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AMBIENTE – Il riciclo? È nella caffettiera moka

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Messi nel terreno, concimano le piante. Pressati, diventano piatti e barattoli biodegradabili. Ulteriormente trattati, danno inchiostro per stampanti: i mille usi dei fondi del caffè.

Caffeomanzia, l’arte di interpretare il futuro leggendo i fondi di caffè. Le donne delle tribù nomadi del deserto usano questo metodo per trovare soluzione a ogni problema.

Italiani che bevono il caffè: 41 milioni. In media, tre tazzine al giorno a testa.

Per fare un caffè servono sette grammi di polvere. Da ogni tazza si ottiene una quantità di fondo pari a 13 grammi. Il peso aumenta perché, durante la produzione della bevanda, i fondi assorbono acqua (circa il 50% del peso). La maggior parte della caffeina rimane nella polvere di caffè. In cento gr di fondi ci sono: caffeina (1 gr), carboidrati (12,6 gr), acidi cloro genici (2 gr), lipidi e cere (15,4 gr), polifenoli (9 gr).

Secondo un progetto sperimentale condotto dal Politecnico di Torino in collaborazione con Lavazza , usando lo stesso processo con cui si estrae la caffeina per il decaffeinato è possibile ottenere, dai fondi, lipidi e cere destinati alla filiera farmaceutica.

Con 470.270 Kg/anno di fondi di caffè si ottengono circa 19.500 Kg/anno di lipidi e cere.

Una volta estratti i lipidi, ci si ritrova con una pasta compatta, contenente carboidrati e caffeina, che può essere usata come substrato per la coltivazione di funghi. Le varietà coltivabili sono molte, ma, per la facilità di coltivazione e per le proprietà nutritive, si è scelto il Pleurotus Ostreatus, ricco di proteine (3,5%), di carboidrati (4,5%), di lipidi (0,3%) e di acqua (90%). Le proprietà nutrizionali dei funghi essiccati sono paragonabili a un piatto di spaghetti al ragù, a una bistecca di vitello o a un’orata con patate. Lo stesso substrato garantisce tre raccolti nell’arco di circa un mese (da Buone previsioni dai fondi di caffè). Oggi in Colombia almeno 10mila persone lavorano nella produzione di funghi da fondi di caffè.

Al mondo ci sono circa 25 milioni di piantagioni di caffè. Nel suo Blu economy, l’economista Gunter Pauli spiega che se ogni piantagione adottasse questa coltivazione ci sarebbero 50 mila posti di lavoro in più.

Alla produzione di funghi da fondi di caffè si lavora anche in Italia. A Potenza Daniele Gioia, tecnologo alimentare, e Annarita Marchionna, laureanda in Tecnologie alimentari, hanno condotto positivamente un esperimento pilota sul Pleurotus Ostreatus (volgarmente chiamato «pennette») e sul Pleurotus Eryngii (il «carboncello»). Le analisi chimico-sensoriali hanno dimostrato che il gusto e l’aroma dei funghi coltivati usando i fondi di caffè come substrato hanno addirittura caratteristiche migliori dei funghi che si comprano di solito. Gioia e Marchionna: «Andremmo a recuperare scarti che oggi finiscono in discarica come umido e che invece potranno diventare funghi, da un lato, e alla fine del processo ottimo compost, facendo realizzare un guadagno a tutta la collettività».

Dopo la coltivazione dei funghi rimane un substrato senza cellulosa, ma con lignina e minerali (PH 6-7), che può essere utilizzato per la produzione di vermicompost, un terriccio più fertile e adatto alla coltivazione.

I fondi di caffè della caffettiera moka sono un ottimo fertilizzante per piante perché rendono più acido il terreno(ideale per azalee, ortensie, rododendri, camelie, gardenie ecc.). È sufficiente metterli da parte e, una volta asciutti, distribuirli attorno le piante, facendo attenzione a non esagerare. Negli angoli di casa, nei pressi delle finestre o sul terrazzo aiutano anche a tenere lontano formiche, lumache o altri insetti indesiderati fungendo da anti-parassitario organico.

Secondo un’analisi svolta nel 2009 dall’Università di Reno, nel Nevada, i fondi di caffè potrebbero essere un’ottima fonte di biocarburante. Mano Misra, docente di Ingegneria dell’ateneo: «Una sera ho preparato il caffè, ma poi ho dimenticato di berlo. Il giorno dopo ho visto uno strato di olio galleggiare sul caffè». Contenendo tra l’11 e il 20% di peso in olio, sarebbepossibile ricavare tramite transesterificazioni rendimenti del 10-15%: da ogni quintale di fondi di caffè trattati, quindi, si possono ottenere fino a 15 kg di combustibile. Il processo è a basso consumo di energia, a costo quasi nullo di materie prime e a alto rendimento. I resti della lavorazione possono poi a loro volta trasformati in etanolo, concime o combustibile pellet.

