TORINO – L’espresso ha 135 anni ed è un’invenzione torinese. Fu infatti all’ombra della Mole, nel lontano 1884, che A′ngelo Moriondo creò quella che possiamo considerare la progenitrice dell’odierna macchina espresso. Moriondo si occupava in modo particolare di liquori e cioccolato.
Era figlio d’arte, di arte dolciaria: il padre Giacomo aveva fondato insieme al fratello e al cugino la fabbrica di cioccolato “Moriondo & Gariglio”, fornitrice della Real Casa Savoia.
Ma era anche proprietario del Grand-Hotel Ligure in piazza Carlo Felice e dell’American Bar nella Galleria Nazionale di via Roma.
E proprio in questa veste che ebbe l’incentivo a ideare e realizzare una macchina per erogare il caffè in modo più rapido e soddisfare la fretta (già all’epoca presente) della clientela.
Grazie alla nuova e geniale macchina, dove l’acqua veniva fatta bollire e con un sistema di serpentine raggiungeva il contenitore con il caffè, si potevano fare ben 10 tazze di caffè ogni 2 minuti.
Circa 300 tazze in un’ora
Un caffè rapidissimo, tanto di meritarsi l’aggettivo “espresso”. Inoltre la bevanda era più concentrata e racchiudeva ancora di più aromi e i profumi.
Moriondo costruì così la prima macchina per il caffè espresso, grazie anche al contributo del meccanico Martina.
Raccontano gli annali che il primo brevetto della macchina fu depositato il 16 maggio del 1884. Poi, dopo alcune migliorie arrivò anche il brevetto internazionale. Moriondo non commercializzò la macchina, ma ne creò soltanto artigianalmente alcuni esemplari per poi utilizzarli nei suoi esercizi commerciali.
Fu il milanese Desiderio Pavoni nei primi anni del ‘900 ad acquistare i brevetti e ad iniziare la produzione in serie con la sua Ditta Pavoni, ottenendo un notevole successo.
Sarà poi Achille Gaggia a introdurre, negli anni quaranta, la macchina a leva fondata sull’utilizzo della pressione dell’acqua anziché del vapore.
Ma il primo anello evolutivo è proprio quello della macchina nata nell’ottocento dall’intuizione di Moriondo
Un’intuizione che rende il caffè espresso un orgoglio nazionale. E innanzitutto torinese.