MILANO – La stretta decisa dal governo, che ha annunciato multe per i commercianti che non utilizzano il Pos fa sin d’ora discutere. Secondo Confesercenti “l’obbligo del Pos costerebbe alle piccole imprese almeno 2 miliardi in più”. Stima realistica o esageratamente gonfiata? Quali sono i costi reali a carico degli esercenti. In sintesi: è davvero così caro avere in negozio o in ufficio un Pos? A queste domande risponde un’analisi a firma di Barbara Ardù che riprendiamo da Repubblica.
Dati non ce ne sono. Nemmeno Bancomat spa, la società che gestisce i Pos sa bene dire quanto costi installare un Post e mantenerlo, ma tanto caro non dev’essere se poi alla fine chi vende ai turisti di solito il Pos ce l’ha.
Aumenta così il giro d’affari. Nei centri delle città infatti è difficile trovare esercenti che non lo abbiano. E ormai anche nei mercati dell’abbigliamento, i banchi magari un po’ più chic, accettano pagamenti con Bancomat e carte di credito.
Tra l’altro ormai esistono mille soluzioni che abbassano e di molto i costi dell’installazione del Pos. Costi che se presi per singole voci possono sì diventare alti, ma che di solito sono “venduti” a pacchetto e contrattati singolarmente con gli esercenti. Anche qui c’è un “tasso Flat”, cioè le commissioni sono più basse per i grandi esercenti. E in alcuni casi nei pacchetti viene abbassato anche il costo delle commissioni che vengono incassate per ogni transazione dagli Istituti di credito, da Poste spa, o da società indipendenti per i pagamenti con le carte di plastica.
Terminale, canone, manutenzione del Pos: le spese
Oltre al terminale (la machinetta) che ha un costo a sé (dai 61 ai 77 euro) c’è infatti da pagare un canone annuo, il costo della manutenzione, e alcuni aggiungono anche (per gonfiare i risultati, quello della connessione a Internet). Ma sfido chiunque a dire che piccole imprese, professionisti e commercianti non abbiano già un collegamento a Internet (in tal caso sono indietro con la tecnologia).
Ebbene se questi costi vengono presi singolarmente si gonfiano
Il canone mensile di un bancomat cordless (quello che ti portano a tavola in un ristorante o alla macchina in un pompa di benzina) ha un costo medio che si aggira sui 13 euro per quello mobile ai 24 per un Pos fisso. Costo che secondo uno studio di Sostariffe.it è salito in media del 10,7% dal 2015.
Ma c’è da dire che anche i costi degli altri servizi bancari sono aumentati
Certo è che l’obbligatorietà ha reso un “favore” alle banche. E’ vero però che ormai esistono dei pacchetti che comprendono un po’ tutto. Pacchetti che mobil transation ha messo a confronto. Poste italiane offre un servizio tutto compreso a 79 euro, senza canone mensile, ma solo per i titolari di un conto BancoPosta.
Nexi, la vecchia società che gestiva Cartasì ha un canone di 10 euro mensili. Tant’è che il Pos Move and Pay di IntesaSanPaolo ha un canone pari a 15 euro (ma solo per chi è cliente) e commissioni flessibili. E’ a noleggio però, dunque poco conveniente per le piccole attività.
Ci sono poi alcune soluzioni indipendenti (SumUp, con commissioni flessibili e iZettle) che non sono legate cioè ad alcuna banca, che non prevedono canoni mensili.
Costa un Pos, ma non più di un vecchio abbonamento a una Paytv
E costano le commissioni (arrivano a sfiorare l’1,9%, ma possono salire se non si sta attenti anche a valori più elevati soprattutto su carte di credito). Ma c’è anche chi le diminuisce in relazione al traffico e agli importi pagati. Le commissioni, il punto dolente, su cui appunto il governo si attende un passo in avanti da parte delle banche. Perché avere il bancomat non vale se la domanda continua a essere: “Paga contanti o con carta”?
Barbara Ardù