Anche il dipartimento di Ingegneria chimica dell’università La Sapienza di Roma ha messo a punto un procedimento per lo sfruttamento dei residui di caffè. Con un solvente formato da acqua ed etanolo (alcol) si è riusciti a recuperare oltre il 95% dei polifenoli presenti nel caffè esausto. I polifenoli sono sostanze naturali usate nel settore cosmetico e dietetico-alimentare con proprietà antiossidanti superiori a quelle di numerosi prodotti sintetici. Sia l’acqua sia l’etanolo possono essere recuperati al termine dell’estrazione e riutilizzati: in questo modo il processo non genera alcun tipo di rifiuto. Inoltre, tenuto conto che il residuo che rimane dopo l’estrazione dei polifenoli ha un alto potere calorifico, superiore a quello del legno, potrebbe essere sfruttato sotto forma di pellets per alimentare stufe, caldaie o caminetti.

L’olandese Matthijs Vogels, con la sua Sprout Design, dai fondi di caffè ricava la linea di tazzine e piattini “Cup ‘a coffee”. Raccoglie grandi quantità di caffè che rimangono nella moka o nella macchinetta e, una volta pulite, le pressa in stampini. Il procedimento è naturale, non ha bisogno di additivi o aggiunte: tutti i prodotti della linea sono biodegradabili.

L’azienda londinese Re-worked produce tavoli e sedie con un nuovo materiale, il Curface (unione di Coffee e Surface). Una volta sterilizzati, i fondi di caffè, provenienti da uffici, caffetterie e fabbriche alimentari sono mescolati con plastica riciclata e compressi in lastre di colore scuro proprio come il caffè, di cui emanano anche l’aroma. Il prodotto finale risulta riciclato al 99%. Gli oggetti creati in questo modo, al tatto, risultano una via di mezzo tra la pelle e il legno, richiedono poca manutenzione e possono essere puliti con un detergente delicato e acqua calda.

RITI coffee printer è la stampante che non usa inchiostro ma fondi di caffè. L’ha inventata il coreano Jeo Hwan Ju. Come funziona: s’inserisce un foglio, si mettono i fondi di caffè (o tè) nell’apposito contenitore nella parte superiore della stampante, lo si sposta a mano da sinistra verso destra e si stampa. Oltre il riciclo, si risparmia energia, in media 63 kW l’ora. Jeon Hwan Ju: «É possibile sentire un leggero odore di caffè o di tè mentre si stampa».

Eva Longoria , come trattamento per migliorare la propria carnagione, usa caffè macinato unito a olio d’oliva e succo di limone. Halle Berry lo mescola invece al suo docciaschiuma per creare uno scrub anti-cellulite grazie alla caffeina.

Otto donne su dieci hanno la cellulite.

I fondi di caffè possono essere usati come cosmetici naturali. Come esfoliante, basta mettere da parte i fondi di caffè per quattro o cinque giorni, aggiungere qualche goccia d’acqua e del bagnoschiuma, applicare, massaggiare per qualche minuto e risciacquare. La caffeina è anche un’ottima sostanza anticellulite, spesso usata anche nelle creme che si trovano in profumeria o farmacia. Per un impacco fai-da-te aggiungete un po’ di acqua ai fondi, qualche goccia di olio di oliva o miele e spalmate su glutei, gambe, pancia e braccia. Ricoprite le parti trattate con la pellicola trasparente e lasciate agire per mezz’ora. Poi sciacquate prima con acqua tiepida, poi fredda. I fondi sono ottimi anche come maschera per donare lucentezza ai capelli scuri.

In cucina i fondi tornano utili come rimedi della nonna e sono un ottimo assorbi-odori.Strofinandone una manciata sulle mani o nelle pentole, tolgono l’odore di pesce, cipolle o aglio. Nel frigorifero, eliminano i cattivi odori. Lo stesso vale per il vano della pattumiera o per gli spazi in dispensa. Versati negli scarichi del lavello, del bagno, della doccia, li tengono puliti. Inumiditi e strofinati su credenze, tavoli e armadi, eliminano eventuali macchie zuccherine. Passati sui mobili, aiutano a eliminarne i graffi. Il caffè è anche un ottimo sgrassatore. Quando si hanno le mani unte, passate direttamente una piccola quantità di fondi di caffè e lavatele con acqua tiepida e una goccia di sapone. Con una minima quantità di detersivo puliscono anche le bottiglie d’olio. Infine, possono anche colorare di beige piccoli capi in tessuto: si massaggia con movimenti circolari il tessuto bagnato coi fondi, si asciuga con un asciugacapelli e poi si spazzola l’eccesso di polvere di caffè. Per fissare il colore, stirate a secco. Da soli o mescolati a colla si usano anche per dipingere.

«La scoperta del caffè fu, a suo modo, importante quanto l’invenzione del telescopio o del microscopio. Il caffè infatti ha inaspettatamente intensificato e modificato le capacità e la vivacità del cervello umano» (Heinrich Eduard Jacob).

 

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