MILANO – La tradizione è la più dura a morire, soprattutto quando parliamo di caffè e, ancora di più, se pensiamo alla caffettiera che da sempre ha riempito le case degli italiani. Buone notizie arrivano per la moka che, nonostante il suo avversario più agguerrito, la capsula, ancora non molla la presa. Anzi, resiste alla prova del tempo. Vediamo lo stato di salute di questo metodo di preparazione domestica, dall’intervista all’amministratore delegato di una delle aziende che continua a puntare su questo antico strumento, Segafredo Zanetti, di Micaela Cappellini per ilSole24ore.
Moka o capsule? La prima è ancora nel cuore degli italiani
Non c’è niente di più nuovo del ritorno all’antico. Ed è esattamente questa la strategia che Segafredo Zanetti si è data per i prossimi tre-cinque anni: puntare sulla tradizione delle torrefazioni. E scommettere tutto sulla vecchia moka.
Una scelta controcorrente, nell’era del caffè in capsula? «In realtà non si tratta d’altro che di una scelta che rispecchia il mercato». Spiega così Daniele Boscaro, amministratore delegato di Segafredo Zanetti. E racconta che qualche mese fa l’azienda emiliana ha condotto uno studio approfondito per mappare i consumi italiani di caffè.
Ne è uscito un risultato sorprendente, a dispetto di quello che tutti pensano, indotti anche dalla pubblicità: «Su 16,5 milioni di famiglie che vivono nel nostro Paese – racconta Boscaro – il 90% utilizza ancora la vecchia moka per fare il caffè. Inoltre dei restanti sei milioni di famiglie che possiedono la macchina a capsule, soltanto un milione usa solo quella. Mentre gli altri cinque milioni di famiglie alternano la macchina alla vecchia caffettiera. Cioè non rinunciano alla moka».
Insomma, le tanto reclamizzate capsule per fare il caffè a casa come al bar sono la scelta di una minoranza. Peraltro tutta cittadina e del nord
Infatti, di quel milione di famiglie con la macchinetta espresso in cucina, confessa l’amministratore delegato di Segafredo Zanetti, 500mila vivono tutte a Milano. «Ecco perché abbiamo resettato la nostra mente e abbiamo deciso di rilanciare sul canale della grande distribuzione con una gamma completamente rinnovata. Ovvero 12 ricette di caffè, dalle più tradizionali alle miscele monorigine; fino alle ricercate 100% arabica, tutte rigorosamente per la moka.
Anche il packaging è stato rinnovato, e in qualche caso abbiamo reintrodotto il cosiddetto soft pack, il pacchetto morbido. Come quello che si usa nelle vecchie torrefazioni per intenderci».
La capsula non sembra destinata a soppiantare la vecchia moka
Ma alla capsula un marchio come Segrafedo Zanetti non può rinunciare completamente. Almeno se nei prossimi anni vuole puntare di più sul segmento della grande distribuzione: «Le 12 nuove ricette saranno disponibili anche in capsule compatibili con Nespresso, A Modo Mio è Dolce Gusto. In modo da avere un’offerta uniforme», aggiunge Boscaro.
Nonostante questa nuova volontà di puntare con più decisione sui consumi casalinghi, Segafredo Zanetti resta sinonimo di caffè al bar: «Con 11mila esercenti serviti – spiega l’amministratore delegato – in questo segmento in Italia siamo leader di mercato. Mentre nella grande distribuzione abbiamo una quota di mercato decisamente più piccola, intorno al 3% a valore.
Dei 107 milioni che abbiamo fatturato l’ anno scorso, il 60% provengono dal segmento bar. E per quest’anno ci aspettiamo un risultato piuttosto simile sia per quote che per incassi».
Se la parte più nuova della strategia Segafredo Zanetti riguarda la grande distribuzione, anche sul segmento bar qualche novità è in arrivo per il 2020
Sempre all’ insegna del ritorno all’ antico: «Abbiamo già iniziato a testare un ritorno alle origini con il concetto di bar-torrefazione. – spiega Boscaro. – In alcuni punti vendita abbiamo già aggiunto la parola “torrefazione” nel logo, accanto al marchio. E abbiamo creato l’angolo del caffè torrefatto: chi vuole, dopo aver bevuto la sua tazzina, può scegliersi la miscela e portarsi a casa il pacchettino».
Quello del caffè oggi è un comparto molto dinamico, e non soltanto per l’ invenzione delle capsule
«A investire in questo mercato oggi sono arrivate le grandi aziende – spiega Boscaro – Coca Cola, per esempio, ha recentemente acquisito Costa Caffè. Mentre la Nestlé ha fatto l’accordo con Starbucks».
E tutto questo porterà cambiamenti anche in Italia: «Credo che porterà a una concentrazione degli attori e a una naturale selezione delle aziende», ammette Boscaro.
Segafredo Zanetti è pronta, a buttarsi nella mischia? «Al momento non abbiamo acquisizioni aperte in Italia, ma mai dire mai».