MILANO – Abbiamo atteso 69 minuti esatti perché iniziasse sulla trasmissione Report, in onda lunedì sera dalle 21.20 su Rai 3, la parte dedicata al caffè condotta da Bernardo Iovene.
Trasmissione ora è interamente disponibile su Raiplay cliccando QUI.
Nel corso del servizio, firmato da Bernardo Iovene, si è parlato delle capsule del caffè, ormai una realtà nelle nostre case.
Per quanto riguarda la sostenibilità è stato detto che, tra i vari sistemi, soltanto Nespresso è arrivata a un accordo con il Cial, Consorzio italiano alluminio, per riciclare tonnellate di capsule, tutte le altre vanno in discarica (o in inceneritori).
Poi il programma ha sottoposto dieci capsule, tra le più vendute, ad analisi sensoriale del trainer Andrej Godina e a nove esperti dell’Istituto Internazionale assaggiatori che assaggiano alla cieca, senza sapere l’origine e la marca del caffè che hanno in analisi.
Le valutazioni sono state impietose.
Il parere di Report
Secondo Report per le capsule Nespresso e Nespresso compatibili solo l’originale Nespresso testata, un Colombia, ha ottenuto uno squillante otto assieme alla compatibile illycaffè che il torrefattore triestino realizza in collaborazione con il colosso del caffè Jab attraverso la sua piattaforma Jde.
Voti bassi per Kimbo compatibile, 4 nel giudizio di Godina dopo l’assaggio. Peggiore il voto per Borbone Re espresso: 3. Altri voti di capsule Nespresso compatibili ricavati dalla trasmissione: Esselunga 4, Aneri 3, Borbone nero 3. Risultati inferiori per altre compatibili prodotte sempre da Borbone.
Report ha chiesto ai torrefattori coinvolti di avere un confronto diretto sull’assaggio con Godina, ha accettato soltanto una: Lavazza
Che aveva rimediato un 5 nell’analisi dell’assaggio della capsula sistema A Modo Mio Originale. Dopo il confronto, una calibrazione, tra Godina e l’assaggiatore Lavazza il voto è migliorato di un punto: 6.
Sempre per lo standard A Modo Mio sono state anche valutate le compatibili Borbone Blu (voto 3 per il sapore di terra) e la Borbone Rossa: 2 e mezzo.
Come si vede nel video le capsule sono poi state sottoposte all’esame degli esperti dell’Iiac, Istituto internazionale assaggiatori caffè. Che hanno in parte confermato i giudizi di Godina. Uno di questi esperti ha definito la prova delle con le capsule “un purgatorio”.
Capsule che sono poi state inoltre analizzate da tre laboratori diversi. Questo per la ricerca di metalli eventualmente rilasciati. E poi sono stati esaminati separatamente acqua e caffè macinato.
In campo Edy Bieker
Poi mette al servizio dell’inchiesta la sua grande esperienza, Edy Bieker: lo specialista triestino ha ribadito le differenze tra un caffè arabica e un robusta.
I risultati sono infine stati commentati dalle maggiori case coinvolte e da esperti dell’Istituto Ramazzini, dell’Università di Padova e dell’Arpa Roma-Lazio.
E poi, alla ricerca dei metalli
Per capire che cosa effettivamente sia contenuto nel caffè delle capsule Nespresso, Lavazza e una compostabile, utilizzando la stessa acqua imbottigliata e sigillata, Report è andato nei laboratori di Delsi, Just Eco ad Udine, laboratorio Giusto di Oderzo e, infine all’Arpa di Roma Lazio. Prima scoperta sull’acqua? Il contenuto di bario di 73 microgrammi/litro.
Molte acque lo contengono, in concentrazioni significative. Il bario è uno dei metalli che si accumula anche nell’organismo. Ora viene adoperato come veleno per i topi.
Perfetto: il bario dell’acqua è il primo metallo…
Ma poi ce ne sono degli altri: ferro, manganese, rame, zinco e alluminio. Il risultato dei tre laboratori in sostanza coincidono. Ci sono però delle sorprese: per la capsula compostabile presa in esame non ancora in commercio. Invece di esser priva di metalli come ci si aspettava, il bario è stato trovato per 230 microgrammi litro. Il valore più alto. L’alluminio è a 107 microgrammi litro, rispetto a 89 di Nespresso e il 70 di Lavazza. Gli altri metalli, rame e manganese, addirittura raddoppiati.
