MILANO – Il futuro di Evoca Group, le strategie di sviluppo nei diversi ambiti di attività e rispetto ai prestigiosi marchi in portafoglio: questi alcuni dei temi affrontati in questa intervista con Andrea Zocchi, amministratore delegato del colosso del vending di Valbrembo, realizzata in occasione di Host. In apertura, il punto sul collocamento di un nuovo bond da oltre mezzo miliardo: un’operazione coronata da grande successo.
Partiamo dal nuovo bond di Evoca Group:
“Nuovo bond perché abbiamo attualmente da tre anni un bond quotato in Irlanda, dove ha sede la nostra Holding Company, che fa parte del finanziamento con un tasso di interesse molto elevato del 7%, abbastanza oneroso. Ora le quotazioni del mercato si sono ridotte anche in questo settore, oltre che sui vari interessi bancari che volgono al negativo.
Quindi abbiamo lanciato questa nuova possibilità: un bond di 550 milioni, una dimensione abbastanza importante. Abbiamo finito il road show ieri sera, visitando piazza Londra, Parigi e Milano, in conference call con la Germania. Proprio mezz’ora fa, mi han riferito che l’order book, il libro dove registrano gli ordini, era di un miliardo e novecento milioni, quindi siamo al triplo della richiesta.
Questo dovrebbe aiutarci ad abbassare il tasso intorno al 4,25%. Un po’ più alto rispetto a quello di IVS, il nostro cliente principale che ha quotato le obbligazioni due settimane fa, ottenendo il 3%. Questo è stato possibile anche perché è un tipo di strumento diverso indirizzato anche al Retail e le persone fisiche. Noi invece solo verso investitori istituzionali e quindi possono comprarlo solo fondi pensioni, grandi organizzazioni finanziarie.”
Si parla di grandi movimenti intorno al vostro marchio e voi andate avanti per la vostra strada
“E’ vero: negli ultimi dodici mesi effettivamente se n’è parlato molto e a ragione. Ci sono state parecchie manifestazioni d’interesse spontanee per Evoca Group. Ci sono state delle chiacchierate più o meno approfondite, ma alla fine il nostro attuale azionista ha deciso che queste manifestazioni non fossero così interessanti, in quanto non riflettevano il reale valore che il nostro gruppo poteva esprimere al momento. Così abbiamo così deciso di dar vita a un ciclo di due/tre anni per concentrarci su progetti operativi di crescita.
Saremo quindi molto impegnati soprattutto su due aree: oltre che mantenere da una parte la leadership sui mercati europei, oggi vogliamo attaccare il Nord America. Dove siamo già leader nell’office coffee service con le macchine Cafection, Necta e Wittenborg, ma che altrettanto vogliamo diventarlo per il food service, quindi la parte legata all’Horeca che sino a oggi non abbiamo toccato.
Si tratta di un segmento enorme in America, con i numerosi coffee shop e i convenience store, le breakfast negli hotel e le catene di quick service restaurants. Sino a oggi non ci siamo entrati perché non avevamo a disposizione le macchine Horeca, ovvero le superautomatiche certificate specifiche per il mercato amercicano food service NSF. Ora ne abbiamo già 4, tre Saeco e una Gaggia, e quindi stiamo organizzando la nostra rete vendita di conseguenza.
Abbiamo già nominato il nuovo responsabile di Sales e Marketing e abbiamo assunto dei nuovi venditori per attaccare il nostro nuovo target di riferimento dal primo gennaio. E’ proprio questo segmento in cui siamo da una parte facilitati, in quanto abbiamo un paio di clienti molto importanti come Aramark e Canteen, player principali sia nel segmento degli uffici che del food service. Gestiscono molte mense e luoghi di ritrovo e ci aiuteranno in questo senso.”
Food service significa sia automatiche che tradizionali
“Anche per le tradizionali abbiamo iniziato a certificare alcune macchine, anche se non ancora le macchine nuove Gaggia Milano. Questo perchè sono procedure che richiedono almeno sei mesi di lavoro e che necessitano l’uso di componenti diversi e di caratteristiche diverse dagli standard europei; c’è poi necessità di effettuare nuovi sviluppi con i fornitori per farle approvare. Immaginiamo di avere delle soluzioni Gaggia Milano verso metà dell’anno prossimo. Al momento abbiamo delle macchine Quality Espresso certificate che stanno vendendo. Ma poi sarà Gaggia Milano il nostro brand di punta.”
Gaggia Milano: due anni da questo investimento, quali numeri ci può dare?
“Il marchio funziona tantissimo e lo vediamo quando raccontiamo la sua storia. Lo abbiamo visto anche in questo tour di piazza finanziaria a Londra, anche in Francia e tanto più in Italia dove le macchine sono molto apprezzate, sia quelle tradizionali che le superautomatiche. Per le tradizionali direi che il viaggio inizierà a fine anno. Perché oltre a LaReale lanciata qualche mese fa, è arrivata La Giusta e arriverà La Decisa con La Precisa per avere una range completa entro il prossimo trimestre dell’anno. Un fatto che è fondamentale per approcciare il mercato dei torrefattori, i quali non possono spostarsi su una marca senza avere a disposizione un’offerta completa.
