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Come funziona il misterioso mondo delle soft commodities

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MILANO – Ecco il primo di una serie di articoli per cercare di spiegare anche ai neofiti il mercato delle soft commodities, mercato antichissimo ma non molto seguito dagli operatori individuali. Questo articolo vuole essere un cappello introduttivo a questo mondo.

In questo spazio parleremo di un particolare settore delle materie prime ovvero quello delle Soft commodities.

Di questo gruppo fanno parte il cacao, il caffè, l’orange juice , lo zucchero più il cotone e il legname , ragione per la quale più precisamente si può chiamare l’insieme anche come Fiber/Softs .

I mercati più importanti dove sono quotati i futures che fanno riferimento a queste materie prime sono l’ICE , il CME , il LIFFE , il BMF e il TGE . L’ICE ( Intercontinental Exchange, titolo quotato sul NYSE ), è il mercato di riferimento delle Softs e quello che ha rivoluzionato antiche consuetudini quando nel 2007 acquisì il vecchio NYBOT.

In molti ricorderanno i pits newyorkesi visti nel film “Una poltrona per due” dove Eddie Murphy e Dan Aykroyd si lanciarono nel finale in uno spettacolare trade sull’orange juice alla vecchia maniera delle grida ( open outcry ).

Soft commodities: di tutte quelle forse le uniche rimaste ormai sono quelle delle opzioni, il resto viene ormai tutto contrattato in elettronico

La fossa del film aveva già subito una tragica fine nel settembre del 2001 in quanto la sede del NYBOT era situato nelle Torri gemelle del World Trade Center collassate in seguito all’impatto con gli aerei di linea dirottati.

Sull’ICE Future US vengono trattati il Coffee C , il Cocoa , il Cotton No.2 , lo Sugar No 11 e il FCOJ-A ovvero il famoso Orange juice.

Il CME , ovvero la più grande borsa derivati del mondo, è la casa del poco scambiato contratto sul Random Lenght Lumber.

Sempre sul circuito elettronico Globex del CME tra le NYMEX SOFTS ritroviamo gli stessi futures dell’ICE, listati a suo tempo per cercare di far concorrenza e un dispetto all’avversario che tempo prima ancora come NYBOT aveva diviso gli spazi col NYMEX prima di venir comprato in maniera turbolenta dall’ICE.

Il tentativo bisogna dire è stato e continua ad essere fallimentare e gli scambi sui futures alternativi suklle soft commodities sono quasi nulli

Il mercato londinese del LIFFE ( London International Financial Futures and Options Exchange ) oggi parte del megagruppo NYSE-EURONEXT , chiuse i suoi pit sin dal 2000 , “un’altra tradizione della City che se ne va” scriveva The Indipendent nel novembre di quell’anno http://www.independent.co.uk/news/business/news/open-outcry-a-way-of-liffe-ends-today-623569.html .

Da allora sia le opzioni che i futures sul Cocoa, Robusta Coffee e White Sugar sono scambiati sul circuito elettronico del LIFFE CONNECT.

Sull’emergente borsa del BM&FBovespa quota l’Arabica Coffee ( type 4 e 5) , future da tener presente perché il Brasile è il più grande produttore mondiale di caffè.

Punto di riferimento per l’Asia è il TGE (Tokyo Grain Exchange ) dove scambiano l’Arabica e il Robusta Coffee e il Raw Sugar .

Il misterioso mondo delle soft commodities (2° parte)

In questa seconda parte ci soffermiamo sulla particolarità e sulle regole che riguardano i futures del settore.

Che cosa sono i futures delle soft commodities

I futures sulle materie prime hanno alcune particolarità che li distinguono dalle altre categorie di futures. Le caratteristiche tecniche principali sono ordinarie: l’acquisto o vendita di un contratto implica l’impegno ad acquistare o vendere una determinata materia prima ad una certa data futura, per un certo prezzo.

Sui futures è possibile assumere posizioni in acquisto (operatività long) o in vendita (operatività short).

Mentre non c’è il tetto al prezzo massimo che una materia prima può raggiungere, dal lato opposto c’è sempre un limite al ribasso ( floor ) perché ovviamente bisogna considerare il costo di produzione che non è comprimibile più di tanto, nonostante i possibili eccessi di speculazione ribassista.

Gli obblighi contrattuali di un contratto futures possono essere ottemperati in due modi:
– acquistando o vendendo realmente la materia prima;
– prendendo sul mercato una posizione opposta a quella iniziale (offsetting).

Ad esempio, se si acquista un contratto sul caffè è possibile chiudere la posizione esercitando il diritto all’acquisto, ovvero chiedendo la consegna fisica del sottostante.

Vendere le soft commodities

L’altro modo , molto più comune, per chiudere la posizione è di vendere lo stesso contratto prima di un determinata data chiamata First Notice Day, andando flat e liberandosi di ogni impegno contrattuale.

Questa estrema semplicità nell’assumere e chiudere posizioni sul mercato deriva dal fatto che i contratti futures sono standardizzati, cioè hanno delle caratteristiche predefinite che permettono all’acquirente ed al venditore della merce di operare senza alcuna trattativa su qualità, quantità, modalità di trasferimento della merce.

