Per fare una buona infusione non basta un tè di qualità: sono indispensabili anche l’acqua con pH neutro e basso residuo fisso e temperatura sui 70°
Già durante la dinastia Tang (618-907 d.C.), il poeta Lu Yu e i suoi colleghi si cimentavano in vere e propriedegustazioni dell’acqua, durante le quali se ne stabiliva la provenienza e la temperatura più adatta. Sapevano che l’acqua è un prezioso ingrediente per far esprimere al meglio il tè e mai avrebbero utilizzato quella dei nostri rubinetti, che spesso contiene troppo cloro. Dunque è da preferire l’acqua filtrata, leggermente mineralizzata, oppure acqua in bottiglia con pH7, neutro, che possa esaltare il bouquet aromatico del tè. E pure il residuo fisso deve essere basso: infatti un’alta concentrazione di minerali interagisce chimicamente con i composti del tè, alterandone significativamente il gusto.
Scelta l’acqua giusta, il secondo passo è il controllo della temperatura. Nonostante la preparazione del tè all’inglese preveda l’ebollizione dell’acqua, è sconsigliabile l’infusione a 100 °C, soprattutto se si utilizza un tè bianco o un verde pregiato. L’acqua bollente brucia le tenere foglie e rende l’infuso particolarmente amaro e astringente; in più l’acqua ad alta temperatura contiene meno ossigeno discioltoe questo rende “insapore” l’infuso. L’ossigeno infatti favorisce il passaggio dei composti aromatici allo stato gassoso e dunque la percezione degli aromi a livello dell’olfatto. E ancora, un’acqua troppo calda uccide gli aminoacidi, presenti in grandi quantità nei tè verdi. Un tè ben riuscito è quello che presenta un equilibrio tratannini, aminoacidi e composti aromatici. Solo la scelta dell’acqua giusta e il controllo della sua temperatura (quella ottimale per l’infusione dei tè verdi è a 70 °C) permettono di gestire questa sottile alchimia… come ben sapevano i saggi cinesi.
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