Sulle tradizionali arriviamo un po’ dopo come numero di macchine. Rispetto ai nostri competitors italiani, di cui siamo follower, abbiamo ancora da fare.”
Il vending? Qual è il fatturato di Evoca?
“In questo segmento abbiamo più del 30% del nostro fatturato totale. Quindi vicino ai 180 milioni nel mondo. Noi vendiamo al di fuori dell’Europa, a livello globale.”
Le nuove sfide che Evoca Group deve cogliere nel settore vending per restare competitivo?
“E’ un settore in ebollizione, che però non cresce a double digit. Questo perché posiziona le macchine nei grandi uffici e nelle grandi fabbriche, nei public space come gli aeroporti e le stazioni e anche le metropolitane, per cui è un settore abbastanza penetrato: è difficile trovare oggi un ufficio in Europa, escluso forse l’Est Europe, senza vending machine. Quindi si vive più che altro di replacement cycle delle vecchie macchine e dunque l’innovazione conta tanto. Ed è proprio lì che ci stiamo concentrando.
Sui free standing stiamo introducendo la Maestro, la nostrs top di gamma Necta, con una suite elettronica veramente evoluta, veloce, flessibile che può esser connessa con telemetria sia con sistema push che con quello pull data. In più, offriamo un sistema cloud per fornire uno storico dei dati agli operatori per gestire il loro parco macchine. Inoltre, abbiamo creato un’app per permettere i pagamenti via mobile.
La nuova evoluzione va verso questa strada. Io mi aspetto che nel giro di 2/3 anni, questa tendenza di pagamento, che sta andando molto in tutta Europa, varierà in maniera significativa. Pensiamo in Cina, dove sono ancora agli inizi nel vending e i consumatori non sono espertissimi in termini di qualità del caffè erogato, ma che tuttavia non prescindono dal pagamento diverso da quello del coin meccanism, credit card reader o un bill validator. In Cina le macchinette sono pulite perché i consumatori pagano con la WeChat o Alipay.
Nel segmento table top, la proposition nuova è la City 300 della Ducale, che contiene il sistema sottovuoto presente nel modello precedente City 600 e che proprio in questi giorni ha ricevuto il premio dalla Eva, l’European Vending Association. Durante un meeting annuale è stata riconosciuta come la macchina dell’anno. Un riconoscimento importante, avvenuto insieme alla riconferma del nostro Paolo Ghidotti come Presidente per altri due anni.“
Il gruppo Evoca ha un portafoglio enorme: quali marchi stanno ottenendo i risultati migliori e su quale mercato?
“Posso dire che abbiamo brand storici come Necta e Wittenborg che sono solidi e continuano a esserlo. Saeco è molto conosciuto anche grazie all’esposizione sul segmento domestico. Gaggia Milano è sicuramente però il marchio più sentito e che sta raccogliendo più calore attorno alla sua storia. Quando le macchine con questo nome escono, riscontrano anche fuori dall’Italia molto interesse da importantissimi partner. L’anno scorso abbiamo organizzato l’evento di rilancio ancor prima che arrivassero le macchine, giunte dopo 6 mesi, e confermiamo la sfida oggi.”
Prossimi obiettivi per Gruppo Evoca?
“Ne dò uno molto lontano: non abbiamo in mente ulteriori acquisizioni perché siamo soddisfatti del lavoro degli ultimi due anni e mezzo. Siamo forti in tutte le nostre tecnologie. Con l’Evo Milk de La Radiosa abbiamo raggiunto i competitors tedeschi e svizzeri, i più avanzati sulla milk preparation.
Abbiamo degli obiettivi geografici chiari: il Nord America e la Cina. Nel Nord America siamo già soddisfatti dell’acquisizione di Cafection. In Cina vorremmo avere una piattaforma di produzione locale, senza partire da zero. Vorremmo trovare una partnership, come l’esempio di Cafection in Nord America, per poter beneficiare della crescita del mercato cinese, che è chiara ogni giorno. Esistono dei fenomeni come quello della Luckin Coffee che quotidianamente in tre anni ha superato il numero di postazioni di Starbucks che ne ha 3500. Ne aprono otto al giorno.
Questo fa capire la potenzialità del consumo di caffè in quella parte del mondo che sino a due anni e mezzo fa è rimasta marginale e ora sta cambiando.
Bisogna però essere presenti in loco, perché costruendo macchine in Italia con specifiche tecniche cinesi, spedirle e avere tasse di importazione, non è competitivo. Per esserlo e andare avanti sul mercato cinese, quindi, è necessario trovare un partner locale tra i 4 produttori che hanno iniziato. Non vogliamo produrre noi lì, né che i produttori vengano in Europa. Bisogna sviluppare in Cina. Essere lì.”