Operando, ad esempio, sul futures del cacao ICE sappiamo che ci stiamo impegnando ad acquistare o vendere 10 tonnellate di cacao proveniente da un definito gruppo di nazioni produttrici.

La quantità che compone un contratto futures è indivisibile ed è la minima quantità scambiabile.

Ogni contratto prevede ovviamente anche una oscillazione minima di prezzo (il “tick”)

Sempre facendo l’esempio del cacao ICE il tick minimo del prezzo è di 1.00$ per tonnellata equivalente a un valore 10$ per contratto.

Alcuni contratti hanno anche dei limiti di oscillazione durante la seduta di Borsa onde evitare che eventi esogeni possano causare repentine variazioni di volatilità.

Sull’ICE hanno daily price limit il Cotone, 3 cents sopra o sotto il riferimento del giorno prima e limite soggetto ad espansione in certe circostanze ( vd Cotton Rule 10.09) , e l’Orange Juice, 10 cents sopra o sotto il riferimento del giorno prima e anche questo può essere amplianto a seconda delle circostanze ( vd FCOJ Rule 13.08).

Quando il prezzo del Cotone o dell ‘OJ raggiunge il limite della banda di oscillazione il mercato chiude in “limit up” o “limit down” , e questa è storia molto recente nel caso del cotone.

In queste situazioni l’unico modo per correggere una posizione che resta agli operatori è quello di costruirsi nel modo migliore possibile, un future sintetico con le opzioni.

In circostanze estreme la pressione in vendita o acquisto è talmente forte che può succedere di avere più giorni consecutivi senza scambi perché si raggiunge il limit già in apertura.

Il grafico al link sotto mostra l’andamento tumultuoso del Cotone dicembre 2010, le chiusure in limit up e down sono ravvisabili nelle ultime candele http://futuresource.quote.com/charts/charts.jsp?s=CT%20Z0&o=&a=D&z=800×550&d=LOW&b=CANDLE&st=

Dato che, per evidenti motivi, all’avvicinarsi del mese di consegna il prezzo future tende a coincidere con il prezzo spot, al fine di evitare discrepanze tra i prezzi, oggetto di operazioni di arbitraggio, i limiti di oscillazione possono essere eliminati nelle ultime settimane di contrattazione.

L’assunzione di una posizione (long o short) implica, come per tutti i futures, il versamento di un margine iniziale (initial margin).

Se poi la posizione rimane aperta per più giorni viene richiesto il versamento di un margine di mantenimento (maintenance margin).

Per i derivati in oggetto è particolarmente importante la data delle scadenze

Sul mercato dell’ICE la scadenza più importante per chi opera con finalità speculative è senz’altro il First Notice Day.

Il trader dovrà chiudere il suo long entro il FND per non essere soggetto alla consegna del sottostante, agli sbadati penserà il broker di competenza che agirà con le buone prima ricordando una settimana prima della scadenza in arrivo e con le cattive alle fine chiudendo d’ufficio la posizione.

Vi è poi il Last Trading Day che è l’ultimo giorno di vita effettivo del contratto e infine il Last Notice Day.

I calendari delle scadenze variano a seconda della materia prima considerata e sono disponibili sui siti delle borse merci del caso

Nel caso del Cacao ICE il First Notice Day è dieci business days prima del primo giorno lavorativo del mese di delivera, il Last Trading Day è il business day prima del Last Notice Day, il Last Notice Day è dieci giorni lavorativi prima dell’ultimo giorno lavorativo del mese di delivera, fine dello scioglilingua ! https://www.theice.com/productguide/ProductDetails.shtml?specId=7

Andando a considerare i contratti del Liffe si riscontra invece che non c’è il First Notice Day e chi vuol quindi consegnare o richiedere il sottostante lo può fare nel Notice day/ Tender day secondo le regole specificate.

Prendendo il caso del Cacao Liffe si ha quindi un Last trading day che è l’ultimo giorno di scambi sul contratto considerato, che è undici business days immediatamente prima dell’ultimo giorno utile del mese di delivera alle 12.00, e il Notice day/ Tender day che è il giorno lavorativo immediatamente dopo il Last trading day.

http://www.euronext.com/trader/contractspecifications/derivative/wide/contractspecifications-2864-EN.html?euronextCode=C-LON-FUT

Terza parte

Continua l’excursus sui mercati delle soft commodities da parte di fleursdumal: per le prime due parti dovete andare sopra.

I partecipanti al mercato delle commodities si possono suddividere per comodità in quattro categorie: speculatori, hedgers , arbitraggisti e market makers.

Lo speculatore cerca di ottenere un profitto nell’anticipare un cambio dei prezzi nella direzione scelta

Facendo un esempio, se il caffè dicembre 2010 sta trattando a 180c e il trader si aspetta un rialzo sino a 200c , quel trader andrà long sul future.

Lo speculatore non avrà mai l’intenzione di prendere la consegna del caffè a dicembre , ma comunque chiuderà la sua posizione prima del notice day .

