MILANO – Il caffè arabica continua ad andare in controtendenza confermandosi la più volatile fra le principali commodity in questo inizio d’anno. La settimana scorsa, il contratto per scadenza maggio era tornato in area 120 centesimi, chiudendo martedì 3 marzo, a 120,20 centesimi, non lontano dai massimi di gennaio. Poi, la caduta, accelerata dai timori per il paventato impatto negativo del Covid-19 sugli scenari globali di crescita, oltre che dallo svalutarsi della moneta brasiliana.
In tre sole sedute sono stati bruciati tutti i guadagni dei 10 giorni precedenti e il benchmark ha così concluso la prima settimana di marzo a 107,40 centesimi: -1.480 punti, pari a una svalutazione del 12,1%, sotto il già citato massimo di martedì scorso.
Il peggior tonfo, per la borsa newyorchese, dallo scorso mese di ottobre.
La scarsa propensione al rischio ai tempi del Coronavirus sembrava destinata a riprendere il sopravento.
Ma già all’inizio di questa settimana, il trend si è nuovamente invertito, complice la ripresa dei prezzi del greggio, che ha trainato al rialzo le altre materie prime.
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