Seconda sorpresa: i metalli non vengono dalle capsule, né dalle macchine
E allora…da dove arriva? Report si confronta con più persone per cercare di comprenderne l’origine. La presenza dei metalli viene proprio dal caffè, lo confermano tutti i laboratori. A questo punto, sotto la lente di ingrandimento finisce pure la moka, sia in alluminio che in acciaio. Utilizzata ancora una volta un’acqua estratta senza la polvere di caffè.
Anche qui, brutte notizie: la moka ha rilasciato 346 microgrammi litro di alluminio. Ovvero, solo di un milligrammo-chilo al di sotto della soglia considerata dannosa, secondo una linea guida europea. Una norma, non una legge. Nella moka in acciaio invece, c’è solo il bario originario dell’acqua. Nessun’altra traccia di metalli. Ma quale acciaio? Solo l’Inox 18/10.
Un po’ di preoccupazione c’è
La coltivazione del caffè è sottoposto a uno stress particolare, con concimi e antiparassitari per aumentare la produzione. Un fenomeno che preoccupa gli specialisti dei laboratori.
All’Istituto Ramazzini di Bologna il primo sentimento è quello della meraviglia: non ci si aspettava di riscontrare dei livelli di questo tipo dalle analisi. Sono sostanze che hanno degli effetti. E la direttrice dell’area sulla ricerca sul cancro, fornisce una sorta di bollettino di guerra sulle malattie che possono esser incentivate dall’assunzione dei metalli riscontrati.
La lista è inquietante, oltre che lunga: la parola cancro (alla vescica, al polmone, della pelle, della tiroide) compare praticamente sempre. Ma anche il Parkinson fa la sua entrata, in relazione al manganese.
Gli esperti dei produttori non sono così preoccupati
La giustificazione generale, tra gli esperti delle aziende: da Lavazza, i minerali vengono presentati come elementi che contribuiscono alla crescita della pianta del caffè. Stessa linea tenuta da Nespresso: per esser valori pericolosi per l’organismo, si dovrebbero bere circa 2800 caffè del marchio al giorno.
Di nuovo sulla moka, insiste Bernardo Iovene
Ancora con il supporto dell’Arpa Lazio Roma, sono stati analizzati 12 campioni di caffè, dai più cari ai più economici. Comprendendo anche alcuni biologici. Ecco il quadro finale: certi caffè presentavano concentrazioni molto superiori rispetto alla media, di metalli.
Il confronto per esempio di un caffè della stessa marca, ha dato risultati sorprendenti: Lavazza Qualità Oro e il Lavazza iTierra! biologico sono stati messi a paragone tra loro. Il secondo, aveva delle concentrazioni minori di metalli (meno manganese, meno alluminio e zinco). Come mai? La risposta non è ben chiarita dagli esperti dell’azienda.
Fra le decine di caffè, anche illy
David Brussa, direttore della qualità illycaffè, prende i dati in mano e risponde: il caffè contiene per natura dei metalli al suo interno e poi ne assorbe altre da fonti esogene. Come ad esempio accade con il manganese, contenuto sia nei fertilizzanti sia nei pesticidi.
La stessa domanda ad Alce Nero, che produce caffè biologico e mostra gli stessi livelli di quello illy e anzi, presenta più alluminio del prodotto di illy. La differenza, secondo Alce Nero, la fa proprio il terreno. E aggiunge: rispetto alla certificazione biologica, la presenza di inquinanti chimici, non è per forza un parametro che ne inficia l’ottenimento.
E i caffè che costano meno?
Sotto inchiesta anche i prodotti Gimoka: il Tiago ha presentato una concentrazione di alluminio di 142,9 milligrammi chilo. Valori sino a 40 volte maggiori rispetto a illy (3,6) e Lavazza (7). Discorso simile per Gimoka Gran Gusto, a 96,8 milligrammi chilo. E così per il ferro: il caffè Tiago arriva a 191. Trovate anche tracce di nichel (1,6).
Insomma, alla fine dell’inchiesta, un po’ di inquietudine resta. Ma è anche vero che tutte le analisi hanno riscontrato valori sempre al di sotto della soglia deleteria per la salute, in tutte i marchi presi in esame.