Se nel corso degli eventi il prezzo del caffè sale a 190c e lo speculatore decide di prendere profitto allora il suo guadagno sarà di 3750$ a contratto.

Se invece le sue previsioni si rivelano errate e i prezzi scendono a 175c con il first notice day incombente lo speculatore ha due opzioni tra cui scegliere:
– ammettere lo sbaglio e chiudere la posizione prendendo una perdita di 1875$ a contratto;
– insistere nel trade in attesa di sviluppi e allora rollare la posizione, ovvero chiudere il long sul contratto dicembre e aprire contestualmente un altro long sul contratto marzo con un calendar spread order.

Gli hedgers sono quelle figure che hanno la necessità di coprirsi dai rischi del mercato (hedging ), siano essi coltivatori che vogliono fissare ( lock in ) il prezzo del loro raccolto o mercanti, industriali che vogliono bloccare il prezzo da pagare per quel raccolto.

Facciamo l’esempio di un produttore di cotone

Ad aprile egli stima che il suo raccolto sarà verosimilmente vicino alle 200000 libbre.

Il prezzo cash al momento è di 95c per libbra, un prezzo molto buono ma di cui il produttore non può approfittare perché la raccolta non sarà terminata che a novembre.

Il future del cotone dicembre si colloca a 85c/lb e il produttore crede che il prezzo sia troppo ottimistico in quanto si aspetta un grosso incremento nella produzione americana come conseguenza degli alti prezzi del cotone.

Confronti storici indicano che i prezzi cash novembre-dicembre nella regione del produttore tendono ad essere in media circa 2-4c sotto il prezzo del future dicembre ( la differenza tra cash e future è chiamata basis ).

Quindi il produttore vendendo il future cotone dicembre a 85c/lb , può bloccare (lock in ) il suo raccolto a un prezzo cash di circa 81-83c.

Dato che il produttore crede che i prezzi saranno significativamente sotto gli 80c/lb per il tempo del raccolto, decide di vendere 3 future dicembre sull’attesa vendita del suo raccolto ( sell hedge ).

Tre contratti future rappresentano 150000 pounds di cotone , tre quarti del supposto raccolto.

Il produttore non copre l’intero raccolto

Perché la situazione è ancora incerta e se il tempo fosse inclemente la resa potrebbe ridursi di più del 25%.

Per evitare l’over hedging del raccolto, un trade che lascerebbe il produttore con una posizione netta short, quest’ultimo decide prudentemente di vendere solo 3 contratti.

Se il produttore indovinasse perfettamente il corso degli eventi e i prezzi cash del cotone scendessero a 72c per dicembre il future dicembre sarebbe all’incirca in zona 75c .

Il produttore quindi venderebbe il suo raccolto cash a 72c e in più realizzerebbe anche un profitto di 10c/lb sulla sua posizione future e cioè 15000$ considerando i tre contratti.

L’hedging comunque non è detto che sia sempre favorevole.

Se nel caso indicato le proiezione del coltivatore si fossero rivelate sbagliate e a dicembre si ritrovasse a vendere il suo raccolto al prezzo migliore del previsto di 92c/lb , egli si ritroverebbe con una perdita di 10c/lb sulla sua posizione future.

L’effettivo prezzo di vendita su quella parte di raccolto sarebbe comunque sempre di 82c/lb.

La bontà dell’hedging è quella di dare al produttore una vasta gamma di strategie di marketing.

Se preferisce affidarsi alla buona sorte può sempre aspettare di terminare il raccolto prima di vendere il cotone.

La possibilità di rivolgersi al mercato future amplia il suo ventaglio di azioni. Dandogli l’oppurtunità di bloccare il prezzo in ogni momento. Proteggendosi dalle fluttuazioni impreviste del mercato. Un altro gruppo di partecipanti al mercato è quello degli arbitraggisti.

L’arbitraggio

L’arbitraggio consiste nel bloccare un profitto privo di rischio entrando simultaneamente in posizioni su due o più mercati.

Nel settore delle soft commodities sono frequenti gli arbitraggi tra il cacao quotato all’ICE in dollari e il cacao del Liffe espresso in sterline , sfruttando disallineamenti tramite il tasso di cambio dollaro/sterlina ( cable) o spike improvvisi in uno dei due mercati.

Nel caso si entra contemporaneamente long per esempio sul cacao ICE e short sul cacao LIFFE, per uscire poi con profitto quando la situazione si ristabilisce.

Queste opportunità di arbitraggio non durano mai a lungo in quanto le forze del mercato moderno ribilanciano gli squilibri con meccanica efficacia.

Nei mercati meno liquidi c’è infine la presenza dei market makers , grossi operatori appartenenti di solito a banche d’affari scelte dalla borsa merci in questione, che si incaricano di portare liquidità nel book del contratto del caso, producendo quasi continuamente una certa quantità di contratti in vendita o acquisto a determinati intervalli di prezzo.

Li si può notare di solito aprendo le maschere di diverse scadenze della stessa materia prima in quanto espongono e manovrano stesse quantità di futures (size) su determinati livelli per cercare di mantenere regolari i calendar spread , differenze di prezzo tra scadenze diverse.

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