MILANO – “In Italia il prossimo anno ci sarà molto probabilmente una contrazione dei consumi di caffè, con una forte aggressività sui prezzi e quindi sulla redditività delle aziende”. Lo ha detto l’amministratore delegato della Lavazza Antonio Baravalle (foto) rispondendo a domande sulle prospettive del gruppo e del mercato del caffè in Italia in margine ad un convegno dello Studio Ambrosetti.
Non è un caso che il gruppo piemontese, come anche altre società italiane, preferiscano l’estero. La Lavazza è pronta ad aumentare il peso del proprio fatturato al di fuori della Penisola fino al 70% mentre oggi raggiunge il 45% e il 55% dei ricavi arriva dal Belpaese. “Per centrare l’obiettivo del 70% – ha detto Baravalle – il nostro accordo negli stati Uniti con Green mountain coffee roaster è centrale”.
Ma cosa sta accadendo al mercato italiano del caffè che pure ha prezzi bassi, ai minimi da anni a questa parte? Se a luglio sembrava ci fossero stati segnali di risveglio, ma un mese e mezzo fa è stata certificata la crisi del settore. Non si può parlare d’altro con i segmenti moka, decaffeinato, cialde e grani tutti in calo. Ma non certo il comparto dei caffè speciali, sempre meno una nicchia di mercato, come ha dimostrato il giro d’affari del recente Host.
“Il 2013 – ha detto ancora Baravalle – si annunicia come un anno di consumi in calo in Italia, anche se come Lavazza ci difendiamo bene e cresciamo come quota di mercato. Tuttavia – ha aggiunto – dire che è un anno tranquillo, facile per chi vende beni di largo consumo non è di certo possibile. Per questo il gruppo Lavazza guarda sempre di più all’estero”.
E a stare ad alcuni dati non ci si può nemmeno consolare con il successo delle capsule: il settore del nostro paese è trainato proprio da queste ultime, ma bisogna anche ricordare che il grosso del mercato è rappresentato dal caffè macinato tradizionale.
In altre parole il mercato sta cambiando velocemente e radicalmente per quel che riguarda le modalità di consumo: le innovazioni e la ricerca di strategie alternative sono all’ordine del giorno, fondamentali per le aziende coinvolte, ma spesso anche capaci di spiazzare i consumatori, abituati a soluzioni diverse da quelle proposte negli ultimi tempi.
Nel 2013 non c’è spazio per il caffè come un rito, come testimoniato dal boom di marchi che puntano su macchinette e capsule. Il +10,2% di crescita è incoraggiante, ma questo segmento sembra spesso rivolgersi a consumatori più sofisticati e abbienti, che puntano al minimo sforzo per preparare la tazzina.
Tuttavia tra acquisto delle macchine, spese di spedizione e prezzo della materia prima il valore di questo caffè sfiora anche i settanta e più euro al chilo, quindi non certo alla portata di tutte le tasche.