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RAPPORTO ICO – Nuovi ribassi sui mercati del caffè. L’indicatore composto sotto la soglia del dollaro

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MILANO – Non cambia il copione sui mercati internazionali del caffè. Come evidenziano le cifre del report mensile dell’Ico, anche a novembre lo scenario è stato quello di un calo generalizzato dei prezzi, più marcato per gli arabica (soprattutto gli altri dolci) e parzialmente più contenuto per i robusta.

La media mensile dell’indicatore composto ha registrato la quarta flessione consecutiva (‐5,6%) attestandosi a 100,99 centesimi/lb.

Si tratta del livello più basso dal maggio del 2007, quando l’indicatore mensile segnò un valore di 100,09 centesimi.

Per quasi tutta la prima decade e parte della seconda, l’indicatore giornaliero si è mantenuto sotto la soglia, psicologicamente significativa, del dollaro per libbra.

Gli arabica evidenziano il trend negativo più spiccato. Colombiani dolci e brasiliani naturali arretrano rispettivamente del 6,9% e del 6,4%, ai minimi da luglio e maggio 2007.

New York (media della seconda e terza posizione) del 6,8%. Gli altri dolci del 5,2% (minimo da dicembre 2008).

Grazie a un parziale recupero nella seconda metà del mese, l’indicatore dei robusta ha limato le perdite chiudendo a 79,71 centesimi (-4,8%), comunque ai minimi da giugno 2010.

Londra infine segna un calo del 5,6%.

La ripresa produttiva in Colombia e i problemi causati dalla ruggine del caffè in centro America hanno ristretto ulteriormente la forbice tra colombiani dolci e altri dolci.

Quasi dimezzato, rispetto al mese precedente, il differenziale (2,63 centesimi, contro i 5,13 di ottobre), che tocca i minimi da maggio 2008.

Il 25 novembre, lo scarto tra i prezzi giornalieri delle due tipologie si è pressoché annullato (appena 0,26 centesimi).

Il crollo dei prezzi ha indotto i governi di Brasile e Colombia ad adottare nuove misure a sostegno del settore (moratoria sui debiti in Brasile, conferma del Programma di protezione dei redditi dei produttori di caffè – Pic, in Colombia).

Il rapporto ricorda inoltre proposta avanzata in Vietnam dal minagricoltura di costituire uno stock temporaneo pari a circa un quinto del nuovo raccolto.

In uno scenario di prezzi depressi, il report tenta di instillare qualche elemento bullish.

L’annata 2012/13 ha visto un surplus di offerta, con raccolti abbondanti nei principali paesi produttori, che hanno consentito, sia ai paesi esportatori che ai paesi importatori, di reintegrare le scorte spingendo così i prezzi al ribasso” si legge nel paragrafo introduttivo.

Tuttavia, le prime indicazioni relative all’anno solare 2013 lasciano intendere che i consumi cresceranno ancora.

Con il Brasile nell’anno negativo del ciclo biennale e le prospettive incerte di alcuni paesi dette scorte saranno probabilmente necessarie per soddisfare la domanda.

Infine, le stime dei danni arrecati dalla ruggine del caffè ai raccolti dell’America centrale indicano un’ulteriore perdita del 9,7% per il 2013/14, che ridurrebbe il dato sulla produzione regionale a circa 11,2 milioni di sacchi”.

Precisiamo che il dato sopra indicato è stato ipotizzato dal direttore dell’Istituto del caffè della Costa Rica Ronald Peters, nel corso di un seminario web organizzato dall’Associazione nazionale del caffè degli Stati Uniti (Nca).

Va detto peraltro, che l’Ico non ha ancora formulato alcuna previsione sulla produzione mondiale 2013/14.

Né ha provato a immaginare di quanto potrebbe essere inferiore al raccolto record del 2012/13, stimato in 145,2 milioni di sacchi.

Lascia infine intravedere un possibile calo produttivo in Vietnam, dove il nuovo report semestrale di Usda (diffuso in questi giorni) prevede invece un raccolto record da 29 milioni di sacchi, grosso modo in linea con le stime del commercio.

Non va poi dimenticato che sui calcoli e sulle scommesse dei trader sui mercati a termine incide, sin d’ora, la prospettiva di un raccolto brasiliano 2014/15 nuovamente da record.

Dopo una sintetica analisi dei dati sull’export di ottobre, il report cita brevemente alcune statistiche provvisorie riguardanti il primo semestre 2013, relative a importazioni e consumi apparenti nei principali mercati.

I positivi sviluppi osservati in Ue, Usa e Giappone (da verificare comunque con dati più dettagliati e definitivi) lasciano intravedere un andamento favorevole sui 12 mesi, che unito al trend di espansione in atto nei mercati dei paesi produttori dovrebbe mantenere il tasso di crescita dei consumi mondiali, anche per quest’anno solare, al 2-2,5%.

L’andamento sostenuto dell’export in questi ultimi anni ha contribuito al reintegro degli stock dei paesi importatori.

Le scorte di Ue, Usa e Giappone, a giugno 2013, sono stimate rispettivamente in 6,4, 5,2 e 2,8 milioni di sacchi.

Da notare l’andamento discorde delle scorte certificate nei due principali mercati borsistici.

Sostanzialmente stabili – a circa 3 milioni di sacchi – quelle dell’Ice.

Ai minimi storici quelle del Liffe: appena 766.000 sacchi, contro 1,82 milioni a novembre 2012 e, addirittura, 5 milioni nello stesso mese di due anni fa.

Il testo originale in lingua inglese del report è disponibile a questo link.

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