GORIZIA – I rincari della tazzina sono avvenuti in tutta Italia, ma a Gorizia hanno suscitato l’irritazione di un utente speciale: il presidente della Camera di Commercio che ha bacchettato gli esercenti con una serie di argomenti economici e politici.
Sicuramente “qualcosa di diverso” c’è a Gorizia ma non perché nella tazzina sia sta inserita chissà quale sostanza. A scatenare travasi di bile è il rincaro di 10 centesimi. Che parecchie persone non sopportano, viste le tante telefonate ricevute in redazione.
L’aumento è stato malsopportato anche da Emilio Sgarlata, non uno qualunque ma il presidente della Camera di commercio di Gorizia: dopo la “bacchettata” alla Confcommercio su Tiare shopping, oggi ne arriva un’altra e proprio a colui (Gianluca Madriz) che è destinato a sostituirlo alla guida dell’ente camerale.
«Non è il problema dei 10 centesimi. Il problema è che l’aumento è quasi del 10%: ben superiore all’Iva e al tasso di inflazione», argomenta Sgarlata.
Che aggiunge: «E poi, non è bello il “cartello” che si è formato. C’è un libero mercato? Allora, ogni bar decida il da farsi: applichi l’aumento se ritiene di farlo, può anche decidere di rincarare maggiormente, oppure lasciare tutto inalterato. Perché? Perché ogni attività ha un suo bilancio. Non ci si può mettere d’accordo e aumentare tutti (o quasi) contemporaneamente. E la concorrenza?».
Reazioni (interessate) arrivano anche da Gianni Orzan che si occupa di distributori automatici di caffè. In una lettera al giornale molto articolata fa un ragionamento sui costi della materia prima. Nei giorni scorsi, infatti, Madriz aveva motivato il rincaro anche a causa degli aumenti del prodotto “grezzo”.
«Un buon caffè espresso si fa con 6, 7 grammi di caffè. Quasi da non credere ma in Italia ci sono più di mille imprese torrefattrici che, con capacità, elaborano le loro miscele di caffè arabica o robusta e le sottopongono al gusto del consumatore. Vengono offerte agli esercenti – scrive Gianni Orzan – con prezzi che partono da circa 5 euro fino ad arrivare ai 24 se vogliono che sia il torrefattore a sopportare l’onere della fornitura della macchina e la sua manutenzione, quando ha bisogno di riparazioni. Quindi, i sette grammi di materia prima possono costare per ogni consumazione dai 3 centesimi e mezzo ad un massimo di 16,8 cent. Dal 2011 all’agosto 2013 il prezzo del caffè sul mercato internazionale si è quasi dimezzato: è diminuito del 45% (Ico Composite-International coffee organization). Le variazioni dei prezzi vengono provocate dal cartello che hanno costruito i maggiori compratori, le multinazionali. Dei circa 130 milioni di sacchi di caffè che si producono annualmente nel mondo, il 25% circa viene assorbito dalla Kraft, il 25% dalla Nestlè, il 15% dalla Sara Lee e dalla Procter&Gamble. Libero mercato? Legge della domanda e dell’offerta? Adam Smith, il padre della scienza economica, si starà rivoltando nella tomba».
Conclude Orzan: «Con il 65% del mercato in mano, poche multinazionali hanno di fronte 25 milioni di produttori e alcune centinaia di lavoratori e familiari, di cui la maggioranza assoluta ha indispensabile bisogno di vendere: indispensabile per sopravvivere, indispensabile per non essere costretti ad emigrare»