per avere in qualunque momento e luogo i corretti dispositivi di protezione.
“Il settore del vending – osserva Toniutti – abituato a lavorare dietro le quinte, diventa oggi lo strumento principale per offrire ristoro e sicurezza senza vincoli. Gli investimenti che abbiamo fatto nell’innovazione tecnologica stanno offrendo un’opportunità eccezionale a tutti i nostri clienti così come all’utente finale”.
Situazione più complessa, invece, sul fronte dei canoni concessori e demaniali
Che Illiria e le aziende del vending continuano a pagare – con pochissime eccezioni – anche se le vending machine sono rimaste chiuse per mesi. “Confida, l’organo ufficiale del nostro settore – conclude Toniutti – ha provveduto a informare di ciò lo stesso ministro dell’economia Roberto Gualtieri. Ritengo che la riduzione o l’annullamento del canone non sia solo etica, ma debba diventare la condizione imprescindibile per garantire il servizio che offriamo secondo le nuove disposizioni e i nuovi bisogni di aziende e utenti”.