Non sarà una guida pro forma. No, no sarebbe nello stile di Riccardo Illy (foto). Che ha tutta l’intenzione di dare un segno distintivo alla Commissione paritetica Stato-Fvg, segno che andrà dalle questioni finanziarie a nuove competenze da guadagnare.
In stand-by dal 2008 oggi l’ex governatore torna a una carica pubblica. E subito spazza via i dubbi di chi vede nella sua rentrèe un trampolino di lancio verso altri incarichi. A Roma. Illy guiderà la Paritetica, anche se manca l’ufficialità.
E il suo stile si rivede subito: «Al momento sono componente della commissione e non dò mai nulla per scontato». Fa sapere anche che i suoi interlocutori saranno il governo e la presidente della Regione, non i cittadini, «quindi parlerò poco, meno di quanto facessi da presidente». E non era molto.
Presidente, perché ha accettato l’incarico?
«Prima di tutto devo ringraziare il ministro Graziano Delrio e la presidente Serracchiani per la fiducia riposta in me. Ho accettato per l’importanza della Commissione. E ho accettato la “chiamata” del ministro Delrio per puro spirito di servizio, per rendere un buon servizio al Fvg. Non ci sono altre motivazioni».
Che obiettivo si pone?
«È presto per dirlo. Attenderò gli input del ministro e della presidente per fissare gli obiettivi».
Quale ruolo deve avere la Paritetica?
«Diversi. Il primo è il rapporto finanziario tra lo Stato e il Fvg, che non può essere a senso unico. Le risorse dalle entrate sono diminuite. Lo Stato però chiede sempre nuovi contributi alla Regione per risanare le casse pubbliche, mentre la Regione ha accettato di avere i soldi che spettano al Fvg sulle compartecipazioni in più anni. Invece di rinunciare ai quattrini sarebbe stato possibile ottenere nuove competenze da gestire. E poi va verificato se sul piano delle minoranze linguistiche le nostre competenze sono state utilizzate in modo completo, anche perché sono la vera motivazione per la quale ci è stata attribuita l’Autonomia».
Quali nuovi compiti deve avere il Fvg?
«Preferirei che per prima si esprimesse la presidente. E poi basta guardare le competenze acquisite dalle altre Regioni a statuto speciale che il Fvg ancora non ha. Dai compiti complessivi sui trasporti all’energia fino alla gestione autonoma della cassa integrazione, come avviene nelle Province autonome di Trento e Bolzano».
Pensa anche lei che il patto Tondo-Tremonti sia scellerato?
«Non ho elementi puntuali per dirlo, ma a mio giudizio invece di rinunciare a risorse quello poteva essere il momento per avere nuove competenze. Anche perché ho la presunzione di sapere che il Fvg le gestirebbe meglio di quanto fa lo Stato».
Ci racconta perché un mese e mezzo fa ha detto “no” alla nomina della Regione nella Paritetica?
«Non avete scritto cose molto lontane dalla verità. E comunque, il passato è passato».