AMBIENTE – Ogni mattina quando sorseggiamo la nostra tazzina di caffè contribuiamo alla deforestazione dell’Amazzonia. Il passaggio dalla coltivazione tradizionale del caffè, all’ombra degli alberi, a quella industriale al sole ha un impatto molto elevato sull’ambiente. Oggi per produrre un kg di caffè tostato sono infatti necessari 4 mc di acqua e 17 kg di materiali abiotici (sedimenti, rocce, minerali…). A rivelarlo è lo studio “Market trasformation” realizzato dal Wwf e dal Sustainable Europe Research Institute.
A fronte di più di 480mila tonnellate importate all’anno, il peso ambientale del caffè si traduce nell’emissione di circa 4 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari all’1,43% del totale delle emissioni riconducibili all’insieme delle importazioni italiane, e nel consumo di 700 mila tonnellate di materiali abiotici, 6,5 milioni di biomassa coltivata e 1.400 milioni di mc di acqua, il 3,4% del totale delle importazioni. La terra necessaria ogni anno per coltivare il caffè che arriva in Italia (1,6 milioni di ettari) è più della superficie della Calabria.
Tra le aree maggiormente sotto pressione per la coltivazione di caffè troviamo l’Amazzonia, il Choco Darien, i laghi africani del Rift, Sumatra, il Borneo e la Nuova Guinea. Zone in cui operano le maggiori imprese italiane che lavorano il caffè: Lavazza, Zanetti e Illy Caffè.
Fortunatamente per l’ambiente, il nostro Paese con 5,9 kg di caffè consumati all’anno a testa è solo al 15° posto nella classifica delle nazioni che ne bevono di più.
Le importazioni italiane di caffè (circa 470mila tonnellate nel solo 2008) gravano sull’ambiente con 1400 milioni di metri cubi acqua, circa 4 milioni di tonnellate di CO2-equivalenti, 1,6 milioni di ettari l’anno – ovvero più della superficie dell’intera Calabria – 700mila tonnellate di materiali biotici e 6,5 milioni di tonnellate di materiali abiotici. In generale, per produrre un chilo di caffè sono necessari 12-14 mq di terra arabile, mentre sono circa 10 milioni gli ettari di terra destinati globalmente alla coltivazione del caffè.
Le importazioni italiane di caffè in forma grezza, torreffata o decaffeinata sono cresciute del 130% dal 2000 a oggi e provengono soprattutto da Brasile (33%), Vietnam (16%) e India (10%). (Vedi mappa importazioni italiane). Nello stesso periodo invece le esportazioni sono aumentate del 195%.
La produzione mondiale invece ammonta a oltre 7,5 milioni di tonnellate ed è aumentata dell’8% dal 2004 al 2009.
Tra i principali danni ambientali e sociali ci sono: il taglio delle foreste pluviali, rischio d’estinzione per il rinoceronte di Sumatra, elefante indiano e tigre di Sumatra. Le aree più colpite sono: Amazzonia, Choco-Darien, laghi africani del Rift, Sumatra, Borneo e Nuova Guinea, Ghats Occidentali (India) e area del grande Mekong. In particolare nell’Isola di Sumatra l’area ricoperta da foreste è passata dal 60%, nel 1960, ad appena il 10% nel 2010.
Fonte: WWF www.wwf.it