MILANO – Tra le donne che muovono il mondo del caffè, ma soprattutto mandano avanti il processo di diffusione della cultura della bevanda, Marta Kokosar, General Manager dell’Accademia del Caffè Espresso La Marzocco.
Marta Kokosar che cos’è per lei il caffè? Un ricordo, un’abitudine, un tramite?
“Caffè per me è la pianta di Coffea Arabica, con le sue foglie verde brillante, i fiori bianchi profumati e le preziose ciliegie rosse.
Se penso alla parola caffè mi viene in mente questo e poi un lungo viaggio. Un percorso di trasformazione, tante mani che lavorano e contribuiscono a creare una bevanda preziosa.
Una tazzina di caffè espresso, all’apparenza così’ semplice, per me significa un insieme articolato e complesso. Mi viene in mente la bellissima canzone di Sergio Endrigo, e scritta da Gianni Rodari,“ci vuole un fiore”: “Le cose di ogni giorno raccontano segreti, a chi le sa guardare ed ascoltare”.
Il lavoro di Marta Kokosar
“Il mio mestiere è fatto di esplorazione e relazione, studio e produzione. Mi occupo da cinque anni dello sviluppo del progetto “Accademia del Caffè espresso”, è un progetto grande e bellissimo… Sono molto fortunata!
Ho potuto mettere in campo le mie competenze, di fotografa prima e responsabile marketing dopo. E di tanti anni passati nella comunicazione e produzione di eventi. La cosa più speciale però è che continuo ad imparare cose nuove, dato che il caffè apre a così tanti ambiti di conoscenza e approfondimento.”
Quando ha deciso che il caffè, la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale
Non ha molti dubbi Marta Kokosar: “Quando ho incontrato La Marzocco! Avevo lasciato il mio lavoro precedente, sono stata per 10 anni responsabile marketing della business Unit radio-tv del Gruppo Espresso. E avevo iniziato un percorso di consulenza.
La Marzocco mi ha chiesto di produrre l’evento Out of the Box del 2013. E’ stato amore a prima vista.
L’azienda e le persone che ne fanno parte mi hanno conquistata. Ho respirato e ritrovato lo stesso senso di appartenenza, di community che avevo lasciato nel music business. Succede quando la passione diventa un linguaggio condiviso che avvicina ed include.”
E’ stata solo una scelta lavorativa oppure di vita?
“E’ stata una scelta professionale bellissima ed una scelta anche molto personale. Avevo lasciato il mio lavoro precedente per dedicare più tempo alle mie figlie, che avevano 1 e 3 anni. La Marzocco mi ha dato l’opportunità di lavorare e costruire un progetto dall’inizio, concedendomi anche il tempo da dedicare alle mie figlie. E’ stato un grande atto di fiducia.”
C’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché?
“Per lungo tempo, Accademia è stata un progetto di pensiero, di ragionamento ed approfondimento. E’ stato a tratti molto difficile raccontarlo, spiegare cosa si stava facendo e condividere.
Ricordo un momento, circa un anno fa, nel quale mi sono sentita in un punto cruciale: il progetto doveva essere portato alla luce e condiviso con tutto il team e l’azienda. L’energia, che è decisamente la mia caratteristica principale, forse era diventata troppo protettiva. Lì, ho deciso che ci voleva un decisivo scatto d’inclusione.”
Che cosa direbbe alla Marta Kokosar del passato, in difficoltà?
“Non credo sia proprio giusto parlare di difficoltà, ma di momento che ha richiesto una riflessione, che deve andare sempre di pari passo con l’azione. Quindi direi: respira! E coinvolgi la tua squadra i colleghi e colleghe, prendi la prospettiva esterna e per un pò falla tua.”
E invece, alle giovani donne che vogliono essere protagoniste nel settore del caffè?
“Ci sono due elementi chiave, secondo me. Il primo è la consapevolezza: capire sempre dove sei e cosa sta succedendo; aprirsi all’innovazione, intercettare il cambiamento e provare a capirlo.
Non bisogna resistere al cambiamento, bisogna lottare contro l’istinto conservativo, che è fatto della paura del non sapere cosa succede dopo.
Il secondo è fare rete, costruire rapporti autentici, relazioni professionali che ci aiutano a migliorare. Abbiamo bisogno di contare su riscontri veri per poter crescere… fare rete non solo con le altre donne…anche se penso: soprattutto con loro! Non possiamo pensare di piacere a tutti, non dobbiamo avere paura della nostra personalità. Quando siamo autentiche, stiamo facendo bene per noi stesse e costruiamo.”
Descriverebbe la sua giornata tipo?
Continua Marta Kokosar: “Mi alzo alle 6.45, accendo la mia Linea Mini e poi sveglio le mie figlie. Preparo un espresso per me e i cioccocini per le bambine… Al momento le mie capacità di latte art danno vita a piccoli e strani organi vitali sul latte e cioccolato… ma prima o poi so che mi verrà anche un cuore!
Accompagno le bambine a scuola e poi inizia la mia giornata lavorativa, che è sempre diversa. C’è poca routine nel mio lavoro. Appuntamenti, incontri, riunioni, lettura, scrittura. Oppure la gestione del cantiere… Trovo sempre poi un momento per fare sport, che mi aiuta tanto, e da sempre, nel mantenere equilibrio e centratura.”
Marta Kokosar, lei pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?
“C’è sempre un pregiudizio latente. E ci sentiamo noi per prime di dover dimostrare qualche cosa in più. E’ un discorso molto importante e articolato, meriterebbe un momento tutto suo.
Come ha visto evolversi il settore del caffè nel suo ambito specifico professionale?
Racconta Marta Kokosar: “Vedo crescere istanze e iniziative che si muovono nell’ambito della trasparenza e della tracciabilità; ritengo che le più importanti innovazioni nel nostro settore arriveranno da questi ambiti specifici… lo spero.
Nello specifico professionale del marketing e della comunicazione riscontro la ricerca di un percorso di esperienza e di collegamento con le origini… in molti casi è un endorsement opportunista, per lavarsi la coscienza e perseguire nello status quo.
Ma c’è una consapevolezza diversa, più profonda, nell’Industria, sta crescendo e parte dalla base. Non basta più mettere un bollino per dirsi sostenibile.”
Come intende la giornata internazionale del caffè?
“Come tutte le ricorrenze, sono importanti se non sono una semplice data sul calendario e così’ ho festeggiato con una conversazione davanti ad una tazza di caffè.”
Qual è il tocco femminile di Marta Kokosar che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?
“La mia femminilità è fatta di energia e determinazione, è questo quello che porto nel mio lavoro. Credo che il pensiero della differenza passi ora dalle diverse scelte di identità personale.
Penso che le categorie binarie di genere cui siamo abituati non esistano più, è tutto più fluido. La cultura sociale sta cambiando molto e, come dicevo, il cambiamento va colto ed elaborato.”