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venerdì 22 Novembre 2024
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Chiara Bergonzi ha esibito in anteprima per Host l’esperienza del cappuccino di caffè specialty

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MILANO – Quando in una cucina di una scuola di squisitezze spicca una Slayer, nei paraggi di sicuro è pronta la mano di un esperto per utilizzarla al meglio. Nel caso della presentazione della Fiera, a destreggiarsi con disinvoltura di fronte a una macchina per espresso di alto livello, Chiara Bergonzi. Non poteva non essere che una professionista latte artist, trainer di campioni mondiali, a mettersi all’opera di fronte a un pubblico di giornalisti che, come molti consumatori oggi, sanno poco dell’universo del chicco. Del plotone dei presenti soltanto due hanno alzato la mano alla domanda posta da Bergonzi: “Chi sa che cosa è un caffè specialty?”

Dopo la cucina stellata di Andrea Berton, la pasticceria gourmet di Iginio Massari, la mixology nebulizzata di Federico Volpe, era il turno di una caffetteria speciale. In tutti i sensi, a partire proprio dalla materia prima: gli specialty coffee.

Chiara Bergonzi: a chiusura del pasto della presentazione di Host, il caffè

Una tazzina che però non fa storcere il naso come di solito accade anche nei ristoranti blasonati, in quanto preparata dalla trainer mondiale di Latte art Chiara Bergonzi. Tutti al sicuro quindi: si chiude il menù con una bevanda all’altezza delle stelle Michelin.

La latte art raccontata dalla professionista Chiara Bergonzi

Chiara Bergonzi ha saputo valorizzare il cappuccino in una ricetta che è frutto di precisione e di uno story telling chiaro, in grado di avvicinare gli spettatori a digiuno (ma solo di caffè), alla cultura dell’espresso.

La materia prima, la competenza del barista, il flussaggio, la pulizia: tutti elementi da curare

Non a caso, utilizzati dalla latte artist, il caffè specialty di 7gr. Bandito lo zucchero: ma già ci aveva pensato Iginio Massari che lo ha ridotto del 40% rispetto a 20 anni fa. Aperto un sacchetto di fronte ai giornalisti, i chicchi tostati, che trionfano sparsi sul piano di lavoro d’acciaio inox lucido.

Un double shot che ha colpito i giornalisti. La tecnologia della Slayer a servizio della qualità in tazzina. La mano di Chiara Bergonzi si muove veloce sulla crema del cappuccino, tra free pour e etching, facendo emergere delle decorazioni perfettamente simmetriche di fronte a un pubblico rapito.

La precisione del tratto riprodotto in tazza dalla trainer ha subito fatto nascere l’importante dilemma: perché una mano così tecnicamente allenata, non torna alla carica nelle competizioni di Latte Art? Ma la strada di Chiara Bergonzi, è lei che lo dice subito, ormai va dritta verso la diffusione della cultura della materia prima, attraverso la formazione dei professionisti di domani.

Una conclusione all’altezza dell’intera presentazione di Host, anche se il cappuccino per pranzo, abitudine assai poco italiana, proietta già in una dimensione più internazionale: la stessa che attende tutti i visitatori a HostMilano.

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